Chi catturò Francesco I?

Il 24 febbraio 1525, in Italia, nel contesto delle guerre per il controllo della Penisola, si svolse a Battaglia di Pavia. A fronteggiarsi c’erano le truppe di Carlo V e quelle di Francesco I di Francia che finì catturato. Fu questo lo scontro che definì le sorti dell’Italia in età moderna stabilendo la supremazia spagnola, ma in questa sede noi ci poniamo una domanda precisa: chi catturò Francesco I?

È un vero rompicapo cui gli storici non sono riusciti a porre risposte certe. Il documento più interessante giunto sino a noi è sicuramente una lettera di privilegio inviata da Carlo V a Diego De Avila. Con essa l’Imperatore donava 50.000 annui al cavaliere che aveva buttato giù da cavallo e fatto prigioniero il re di Francia.

Il documento, datato 6 giugno 1526, premiava uno sconosciuto uomo d’armi che era al seguito di Carlos de Lanoy, nobile borgognone e viceré di Napoli. Anche Lanoy, per i fatti di Pavia, era stato premiato col titolo di Principe di Sulmona, ma l’incredibile pensione di Diego de Avila superava di certo ogni altra gratificazione.

In realtà la cattura di Francesco I era stata rivendicata anche da altri soldati. Per esempio il basco Juan de Urbieta, il galiziano Alonso Pita da Veiga, il catalano Juan de Aldana, l’italiano Cesare Hercolani. Dal canto suo Francesco I non chiarì mai chi l’aveva disarcionato e fatto prigioniero, sebbene altre fonti parlino di un documento in cui attribuì il fatto a Urbieta e Pita da Veiga.

Il cronista Juan Francisco Andrés de Uztarroz attribuisce invece a Juan de Aldana la cattura del re nemico e menziona anche come ricompensa per lui uno scudo concesso da Carlo V.

Dell’Hercolani invece sappiamo solo che fu il primo soldato a ferire il cavallo di Francesco I e come ricompensa fu nominato Barone di Camarda e di Aragni ed inserito novero dei cinquanta nobili più in vista del Regno di Napoli. A parlarne è Giovanni Tarcagnota: “Ma più degli altri vi pretendeva ragione Cesare Ercolani nobile Forlivese, che fu il primo che gli ferì il cavallo”.

La cattura di re Francesco fu decisiva per le sorti della battaglia ed era chiaro che l’onore di aver fatto prigioniero il re era tale da suscitare invidie e quindi false attribuzioni di meriti e responsabilità.

Il mistero è fitto anche perché è ragionevole pensare che i soldati di Carlo V non sapevano dal principio chi avevano appena catturato. Presumevano, forse, vista l’armatura, che si trattasse di un importante aristocratico, ma quando il prigioniero risulto essere addirittura Francesco I, furono sicuramente i primi ad essere sorpresi del fatto.

La verità, secondo il racconto di Juan de Oznaya nonché secondo quello di Paolo Giovio, fu che i tre spagnoli assistettero all’impatto della lancia di Alfonso d’Avalos, Marchese di Vasto, e cugino del Marchese di Pescara, Fernando Francesco d’Avalos, che guidava la cavalleria. La collisione fece cadere Francesco I, poi Urbieta piazzò la sua lama sul collo del monarca ma dovette lasciarlo per abbandonare l’alfiere della sua compagnia cui i francesi stavano tentando di sottrarre la bandiera. Finalmente intervenne Diego de Avila, al quale il monarca consegnò la sua spada e un guanto. Tutti costoro – come si è visto – furono debitamente compensati da Carlo V.

Alcuni autori francesi vicini agli eventi hanno celebrato il coraggio di Francesco I che osò partecipare alla battaglia, ma non pochi erano coloro che criticavano questa scelta: il re di Francia fu fatto prigioniero ma poteva pure finire ammazzato. Il maresciallo Florange, che comandava i mercenari svizzeri, rimproverò Francesco I nelle sue memorie per la condotta tenuta a Pavia dove, a suo dire, si comportò “non come un re ma come un semplice capitano”. Ad ogni modo Francesco I fu fatto prigioniero, portato a Madrid e rinchiuso nella Torre de los Lujanes fino a quando non firmò il Trattato di Madrid col quale rinunciava al Ducato di Milano, al Regno di Napoli, alle Fiandre ed alla Borgogna.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

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