Il Porto di Salerno

Prima dell’uscita del saggio di Alfonso Mignone per la D’Amico Editore (A. Mignone, Porto di Salerno. Una storia lunga dieci secoli, 2019) poche e frammentate erano le notizie storiche sulle origini del porto di Salerno.

Se attualmente è il secondo della Campania, inserito in un Sistema Portuale che comprende anche Napoli e Castellammare di Stabia, un tempo lontanissimo era lo scalo principale della “Opulenta Salernum”, capitale del Principato Longobardo a partire da Arechi II.

A seguito della conquista normanna con Roberto il Guiscardo il porto divenne scalo di linea per i traffici d’oltremare di Genova e Pisa verso Alessandria d’Egitto, Antiochia, Laodicea e San Giovanni d’Acri ereditando le fortune della vicina Amalfi ormai ridimensionata con la perdita della sua indipendenza politica.

Salerno con gli Svevi dovette competere con Vietri, porto già infeudato dagli abati cavensi, e tornò alla ribalta con Manfredi, figlio di Federico II, che, per intercessione del Magister della Scuola Medica Salernitana, Giovanni Da Procida, concesse il privilegio della Fiera Mercantile e fece costruire il Molo che ancora oggi porta il nome del sovrano di Sicilia.

Salerno era così diventato crocevia dei traffici marittimi nel Mediterraneo ma tale prosperità durò poco. Dalla conquista angioina e fino al Regno delle Due Sicilie assistiamo infatti ad una sua graduale caduta.

Molteplici ne furono i fattori: il mancato completamento dell’infrastruttura, il ciclico fenomeno dell’insabbiamento, dovuto alle caratteristiche geomorfologiche del litorale salernitano, le difficoltà per far fronte alle ingenti spese necessarie al suo completamento e, dato non trascurabile, la scoperta del Nuovo Mondo e la perdita di centralità del Mediterraneo.

Nel corso dei secoli lo scalo salernitano dovette cedere il suo primato al porto di Napoli, oramai divenuto fulcro, nei domini della Penisola, dei traffici della Corona Aragonese prima e della Spagna poi. Dopo i tentativi falliti dei Borboni riuscì, non senza difficoltà, a diventare porto di interesse nazionale del nuovo Stato unitario e solo dopo i finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno divenne finalmente tra gli scali più competitivi del Sud Italia. Il resto è storia recente.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: A. Mignone, Porto di Salerno. Una storia lunga dieci secoli

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