Albintimilium

Il teatro di Albintimilium fu scoperto da Gerolamo Rossi nel 1877, in occasione di ricerche archeologiche ordinate dal Ministero della Pubblica Istruzione. E’ collocato a Ventimiglia vicino alla Via Julia Augusta, tra II e III secolo, nella parte occidentale della città ligure.

Emersero nell’Ottocento un parodos, cioè l’ingresso, e l’orchestra, ovvero la platea, ed un primo tratto della cavea, la gradinata. Gli scavi poi ripresero a cura della Regia Soprintendenza delle Antichità e, tra il 1914 ed il 1917, venne alla luce un teatro dalla capienza di circa duemila persone.

L’orchestra, come nei teatri romani e differentemente da quelli greci, è semicircolare e misura circa 21 metri di diametro. Costruita ad un livello più basso, presenta due ingressi e si accedeva nel teatro da quello ad ovest, versura parodos. Sopra i paradoi, i tribunalia, ovvero le tribune riservate agli spettatori di grado elevato. Costoro potevano usufruire di sedili mobili che si ponevano sul lastricato di pieta della Turbia, località sopra Monaco, girante nell’orchestra ai piedi della gradinata. Il resto dell’orchestra, invece, non era pavimentato.

Fu edificata dai liguri intemelii, stanziati nell’VIII-VII a.C. sull’argine destro del fiume Nervia. La tribù ligure, ricorda Livio, fu assoggettata a Roma dopo la sconfitta subita nel 181 a.C. ad opera di L. Emilio Paolo, ma della prima città romana si sa poco e nessuna iscrizione ci indica quando precisamente fu costruito il teatro. Nonostante ciò, tra le città romane della Liguria costiera, Albintimilium è quella che si è potuta conoscere meglio. Fu chiamata da Plinio il Vecchio “oppidum”, doveva quindi avere una cinta difensiva, ma ulteriori scavi hanno portato alla luce solo un’area sepolcrale, a ponente del teatro.

Tra il 180 ed il 150 a.C. fu creato l’impianto base del castrum con acciottolati e piattaforme; tra il 150 ed il 90 a.C. furono costruite le prime insuale che servirono da ossatura per la città repubblicana; la città poi si evolse con l’impiego della calce e di materiale locali nella tecnica dell’opus incertum per la costruzione delle mura.

Albintimilium fu coinvolta nella guerra tra Cesare e Pompeo e subì pure le conseguenze della guerra civile sorta alla morte di Nerone, ma apparte questi due episodi, la città ebbe sempre vita tranquilla e prospera. Sotto Cesare ed Augusto la città godette di particolare floridezza, anche grazie alla sua posizione centrale tra le province della Cisalpina e la Gallia Narborense, e fu ulteriormente favorita dall’apertura, nel 13 a.C., della Via Julia Augusta che metteva in comunicazione la pianura padana con la Gallia meridionale. Devastata nel 68 d.C. dalle truppe di Otone, che trucidò Julia Procilla, madre di Gneo Giulio Agricola, fu ricostruita da Vespasiano che la dotò anche di un vasto edificio termale scoperto nell’aprile del 1897: due absidi del tepiario, il vasto fumario, tubi di cotto e di piombo e due pavimenti a mosaico.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: G. Olcese, Le ceramiche comuni di Albintimilium; G. Mennella, Liguria reliqua trans et cis Appenninum

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