I primi trent’anni del Regno di Grecia

Il primo duro colpo che segnò la decadenza e lo sfaldamento dell’Impero Ottomano fu probabilmente l’indipendenza della Grecia. Lì il dispotismo turco aveva suscitato una prima rivolta nel 1820, guidata da Alessandro Ypsilanti, che costò al popolo greco sacrifici enormi. Le vittorie di Valtezi, il 24 maggio 1821, e Tripolitza, l’8 ottobre successivo, spinsero Istanbul ad inviare contro Nauplia ed Atene le truppe egiziane di Ibrahim Pascià. I greci, riuniti a Spidauro il 15 gennaio del 1822, chiesero soccorso alle potenze europee ma la risposta fu fredda e tardiva. Il Congresso di Verona vide la Russia e l’Inghilterra scontrarsi con l’Austria in loro nome. Nel frattempo l’assassinio del patriarca di Costantinopoli innescava la rivoluzione.

Nella notte tra il 18 ed il 19 giugno, l’ammiraglio Konstantinos Kanaris dava alle fiamme la flotta turca nello stretto di Chio, mentre il nemico per vendetta trucidava gli inermi abitanti dell’isola. Ancora in mare, l’ammiraglio Andreas Miaulis catturò ed affondò le navi nemiche mentre sulla terraferma Notis Botzaris e Constantino Colocotronis guidavano i greci nel tentativo di frenare l’avanzata dell’esercito turco-egiziano. L’Europa ne fu commossa e da ogni parte accorsero volontari per combattere con gli insorti, tra tutti ricordiamo il conte Santorre di Santarosa che morì nella battaglia di Sfacteria nel 1825. Gli eccidi compiuti dagli ottomani scossero l’opinione pubblica europea. Le potenze europee allora intervennero per far cessare la carneficina e, unite, sconfissero la flotta ottomana a Navarrino il 20 ottobre del 1827. La Grecia, finalmente libera, si dette una propria assemblea ed elesse un suo governo. L’anno dopo un corpo di spedizione francese, comandato dal maresciallo Maison, liberò definitivamente la Morea dai turchi. Il trattato di Adrianopoli del 1829 assicurò l’indipendenza al paese, sotto il protettorato di Francia, Gran Bretagna e Russia, poi trasformata in indipendenza con il protocollo di Londra nel 1830.

Già molti greci sudditi dell’Impero ottomano si spostarono a vivere nel nuovo regno. La capitale da Astros fu portata ad Egine poi a Nauplia, il governatore provvisorio, il conte Ioannis Kapodistrias, continuò però a chiedere un re. Si pensò a Girolamo Bonaparte, ex re di Westfalia, e ad Eugenio di Beauharnais, ex vicerè d’Italia, poi al duca di Nemours, ma le potenze convennero sul duca Leopoldo di Sassonia-Coburgo il quale accettò a patto che al regno fosse congiunta l’isola di Creta. Ciò non avvenne ed il duca rifiutò la corona. Nel frattempo Kapodistrias venne in odio alle popolazioni di Maina e finì assassinato sui gradini della Chiesa di Santo Spiridione a Naupilia. L’instabilità greca preoccupò le potenze europee e fece affrettare le loro decisioni: la Convenzione di Londra del 7 maggio 1832, consegnò la corona di Grecia ad Ottone di Wittelsbach, secondo figlio di re Luigi I di Baviera.

Il nuovo re era giovanissimo e le potenze gli affiancarono un consiglio di reggenza presieduto dal conte Josef Ludwig von Armansperge, gli garantirono un prestito di 120.000.000 franchi per avviare la rigenerazione del paese, però gli negarono il porto di Salonicco e Creta.

Ottone giunse a Nauplia su di un vascello inglese, il 6 febbraio del 1833, acclamato dai greci. Appena divenne maggiorenne prese le redini del potere, nominò Armansperge presidente del consiglio ed arcicancelliere del regno e spostò la capitale ad Atene. Il conte però era malvisto e la Messenia insorse contro di lui costringendo il re a licenziarlo ed a sostituirlo con Ignaz von Rundhart, un altro bavarese. Ottone intanto prese in moglie Amelia di Oldenburgo e la sposò il 22 novembre del 1836. I problemi greci però erano parecchi, il commercio languiva, la povertà era diffusa. Il re pensava che per risollevare le sorti della Grecia era indispensabile ingrandire lo stato, magari farsi proclamare imperatore, ora che era morto il sultano Mamhud, ma mentre nutriva sogni bizzarri, Atene chiedendo la costituzione e l’allontanamento dei bavaresi ai vertici dell’amministrazione. Gli insorti guidati da Andrea Metaxas si portarono davanti al Palazzo Reale ed il generale Kalergi ordinò la loro dispersione ma la cavalleria si rifiutò di eseguire le disposizioni ricevute. Il re dovette promettere la costituzione e formò un nuovo governo con Metaxas come presidente. La costituzione fu effettivamente proclamata il 2 marzo 1844, le Camere si aprirono il 20 novembre di quell’anno e tutti i bavaresi vennero esonerati dei loro incarichi. Tuttavia restavano i problemi finanziari, a ciò si aggiunse la sollevazione delle isole ionie del 1848 contro l’Inghilterra per unirsi alla madrepatria. Un tentativo di riformare lo stato fu affidato all’ammiraglio Konstantinos Kanaris ma fallì a ciò si aggiunge l’affaire Pacifico: durante la Pasqua ortodossa del 1847, l’ebreo David Pacifico, console del Portogallo, si vide saccheggiare la casa, la polizia greca si rifiutò di arrestare i colpevoli del misfatto ed allora fece appello a Lord Palmerston che spedì la flotta inglese al porto del Pireo ed impose al governo greco un indennizzo per i danni subiti da Pacifico. Enormi problemi suscitò anche il fatto che lui, sovrano cattolico, promuovesse l’autocefalia della chiesa ortodossa greca e che facesse sopprimere centinaia di piccoli monasteri. In questo quadro si inserì la controversia con gli Stati Uniti sull’arresto del pastore protestante King per propaganda anti-ortodossa: ancora una volta Ottone dovette intervenire accondiscendendo alle richieste di Washington. Giunse poi la Guerra di Crimea in cui i greci, per simpatia verso gli ortodossi e per vendicarsi di Lord Palmerston, si schierarono per la Russia. La sconfitta seminò malumori e spinse il re a tentare di zittirli promuovendo il sogno di una espansione in Macedonia, Epiro e Tessaglia. La Francia intervenne occupando il Pireo dal 26 maggio 1854 al 27 febbraio 1857 ed il re ne uscì ancora umiliato.

Qualcosa era migliorato sotto Ottone, era sorta una scuola d’agricoltura a Tirinto, l’Università d’Atene, un politecnico, una scuola militare, un’accademia di marina, un sistema di istruzione gratuito, ma tutto ciò non bastava. Nauplia insorse, poi la ribellione si estese ad Argos. Ottone riunì l’esercito a Corinto e sedò le rivolte, ma i cospiratori approfittarono di un suo viaggio in Messenia per tornare ad insorgere a Missolungi, Corinto, Patrasso, Olgia ed Atene. Si impadronirono dell’artiglieria, delle comunicazioni telegrafiche ed istituirono un governo provvisorio retto da Kanaris, Boulgaris e Rufos che annunciò la decadenza del re e convocava un’assemblea costituente. Ad Ottone non restò che abdicare e tornare in Baviera. I rivoluzionari riconfermarono la forma monarchica dello stato greco e, dopo tante ricerche, offrirono la corona al principe Guglielmo di Danimarca che assunse il nome di Giorgio I.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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