Come il Portogallo tornò indipendente

La Guerra di Restaurazione Portoghese fu il conflitto che ridiede l’indipendenza al Portogallo, dopo sessant’anni di unione con la Spagna. Guardiamola più da vicino.

L’1 dicembre del 1640 a Lisbona, i sostenitori dei Braganza presero d’assalto il Palazzo Reale, imprigionarono la Duchessa di Mantova, Margherita di Savoia, cugina di Filippo IV, che governava il Paese in suo nome, ed uccisero Miguel de Vasconcelos, Segretario di Stato e confidente del Conte Duca di Olivares. La rivolta guidata da João Pinto Ribeiro, trionfò ed ottenne l’indipendenza del paese col Duca di Braganza incoronato re col nome di Giovanni IV.

Nel 1580, in seguito alla morte, senza discendenti, di re Sebastiano del Portogallo nella Battaglia di Alcazarquivir, la cosiddetta “Unione Dinastica” aveva unito le corone di Spagna e Portogallo. Tutte le possibili soluzioni successorie (Antonio, Priore di Crato) erano stati superate con l’intervento militare di Filippo II.

Sobillate dalla Francia, le istanze separatiste portoghesi si accumularono rabbiosamente e crebbero fino alla ribellione, saggiamente intrapresa proprio quando l’attenzione spagnola era interamente assorbita dalla rivolta in Catalogna e dalla Guerra dei Trent’Anni.

Le ragioni apparenti di questa ribellione furono nel malcontento per la politica centralista di Filippo IV, nell’aumento degli oneri fiscali imposti dal Conte Duca di Olivares e nell’obbligo di contribuire con truppe alle continue e lunghe guerre della Spagna. In effetti, durante i sessant’anni di unione delle corone, i castigliani si affermarono nelle istituzioni portoghesi e, di fatto, le svuotarono di potere, accondiscendendo alle richiese di Madrid totalmente. Non va taciuto anche che, nel Seicento, il vecchio impero portoghese, subì una forte erosione territoriale a tutto vantaggio di olandesi ed inglesi, senza che gli spagnoli riuscissero a recupere quanto perso.

Giovanni IV, quindi, si proclamò re di un Portogallo indipendente, ponendo fine all’unione delle corone della penisola iberica.

La notizia della rivolta colse di sorpresa Madrid che non riuscì a prendere rapide misure efficaci perchè coinvolta in altre vicende belliche ed anche a causa della grave mancanza di risorse economiche. In linea di massima il disinteresse della nobiltà dell’Extremadura a finanziare subito un’altra campagna militare, assieme alla priorità data da Filippo IV al recupero della Catalogna, causò il rinvio dell’intervento militare su Lisbona. C’è da dire che la vittoria portoghese fu dovuta in gran parte alla rivolta catalana perchè il grosso delle truppe veterane era lì o impegnato nelle Fiandre, ma, dal 1659, anno della firma del Trattato dei Pireni tra Francia e Spagna, gli impegni militari di Madrid diminuirono (mentre il Portogallo fu coinvolto nella guerra con l’Olanda).

Nei successivi ventotto anni, più volte, si verificarono tentativi di invasione degli eserciti di Filippo IV: la Battaglia di Montijo del 26 maggio del 1644, la Battaglia de las Líneas de Elvas del 14 gennaio del 1659, la Battaglia di Ameixial dell’8 giugno del 1663, la Battaglia di Castelo Rodrigo del 7 luglio del 1664 e la Battaglia di Villaviciosa o Montes Claros del 17 giugno 1665.

Dopo l’unificazione peninsulare del 1580, il confine spagnolo-portoghese aveva assunto una posizione di retroguardia nelle dinamiche guerresche della monarchia ispanica. Gli scambi economici, sociali e culturali aumentarono e c’era stato un abbandono dell’opera di fortificazione delle piazze del confine. Il conflitto bellico, dunque, sorprese queste località, le trovò con difese obsolete, cadute o trascurate e mentre gli spagnoli tardarono ad intervenire, i portoghesi si lanciarono in rapide incursioni spesso culminanti in incendi e saccheggi.

Partiamo dalla Battaglia di Montijo, combattuta il 26 maggio 1644 nelle vicinanze della città di Badajoz, quando un esercito portoghese di oltre 6.000 fanti e 1.000 cavalli, guidati da Matías de Alburquerque, impegnato in saccheggi, fu sorpreso dagli spagnoli comandati da Carlo Andrea Caracciolo, Marchese di Torrecuso, aristocratico napoletano, veterano di tante battaglie. I portoghesi furono costretti a ritirarsi lasciando un gran numero di vittime.

La Battaglia de las Líneas de Elvas fu il risultato del contrattacco spagnolo dopo l’assedio della vicina città di Badajoz tentato dall’esercito portoghese, guidato da Joanne Mendes de Vasconcelos, governatore dell’Alentejo. Badajoz era difesa da Francesco Tuttavilla y del Tufo, Duca di San Germano, aristocratico napoletano. Il suo obbiettivo era tenere la piazza fino all’arrivo di soccorsi. Vi riuscì, resistette per quattro mesi, durante i quali i portoghesi persero un terzo dei loro uomini a causa di combattimenti, peste e diserzioni. L’epilogo fu dettato dall’arrivo degli spagnoli di Luis de Haro che poi, con quattordici mila fanti, cinquemila cavalieri, artiglierie e forniture, mosse all’assedio di Elvas. L’intervento portoghese fu affidato ad António Luís de Meneses, Conte di Cantanhede, con ottomila fanti, duemilanovecento cavalieri e sette cannoni. Il Conte di Cantanhede attaccò le postazioni spagnole e le sue truppe riuscirono a rompere le linee nemiche mettondole in fuga.
Le perdite subite dagli spagnoli in questa battaglia furono enormi: dei 17.500 uomini che parteciparono alla battaglia, solo 5.000 soldati di fanteria e 1.300 cavalieri furono in grado di rifugiarsi a Badajoz, mentre tutta l’artiglieria, assieme a 5000 soldati e 15.000 armi da fuoco, fu catturata dai portoghesi.

La Battaglia di Ameixial fu quella in cui si palesò il peso straniero sulle vicende portoghesi. Essa ebbe luogo l’8 giugno 1663 vicino al villaggio di Santa Vitória do Ameixial. Gli spagnoli avevano invaso il Sud del Portogallo col celebre Don Giovanni d’Austria, figlio naturale di Filippo IV, già protagonista del recupero di Napoli, dopo la Rivoluzione di Masaniello, nonchè di quello di Barcellona, centro della Guerra dels Segadors. Con lui c’erano circa 26.000 uomini, per lo più castigliani e italiani. Occuparono Evora, appena 135 chilometri ad ovest di Lisbona, mettendo seriamente a rischio l’indipendenza del Portogallo.
I portoghesi però riuscirono a riunire un esercito di 20.000 uomini ed a costringere Giovanni d’Austria, a corto di munizioni, ad indietreggiare, lasciando solo una piccola guarnigione ad Evora. L’esercito portoghese ricevette pure i rinforzi dagli inglesi sotto il comando del maresciallo francese Frederick Schomberg, Duca di Schomberg. Riuscirono così ad avere la meglio infliggendo enormi perdite agli spagnoli e obbligando poi la guarnigione spagnola di Evora alla capitolazione.

La Battaglia di Castelo Rodrigo fu la rappresaglia per il tentativo di saccheggio, attuato dai portoghesi, a danno della città spagnola di Sobradillo. L’esercito del Duca di Osuna, Gaspar Téllez-Girón y Sandoval, futuro Governatore di Milano, entrò nel territorio portoghese attraverso il confine di Salamanca e pose l’assedio a Castelo Rodrigo, forte di 4.000 fanti e 700 cavalieri. Gli assediati furono soccorsi dal Governatore di Beira, Pedro Jacques de Magalhães, che respinse l’assalto spagnolo e si lanciò poi nel loro inseguimento seminando circa 3330 morti. L’esercito spagnolo fu totalmente distrutto.

La Battaglia di Villaviciosa fu l’esito di un ennesimo tentativo di invasione del Portogallo, ancora attraverso i confini del Sud, dall’Altojo. Gli spagnoli, guidati da Luis de Benavides Carrillo, Marchese di Caracena, già Governatore di Milano, avevano occupato Borba e puntavano ora all’assedio di Villaviciosa, considerandola un punto essenziale di comunicazione tra Borba, Alandroal e Terena e un luogo simbolo perchè sede di uno dei preziosi palazzi della famiglia Braganza. Tuttavia essendo venuti a conoscenza dell’apprestarsi del nemico (ancora forte della presenza britannica guidata dal Conte di Schomberg), gli andarono incontro. I portoghesi, guidati dal Marchese di Marialva, António Luís de Meneses, ingaggiarono una battaglia che durò sette ore. Caricando massicciamente, la cavalleria spagnola aprì lacune nella fanteria portoghese, ma fu accolta con una pioggia di schegge sparate dall’artiglieria. Una seconda carica spagnola fece recuperare terreno, ma le perdite subite furono tali che dovettero arrestarsi. Una terza carica, infine, non ebbe l’impatto delle altre e lo stesso Marchese di Caracena, riconoscendo che la battaglia era persa, fuggì a Juromenha.
Gli spagnoli, con l’artiglieria decimata, contarono numerose perdite, circa 4000 morti e 6000 prigionieri a fronte di appena 700 caduti per il nemico. L’uomo simbolo della battaglia fu António Luís de Meneses, vero eroe portoghese, che aveva preso parte a tutte le fasi della guerra, dalla cattura della Duchessa di Mantova alla Battaglia de las Líneas de Elvas, e fu poi presente alla firma del trattato di Lisbona del 13 febbraio 1668 con cui finalmente la Spagna riconosceva l’indipendenza del Portogallo.

L’aspetto paradossale della storia è che l’incoronazione di Giovanni IV di Braganza fu fortemente voluta da sua moglie Luisa de Guzmán, figlia del Duca di Medina Sidonia, che per parte sia materna che paterna, poteva vantare la discendenza dai primi re del Portogallo: il loro matrimonio era stato combinato dal Conte Duca di Olivares proprio per soddisfare la nobiltà portoghese e frenarne i sussulti separatisti.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia:

J. H. Saraiva, Storia del Portogallo
J. M, Anderson, The history of Portugal
F. Dores Costa, A Guerra da Restauração. 1641-1668

 

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