La giovinezza di Savonarola

Traiamo questo profilo di Savonarola dall’opera Vita del padre Savonarola dello storico lucchese Gherardo Burlamacchi.

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La statura sua fu mediocre, pendendo più tosto in piccola che in grande; retta nondimeno e libera. Bianco era di carne, pendendo anche alquanto in rosso. Aveva la fronte eminente ed elevata; crespa e grinzata notabilmente; gli occhi erano risplendenti, e di color celeste, circondati intorno di rossi e lunghi peli: il naso era alquanto curvo, e grandetto; onde veniva gran venustà alla faccia : il viso suo era piuttosto pienetto che macilento; con le guancie alquanto apparenti; ed il labbro di sotto, il quale era grossetto, dava molta grazia al suo volto: la memoria sua appariva svelta e spiccata dietro alla testa. E tutte le altre membra del corpo suo erano proporzionate e ben composte, mostrando in tutt’i suoi gesti e movimenti un’aria mansueta e piena di grazia. Le mani erano ossute, e di pochissima carne coperte; talchè accostandole a qualche lume, si vedevano trasparire: le dita erano lunghe e distese, tendendo in acuto infino all’ugne. Aveva l’andar retto, grave, costante e feroce, con certa urbanità umile; ornato e grazioso in ogni suo gesto e atto.

Venuto all’età d’imparare costumi e lettere, fece, vivente ancora l’avolo suo, non mediocre progresso nella grammatica e nella latinità. Dipoi dal proprio padre fu messo alle arti liberali, nelle quali, essendo egli di acuto e ottimo ingegno, e studiando giorno e notte con molta assiduità, in breve tempo venne eccellente e famoso, di gran lunga avanzando tutti gli altri che insieme a medesimi studi attendevano. Nè meno che negli studi faceva profitto ne’ buoni e santi costumi; perciocchè essendo ancora tenero fanciulletto, si dilettava assai di star solo, dandosi a fare altarini e altre simili divozioni. Si volse poi con tutto l’animo finalmente alla sacra teologia, consumando in quella quasi tutto il tempo che aveva, eccetto che qualche poco attendeva a comporre versi toscani, di che molto si dilettava. Segui in filosofia la via peripatetica di Aristotele e di S. Tommaso precipuamente, dal qual diceva aver imparato quasi tutto quello ch’egli sapeva, giudicandolo il più eccellente filosofo che giammai fosse stato infra i latini. Nel seguire le opinioni non si accomodava ai concetti e pareri del vulgo, ma sempre aveva l’occhio alla verità e alla ragione; e trovando qualche autore che non gli soddisfacesse, lasciavalo stare e liberamente diceva al maestro suo, che non gli piaceva.

Incominciando poi pubblicamente a disputare, per la sua gran dottrina, ingegno e giudizio, si acquistò in breve l’amicizia di molti e la benevolenza di ognuno. Era difficile a giudicare qual fosse in lui maggiore, o la dottrina o la gravità. Parco era nel conversare, standosi la più parte del tempo ritirato e solitario. Soleva spesso tra se stesso andar meditando la stoltizia degli uomini, i quali per la maggior parte e quasi tutti, ad ogni altra cosa più attendono che a conseguire il fine pel quale sono stati da Dio creati. Fuggiva le corti del gran maestri, e solo una volta in vita sua entrò nella rocca dov’era la corte del suo principe, attendendo solo a contemplare giorno e notte la verità nella quale egli sommo diletto e inestimabil contentezza ritrovar solea. Segui nel secolo questo modo di vivere infino all’età di 22 anni; dipoi incominciò a cercare, se doveva abbracciare miglior vita, oppur in quella perseverare. Ed avendo consumati più giorni in questo pensiero, finalmente fermò l’animo a lasciar la gloria del mondo e le altre sue vanità, e a dedicarsi tutto al servigio di Gesù Cristo. Sentendosi adunque inclinato assai alla religione di S. Domenico, si per la grande riputazione nella quale era, sì anco per la molta affezione che al dottore S. Tommaso portava, quella si deliberò di seguire. E fatta questa deliberazione, si parti di Ferrara alli 24 d’Aprile il giorno di S. Giorgio, che molto solennemente si celebra in quella città. E preso il cammino suo verso Bologna, giunto quivi andò di tratto al venerabile convento di S. Domenico, dove istantemente chiese, e con lieto e pronto animo ricevè l’abito santo della religione.

 

 

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