La Guerra Italo-Turca: diario delle operazioni navali dell’anno 1912

Diario navale dei tredici mesi della Guerra Italo-Turca estratto dalla Rivista Nautica. Operazioni dell’anno 1912.

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Gennaio

Il 1° del mese i nostri incrociatori del Mar Rosso bombardano diversi fortini ed accampamenti turchi situati sulle Coste.
Il 7, nel pomeriggio, il Piemonte coi caccitorpediniere Garibaldino ed Artigliere, sorprendono a Kunfidah 7 cannoniere turche. L’Artigliere inizia prima da solo il fuoco contro il nemico, finchè sopravvengono Piemonte e Garibaldino. Le cannoniere sono in parte colate a picco ed in parte vanno ad incagliare. Vengono presi trofei, e viene catturato l’yacht Fauvette. Null’altro di notevole in questo mese, se non la costante oper di abnegazione delle nostre navi per coadiuvare, nei diversi porti, allo scarico del materiale e del personale, la continua sorveglianza di tutto il litorale, compiuta in condizioni di tempo e di navigazione oltremodo difficili, la cooperazione, con tiri dalle navi, alle azioni che si svolgono.

Febbraio

Il 20, a sera, la Garibaldi parte per Beyruth. Il 21 è raggiunta in mare dal Ferruccio. Le due navi hanno ordine di catturare o distruggere una cannoniera ed una torpediniera turche che si trovano nel porto di Beyruth. Il 24, alle prime luci del giorno. Garibaldi e Ferruccio giungono innanzi Bey-ruth. Alle 7, la Garibaldi segnala alle navi neutrali di uscire dal porto ed appoggia il segnale con un colpo a salva. A questo colpo la cannoniera risponde con un colpo a palla. Alle 7.20 una baleniera turca con bandiera parlamentare esce dal porto: essa reca un tenente di vascello turco; questi riferisce che la cannoniera è l’Avnillah. A lui viene consegnato l’ultimatum, che scade alle 9, per la resa delle due navi. Alle 9.05 viene alzato il segnale a arrendetevi »: non avendo questo, dopo 7 minuti, ottenuto risposta, la Garibaldi apre il fuoco con i 152 e i 203. Segue la Ferruccio. La can noniera turca risponde immediatamente ed i suoi colpi poco numerosi cadono vicino alla Garibaldi. Dopo poche salve, la cannoniera non è più in grado di rispondere: ha l’incendio a bordo ed ha ammainato la bandiera. La Garibaldi si reca, quindi, a 1oo metri dall’imboccatura del porto, inizia il fuoco contro la torpediniera che si è rifugiata in fondo al porto dietro alcuni bastimenti: finalmente affonda col siluro la cannoniera. Cessata l’azione, le due navi si allontanano. In Tripolitania e Cirenaica le navi colà presenti attendono alle consuete crociere di sorveglianza.

Marzo

Il 4, a bordo della sua nave ammiraglia Vittorio Emanuele, nel Mar Grande di Taranto, si spegne il vice ammiraglio Augusto Aubry, comandante delle forze navali. Viene nominato nuovo comandante il vice-ammiraglio Luigi Giuseppe Faravelli che giunge il Io da Tobruk con la sua nave ammiraglia B. Brin. Il comando della II squadra viene affidato al vice-ammiraglio Leone Viale che alza la sua insegna sulla Regina Margherita. La 1° Squadra resta concentrata a Taranto, mentre la 2° resta concentrata a Tobruk, dove torna la I divisione coll’ammiraglio Viale.

Aprile

Il 7, dato lo stato della sua salute, l’ammiraglio Faravelli chiede di essere esonerato dal comando delle Forze navali. E’ assunto a tale carica il vice ammiraglio Leone Viale che imbarca sul Vittorio Emanuele il giorno 1o. Il comando della 2° Squadra è affidato al vice ammiraglio Amero d’Aste Stella. Il 10, a Ras-Macabez, col consueto mirabile slancio, sotto la furia del mare e del vento, i marinai della divisione navi scuola compiono lo sbarco della divisione Garioni, che occupa nei giorni seguenti il forte Forwa ed inizia una serie continuata di attacchi e ricognizioni sulle carovaniere. Il 12, il Vittorio Emanuele ed il Coatit partono da Taranto per Stampalia. Vi arrivano il 15. Lo stesso giorno da Tobruk arriva la divisione Revel: Garibaldi, Varese e Ferruccio: il 17, all’alba, a S.-E. di Skyros avviene la riunione delle Forze navali: si trovano così riunite la 1° Squadra e la 2° divisione della 2° Squadra, due incrociatori ausiliari, Duca di Genova e Duca degli Abruzzi, la nave per la posa dei cavi sottomarini, Città di Milano. La notte dal 17 al 18 è passata dalla forza navale in crociera a N. W. di Imbros. La Città di Milano, intanto, a soli 5000 metri dai forti, sotto i proiettori, non scoperta, taglia il cavo Imbros Dardanelli,e poi si reca a tagliare quelli Lemnos-Tenedos e Lemnos-Salonicco. La Vettor Pisani che si trova in crociera a S. VV. dei Dardanelli, con cacciatorpediniere e torpediniere di alto mare, è costretta dalla violenza del mare a puggiare. Nelle prime ore del giorno, la divisione Presbitero si reca innanzi all’imboccatora dello Stretto fuori tiro dei forti. Vi resta fino alle 9, quando la flotta nemica non accennando ad uscire, tutta la forza navale in linea di fila dirige davanti lo Stretto. S’affaccia all’imboccatura un cacciatorpediniere turco (dal profilo appare uno di quelli veloci, di costruzione tedesca). La divisione Revel ha ordine di avvicinarsi all’imboccatura per affondare il cacciatorpediniere, ma questo si ritira precipitosamente dentro lo Stretto. E’ in questo momento che la ridotta Orhanieh apre per la prima il fuoco, seguita da quella di Ertogrul. La divisione Revel risponde, dietro ordine del comandante in capo, immediatamente. Le tre divisioni si dispongono allora per battere, secondo le istruzioni date, i tre gruppi di forti. Il fuoco è iniziato alle 11 e sospeso alle 13.15. I forti turchi rispondono con buoni tiri delle loro grosse artiglierie costiere, senza però colpire alcuna delle navi: un proiettile taglia la sagola della bandiera della Ferruccio, che, caduta sul ponte, viene alzata al pennone. Il tiro di tutte le navi, bene disciplinato, appare fin dal principio centrato ed efficace, la distanza mantenendosi dai 10 mila ai 12 mila metri: sui forti di Orahnieh ed Ertogrul si sono notate nuvole giallognole, certamente dovute a scoppio di riservette o depositi di munizioni. (Da ulteriori successive informazioni pervenute al Comando delle forze navali il danno ai forti pare sia stato assai rilevante: e che a parecchie centinaia siano ammontati i morti e feriti durante tutta l’azione). Alle 13.40 tutta la forza navale si riunisce e si allontana in direzione di Nord e poi a N. W. di Imbros, passa alla distanza di circa 15 miglia a ponente di Lemnos, avendo la gente pronta per respingere attacchi di siluranti. Il mattino successivo, 19 aprile, giunge a Mudros (Lemnos). Alle 14, partono la Pisa, l’Amalfi e due cacciatorpediniere. Alle 17, tutto il resto della forza navale e più tardi le navi ausiliarie, lasciano l’ancoraggio diretti al Canal d’Oro per fare ritorno in Italia, dietro ordine radiotelegrafico giunto dal Ministero al comandante in capo. Il 18 a Vathy (Samos) il Filiberto bombarda e distrugge la caserma turca e l’0stro affonda l’Vacht turco Ircanieh. Lo stesso giorno, il B. Brin, dopo lunga ricerca taglia il cavo telegrafico Rodi-Marmarice, facendone saltare il casotto di approdo. Il 9 all’alba la stessa nave distrugge la stazione radiotelegrafica di Patara. Il 20, la Città di Milano taglia i cavi che congiungono Syra con Scio, e Scio con Cesmé. La Pisa, entrata nella baia di Eritra, bombarda e distrugge la stazione radiotelegrafica di Cesmè e rientra poi coll’Amalfi a Stampalia. Il 23 le compagnie da sbarco della Pisa e dell’Amalfi sul far del mattino circondano il paese di Livadia nell’isola di Stampalia ed ottengono la resa della piccola guarnigione. La bandiera viene alzata sullo storico castello che fu gia dei Querini.

Maggio

Il 2 maggio arrivano a Stampalia da Taranto la 1° di visione della 1° Squadra, una squadriglia di cacciotorpediniere e una di torpediniere di alto mare. Sono già a Stampalia Pisa, Amalfi, San Marco. Il Coatit, nella notte, la Città di Milano, al mattino, tagliano in due punti diversi il cavo sottomarino Rodi-Candia. Al tramonto parte da Tobruk il Corpo di spedizione Ameglio diretto a Rodi. La sera stessa, la Pisa si reca al Nord, dove trovasi già l’Amalfi in sorveglianza per impedire che rinforzi e navi nemiche dirigano a Rodi. Una squadriglia di cacciatorpediniere perlustra i golfi di Kos e di Mendeleya; il Coatit visita il golfo di Marmarice. Il 3 maggio, alle 14, la 1° divisione della 1° Squadra ed il San Marco, con una sezione di cacciatorpediniere ed una squadriglia di torpediniere di alto mare, lasciano Stampalia per Rodi. Alle 1.2o si scorge a S. E. di Rodi il convoglio scortato dalla 1° divisione della 2a squadra, da una sezione di cacciatorpediniere e da una sezione di torpediniere di altomare. Le navi Napoli, Roma e San Marco mettono a mare le imbarcazioni che le siluranti raccolgono e portano sotto i piroscafi. Successivamente Roma e Napoli si dispongono a S. E. e ad E. della città di Rodi, il San Marco a N.-E., l’Elena a N.W. Giungono dalla crociera Pisa ed Amalfi che ancorano a Nord del porto di Rodi; tornano pure i cacciatorpediniere ed il Coatit. A mezzogiorno l’Alpino entra in porto con bandiera bianca. Il suo comandante porta l’intimazione di resa e la dichiarazione del blocco dell’isola al Governatore, dando conoscenza di ciò al console tedesco ivi residente. Il Governatore militare non è a Rodi; il Governatore civile dichiara di cedere alla forza. Lo sbarco intanto, iniziato fin dalle quattro nella baia di Kaliteas, continua rapido, mercè la alacre ed indefessa opera dei drappelli di spiaggia inviata dalle navi, sotto la direzione del capitano di vascello Magliano: alle 9.50, tutte le truppe sono a terra. Alle 14, comincia l’avanzata. Accompagnano i soldati, le compagnie da sbarco della Brin e della Filiberto. Mentre le truppe avanzano verso Rodi, incontrando piccola resistenza, le navi sparano a shrapnells sul pianoro Smith, ove notasi movimento di qualche gruppo nemico. Al tramonto, quando l’avanzata è sospesa, restano le navi a vigilare coi loro proiettori le due coste W. ed E. di Rodi, mentre i loro equipaggi sono a posto per respingere eventuali attacchi di siluranti nemiche. Alla sera il comandante in capo delle Forze Navali riceve il vice-vali ed il direttore della polizia, i quali danno assicurazione circa il mantenimento dell’ordine in città. Malgrado ciò, durante la notte, vengono aperte le porte delle carceri, dalle quali fuggono i detenuti. Il Comandante in capo invia il Capo di Stato Maggiore delle Forze Navali, contrammiraglio Corsi, a rilevare quale sia il vero stato delle cose a Rodi, ed in seguito alle informazioni che ne riceve, due compagnie di marinai vengono fatte sbarcare, con le quali il contrammiraglio Corsi occupa e presidia la città. Un tenente di vascello viene inviato al campo del generale Ameglio per informarlo che la città è stata occupata dai marinai e che tutto è tranquillo. Alle 14 le truppe del generale Ameglio entrano in città. Con gentile pensiero egli ha posto a testa delle sue truppe le compagnie da sbarco dei marinai che le hanno accompagnate. Poco dopo la Bandiera d’Italia sventola al palazzo del Governatore; le navi sparano a salva e gli equipaggi gridano : Viva il Re ! Nei giorni successivi continua lo sbarco dei materiali dai piroscafi. Il 6 la divisione Presbitero rientra a Stampalia. Il 7 la divisione Corsi perlustra il golfo di Kos e poi rientra a Stampalia. Resta a Rodi la 1° divisione della 2° Squadra ed alcune siluranti col Coatit. All’alba del 12 maggio il:
Vittorio Emanuele si presenta innanzi a Scarpanto
Regina Elena si presenta innanzi a Caxo
Napoli si presenta innanzi a Piskopi
Roma si presenta innanzi a Niseros
Pisa si presenta innanzi a Kalimno
San Marco si presenta innanzi a Leros
Amalfi si presenta innanzi a Patmos.
Sbarcano le compagnie da sbarco. A mezzogiorno tutte le guarnigioni turche si sono arrese con i funzionari civili. A Scarpanto e Caxo, dichiarata decaduta la sovranita ottomana, si è proclamata quella di S. M. il Re d’Italia ed alzata la Bandiera italiana. Le navi, lasciati piccoli presidi, rientrano a Stampalia. Alle ore 3 del 18 la Margherita entra a Marmarice, bombarda e distrugge la caserma turca, e fa, quindi, ritorno a Rodi. Il Comandante in capo, essendo a conoscenza degli intendimenti del R. Governo e di una spedizione di truppe che si allestiva a Rodi per l’occupazione di Kos, invia il 21 la Napoli ad assumere informazioni sull’isola ed avutele, ordina senz’altro l’occupazione, ed il 22 la Napoli sbarca le sue forze da sbarco nella città e fatta prigioniera la guarnigione ed i funzionari civili, alza la Bandiera italiana sull’isola. Durante tutto questo periodo le navi a turno compiono frequenti visite agli ancoraggi delle isole occupate. Il 21 la Pisa alza la Bandiera italiana a Kalimnos e Leros, il 22 a Patmos. Ovunque le popolazioni accolgono festanti le navi e gli equipaggi, mentre le siluranti esplorano continuamente e minuziosamente la costa asiatica, e gli incrociatori ausiliari sono in crociera per la repressione del contrabbando e per il servizio di informazioni.

Giugno

Il 16 giugno, allo scopo di occupare Misurata, uno dei centri commerciali più importanti della Libia, la divisione Camerana sbarca a Bu-Sceifa. Lo sbarco è operato e protetto anche questa volta dalla divisione Navi-Scuola, le cui compagnie da sbarco, già note per slancio ed ardimento instancabile nel lavoro, e valorose nell’attacco, combattono a fianco delle truppe e respingono il giorno stesso un forte assalto del nemico all’ala destra della Divisione sbarcata. Il 26 si inizia da Macabez l’avanzata verso Sidi Said : la marcia delle truppe è accompagnata sul fianco dalle torpediniere e dalle navi che costituiscono il gruppo operante della Tripolitania. Esse prendono parte il 27 ed il 28 ai combattimenti di Sidi-Said con tiri da mare. A Stampalia intanto si procede alla organizzazione di tutti i servizi della Base navale, a cui presta opera indefessa ed intelligente la nave officina Vulcano. Col materiale giunto dall’Italia e col lavoro del personale destinato vengono impiantate varie stazioni di vedetta nei punti più cospicui dell’isola, che permettono, di giorno la completa sorveglianza dell’orizzonte; di notte quella degli accessi agli ancoraggi della Forza Navale. Vengono costruite per la difesa antisilurante tre batterie situate in modo da battere le entrate all’ancoraggio; completano la difesa tre stazioni fotoelettriche per la scoperta e l’illuminazione dello specchio acqueo antistante all’ancoraggio delle navi maggiori. Una completa rete telefonica terrestre e sottomarina, collega stazioni di vedetta, batterie e stazioni fotoelettriche. A questa sistemazione difensiva, pronta sempre ad ogni eventualità, ogni notte deve aggiungersi il servizio di vigilanza esterno esercitato continuamente da varie siluranti. Ogni sera al tramonto per vari mesi, esse sono uscite, e con qualunque tempo sono andate in crociera ed all’agguato, mentre le navi restavano, nere masse oscurate, disseminate in ogni insenatura coi proiettori pronti a funzionare e con parte degli equipaggi pronti a far fuoco ai pezzi antisiluranti, sempre vigili e pronti a respingere eventuali attacchi di siluranti nemiche. A Maltezana vengono sistemati a terra i magazzini per i viveri ed il parco bestiame per il rifornimento delle navi: vengono pure sistemati i posti di ormeggio per le siluranti, e quelli di ancoraggio per i piroscafi carbonai e navi sussidiarie, che sempre nella notte rientrano a Maltezana, non restando all’ancoraggio Sud che le Navi maggiori. A questo vasto lavoro di organizzazione vanno aggiunte le numerose e continuate crociere nelle varie isole, manovre, evoluzioni, ed esercitazioni guerresche sia collettive che di navi isolate che hanno sempre mantenuto navi ed equ paggi pronti ed allenati per quel cimento colla flotta nemica che vanamente fu sperato ed ardentemente atteso da tutti i nostri equipaggi.

Luglio

Nella notte dal 18 al 19 una squadriglia di cinque torpediniere: Spica, Perseo, Centauro, Climene, Astore, entra nei Dardanelli.
Essa è guidata dal capitano di Vascello Enrico Millo, imbarcato sulla Spica. Malgrado la sorveglianza dei proiettori dell’entrata, la squadriglia entra inosservata e percorre nello Stretto quasi un miglio e mezzo, quando il fascio di un proiettore illumina l’Astore, ultimo della formazione. Un colpo in bianco dà l’allarme che viene subito ripetuto dalle molte Stazioni di vedetta sulle rive. S’accendono numerosi proiettori che illuminano la squadriglia, e le batterie aprono il fuoco. Le siluranti aumentano la velocità a 22 miglia, serrano vicinissime la costa europea, e continuano audacemente la loro corsa verso la stretta di Kilik Bahr Cianak. Giungono alla stretta, a 12 miglia dall’imboccatura, quando la Spica, che è in testa, urta contro uno dei cavi di acciaio della ostruzione sistemata in quel punto. Le siluranti sono in vista della squadra nemica che è coi proiettori accesi e le batterie antisiluranti in azione facenti un fuoco violento. Ad esse si aggiunge l’intenso fuoco delle numerose batterie in terra. Accertata la posizione della Squadra turca, persuaso dell’impossibilità di silurarla, certo della completa distruzione delle torpediniere se tentassero l’impresa, il comandante Millo ordina il ritorno che si effettua sotto una tempesta di fuoco, ed è mirabile per l’ardimento ed il sangue freddo dei comandanti. I danni riportati dalle siluranti sono insignificanti. Durante la notte le navi della I Squadra si trovavano a S. W. di Tenedos per qualsiasi eventualità di uscita di untà turche.

Agosto

La notte del 4 agosto a Zuara, sotto la protezione delle navi dislocate in Tripolitania, la Brigata Tassoni sbarca. E’ questa l’ultima operazione di sbarco a cui prende parte la Marina e vi assistono dall’Etna (che batte coi suoi tiri le trincee nemiche) gli Allievi dell’Accademia Navale. Dal 22 agosto al 5 settembre la 2° Squadra composta dalle navi Margherita, S. Bon, Filiberto, Garibaldi, Ferruccio, Coatit compie una crociera sulle coste della Siria e dell’Anatolia, visitando le coste e i porti di Jaffa, Haiffa, Beyrouth, Alessandretta, Latakia, Mersina, Adalia, Castellorizo, Rodi.

Settembre

Nel mese di settembre il San Marco ed il Vespucci a Derna concorrono alla vittoria di Casr-el-Leben. La 2° Squadra agli ordini dell’Ammiraglio Amerosi presenta il giorno 22 innanzi a Smyrne. Alla sera va alla fonda a Sighajik. Il 23 settembre è nuovamente nel golfo di Smyrne fuori tiro dei forti. Al tramonto defila con la gente a posto di combattimento innanzi a Mitilene. Visita in seguito le isole da noi occupate e rientra il 30 a Stampalia. La Iº Squadra giunta nella prima decade del mese in Italia resta così dislocata : 1° divisione e San Marco a Spezia, 2° divisione a Taranto. S’ iniziano i turni regolari di lavori. Durante il mese vanno assumendo importanza le trattative per stabilire i principali accordi per un trattato di pace. Esse procedono fino al 12 di ottobre quando, allorchè sembra vicina la conclusione definitiva, la Turchia avanza proposte ritenute inaccettabili dall’ 1talia. Per questo il R. Governo ordina la partenza di quelle unità della Iº Squadra che sono pronte, inviando un ultimatum di 48 ore alla Turchia. Nel pomeriggio del 12 la Regina Elena, il San Marco ed il C. T. Espero partono per Spezia. A Taranto si tengono pronte a partire Pisa, Amalfi, San Giorgio e Napoli. L’Espero in navigazione si reca a Napoli per imbarcarvi materiali. La Regina Elena ed il San Marco arrivano a Messina nelle prime ore del 15 e dopo avere imbarcato personale, carbone e materiali ripartono alle 18 diretti in Egeo. Nella notte un radiotelegramma ministeriale annunzia che sono stati firmati nel pomeriggio gli accordi preliminari per la pace e che, quindi, viene sospesa l’andata della Squadra in Egeo. Il Comandante in capo con le navi Regina Elena e San Marco dirige per Taranto e dà ordine alla 2° divisione della Iº Squadra, già in rotta per l’Egeo, di dirigere per lo stesso ancoraggio. (Taranto). Tutta la Iº Squadra entra in Mar Piccolo il giorno 16.

 

 

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