Cesare Borgia, il mancato re di Napoli

Sul finire del Quattrocento, le manovre politiche italiane, ed europee tutte, passavano dalle trame della famiglia papale, quella dei Borgia, che, con i soliti giochi diplomatici, tentava di rimanere in vita e non soccombere alle pressioni dei sovrani.

Il disegno politico della corte papale era dettato da un’ambizione sconfinata. Cesare Borgia, figlio di Alessandro VI, avrebbe sposato Carlotta d’Aragona, figlia di re Federico di Napoli, e, in seguito alla morte del sovrano, si sarebbe cinto il capo della corona regale.

Cesare infatti, dopo la morte del fratello Juan, II Duca di Gandìa, rinunciò alla porpora cardinalizia per perseguire una carriera secolare, con un unico obiettivo: la creazione di un potente stato sotto i Borgia. Il progetto era, da un punto di vista ideale, semplice: unificare la Romagna, divenendone duca e principe, e conquistare la corona di Napoli per via maritale.

Libero dal cardinalato, il giovane Cesare partì per Lione alla volta della corte di Carlo VIII per tentare di conquistare la principessa Carlotta. Giunto, in tutta la sua magnificenza, a destinazione non riuscì però ad impressionare la giovane che negò con tutta sé stessa ogni proposta di matrimonio. Passarono i mesi e Carlo VIII morì prematuramente. Salì così sul trono di Francia, il cugino Luigi, Duca d’Orleans e marito di Giovanna di Valois. È a questo punto che il fato offrì a Cesare Borgia l’occasione per raggiungere l’obiettivo.

Carlo VIII era il marito di Anna di Bretagna e tale matrimonio garantiva l’unione della Bretagna alla Francia, morto Carlo dunque la regina vedova e la sua terra rischiavano di distaccarsi dal regno e gli inglesi erano pronti alla finestra. Luigi, divenuto intanto il XII con questo nome, era sposato con Giovanna. Cosa fare pertanto per evitare la perdita di una regione preziosa come la Bretagna? Ci voleva un divorzio. Luigi avrebbe rotto il matrimonio con Giovanna e sposato la regina vedova, e così la Bretagna avrebbe continuato ad essere territorio francese.

Chi però avrebbe potuto far sì che una tale operazione si fosse potuta compiere. Chi, soprattutto, avrebbe potuto garantirne la legalità? La risposta è scontata: Cesare Borgia, figlio del papa.

In cambio del divorzio, il Borgia avrebbe preteso – e certamente ottenuto – la mano di Carlotta.

Cesare e Alessandro VI si misero all’opera ed il divorzio arrivò. Luigi XII poteva dunque, con la benedizione divina e papale, sposare Anna di Bretagna, ma da vecchio volpone, avendo anch’egli un’ambizione smisurata e mire di espansione in Italia, con un colpo di coda negò al Borgia la possibilità di sposare l’agognata Carlotta d’Aragona.

Luigi sapeva benissimo che Cesare sul trono di Napoli sarebbe stato un nemico temibile ed i sovrani europei non potevano certo correre il rischio di un’Italia unita con un re forte.

Incassato il colpo del diniego della mano della principessa Carlotta, Cesare Borgia non si perse d’animo ed orientò la sua ambizione verso nuove terre: pretese un esercito dal re di Francia per sottomettere i governatori delle province pontificie dissidenti che avevano rifiutato di pagare i denari Sancti Petri. Anche in quell’occasione Luigi tergiversò, sarebbe stato meglio allontanare le mire di Cesare Borgia dall’Italia. Per placare dunque la smania del Borgia gli offrì in moglie Charlotte d’Albret, sorella del re di Navarra. Il novello Duca di Valentinois fu così pronto per avventarsi, come un rapace, sulle nuove prede, ma questa è un’altra storia…

 

Autore articolo: Davide Alessandra

Bibliografia: A. Dumas, I Borgia, (a cura di Giovanna Arese), Palermo, 2007

 

 

Davide Alessandra, laureando in giurisprudenza e studente di archivistica, paleografia e diplomatica presso la scuola dell’Archivio di Stato di Palermo.

 

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