I fantasmi del Castello di Lagopesole

E’ splendida la vista sulla rigogliosa valle di Vitalba di cui si gode dal Castello di Lagopesole.

Ciò rende evidente l’importanza di questo edificio normanno-svevo per il controllo del territorio alle pendici del Monte Vulture, parte del comune di Avigliano, in provincia di Potenza. Sorge su collinetta alla quota di ottocentoventi metri sul livello del mare, lungo l’antico tracciato della Via Herculea che tagliava trasversalmente la regione collegando Venusia al litorale ionico, passando per Grumentum.

Il complesso ha pianta rettagnolare e si sviluppa su due cortili separati da una cortina muraria interna. Sette le torri quadrate di cui quattrro angolari, una mediana e due binate poste in corrispondenza dell’entrata principale. Un massiccio mastio tipicamente normanno, il cosiddetto donjon, domina all’interno il cortile minore ed una suggestiva commistione di elementi locali, germanici e cistercensi concorrono a dare slancio e personalità alla struttura.

Nell’Ottocento il Castello di Lagopesole fu rifugio dei briganti capeggiati da Carmine Crocco, che lo occupò con la sua banda, ma è nel medioevo che esso conobbe il suo splendore.

Qui, infatti, Federico II istituì il Parco delle Uccellagioni in uno scenarioflorido e ricco di acqua e selvaggina adattissimo alla falconeria. Tuttavia Federico II non portò a termine i lavori che continuarono sotto Manfredi e poi con Carlo d’Angiò.

La storia del Castello di Lagopesole è poi segnata da misteriose apparizioni.

La leggenda vuole che il fantasma di Manfredi, in sella ad un cavallo bianco, vaghi tra queste terre ancora in cerca della sua famiglia distrutta dagli angioini. Altri narrano d’aver udito il pianto d’una donna, alcuni addirittura affermano d’averla vista. Forse si tratta proprio di Elena degli Angeli, figlia del despota d’Epiro Michele II e moglie di re Manfredi.

Elena, appena saputo della morte del marito, organizzò il suo imbarco da Trani per l’Epiro con i figli Beatrice, di sei anni, Federico, di cinque, Enrico, di quattro, ed Enzo, di uno. Fu però tradita dai suoi servi e più tardi incontrò, proprio a Lagopesole, Carlo d’Angiò che pensava di sfruttarla per ottenere la titolarità di Corfù e delle altre terre d’Oriente che Elena aveva portato in dote a Manfredi. Fu quindi condotta in prigionia a Nocera Inferiore dove morì d’inedia, nel marzo del 1271, senza raggiungere neppure i trenta anni.

Lo spirito della donna non avrebbe però abbandonato il Castello di Lagopesole dove aveva trascorso gli anni migliori della sua vita insieme alla famiglia. L’aspetto romantico di questa leggenda, che pare si origini in pieno Romanticismo, è che nessuno dei due riesce a scorgere l’altro

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

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