Amedeo di Savoia, “El Rey Democrata”

Dopo il trionfo del movimento rivoluzionario de “La Gloriosa” nel 1868, le dispute tra i partiti politici spagnoli e le pressioni internazionali determinarono un periodo di grande polemica fino al 1870, anno incui i progressisti riuscirono a far eleggere il proprio candidato, Amedeo d’Aosta, come Re di Spagna.

Sbarcato nel porto di Cartagena, proprio in coincidenza della morte del Generale Prim, ferito tre giorni prima in un attentato, Amedeo di Savoia si trovò subito in difficoltà.
Aveva sì il sostegno dei partiti della “Gloriosa”, l’appoggio totale dei sindacati e degli intellettuali democratici, tuttavia proprio le lotte interne di questi gruppi lo rendevano debole ed i borbonici sembravano pronti ad approfittare, solo l’ostilità del mondo politico e le divisioni tra Isabellini e Carlisti frenavano le loro ambizioni.

Amedeo era un re diverso da quelli del passato spagnolo, rappresentava una monarchia diversa. Era anzitutto un re eletto democraticamente dalle Cortes, forte di 191 voti contro i 60 dei repubblicani e i 27 ottenuti del rivale, il Duca di Montpensier, cognato di Isabella II.

La giovinezza e la semplicità, che gli si riconoscevano, lo rendevano indicato per consolidare i risultati della rivoluzione del 1868. I suoi sostenitori, anche a causa dello scontro che i Savoia in Italia avevano con la Chiesa e con i Borbone di Napoli, lo vedevano come un re guida del progressismo e della modernità, rappresentante di una monarchia, fondata e legittimata, non tanto sul patrimonio e sul sangue, ma sulla sua capacità di costruire una nuova identità spagnola lontano dalla corruzione, dalla superstizione e dall’immoralità che si attribuivano ai Borbone ed in particolare ad Isabella II.

Si accordava ad Amedeo anche estremo coraggio perchè, nel 1866, come comandante generale della brigata di granatieri di Lombardia, era stato ferito in battaglia. Tale immagine fu utilizzata spesso in Spagna, per evidenziare le sue capacità militari ed il suo coraggio, ancora enfatizzato dalle sue uscite da palazzo senza scorta per camminare per le strade di Madrid. Coraggio mostrò pure davanti all’aggressione che subì nel 1872 in Calle Arenal quando fu oggetto di un attentato. La serenità che tenne anche sua moglie stupì i giornalisti. Il giorno dopo il re apparve sul luogo dell’aggressione e nel pomeriggio la coppia reale sfilò per le strade di Madrid con la carrozza aperta.

Si mostrò vicino al popolo, viaggiò su tram, entrò nei negozi, partecipò a semplici funzioni religiose. Non si trattò d’una mera operazione d’immagine. Re Amedeo visse sempre molto modestamente, lontanissimo dallo sfrazo borbonico. Si preoccupò dei bisognosi, in particolare la regina consorte Maria Vittoria che si occupò dell’inaugurazione di asili, ospedali e scuole oltre che della distribuzione periodica di cibo tra i poveri della capitale.

La morte prematura del Generale Prim, il suo principale sostenitore, fu un duro colpo però per il monarca che non aveva il necessario sostegno politico per consolidare il suo regno. Juan Prim aveva presieduto il primo governo costituzionale, quello incaricato di affidare la Spagna ad una una nuova dinastia per impedire il ritorno dei Borbone. Prim voleva assolutamente instaurare una nuova dinastia capace di diventare il motore della rigenerazione nazionale, inquadrata in un sistema costituzionale. Amedeo di Savoia però sapeva ben poco della Spagna. Aveva visitato il paese da ventenne, nel 1865, ma null’altro legame serbava col paese. Quando raggiunse le coste spagnole, seppe subito della morte di Prim. A Madrid, dopo il giuramento presso il Palacio de las Cortes, andò alla Basilica di Nostra Signora di Atocha per pregare davanti al cadavere e far visita alla vedova del generale.

Quel giorno, il 2 gennaio 1871, si scontrò subito con l’indifferenza del popolo e l’ostilità della nobiltà che tenne porte e finestre chiuse al momento del passaggio del corteo reale. Anche in seguito l’avversione aristocratica si manifestò con gesti clamorosi, per esempio l’ostentazione di “mantillas” con simboli elisabettiani o carlisti, l’increscioso fatto dell’autunno del 1872, quando, ad un concerto presso il Parque del Retiro, nessuno si alzò all’ingresso della regina Maria Vittoria. Anche alla nascita del terzo figlio di Amedeo, solo la metà degli ospiti attesi si presentò.

La coalizione di governo che Juan Prim aveva tenuto unita, adesso strizzava l’occhio alla causa dei borbonici liberali, mentre i progressisti radicali di Ruiz Zorilla si schieravano per la repubblica. Amadeo I dichiarò la sua angoscia di fronte alle complicazioni della politica spagnola che peggiorò con lo scoppio della Terza Guerra Carlista e poi della Guerra di Cuba.

Un nuovo problema s’aprì poi quando Zorilla, Presidente del Governo, dichiarò di voler sciogliere il Corpo degli Artiglieri e l’esercito s’appellò ad Amedeo affinchè prendesse il pieno potere in modo autoritario.

Non volle sciogliere le Camere, né imporre la sua volontà sulla Costituzione, dunque l’11 febbraio 1873 comunicò al Parlamento la sua abdicazione indicando che aveva cercato la soluzione ai mali che affliggevano il Paese “sempre nel rispetto della legge, e non ci sono riuscito. Al di fuori della legge, non potrei, non è per quelli che hanno promesso di osservarla”. Nell’addio ai re, dei quattordici deputati e senatori eletti ad accompagnarli, ne furono presentati solo quattro. La regina, molto delicata in fatto di salute, fu condotta su una portantina sul treno. In questo clima, la marcia del re e della regina divenne l’epilogo del suo regno.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: S. Bertoldi, Aosta, gli altri Savoia; C. Bolaños Mejías, El reinado de Amadeo de Saboya y la monarquía constitucional; A. de Sagrera, Amadeo y María Victoria, reyes de España

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