La rivolta di Sciara Sciat

Battistelli in Africa Italiana scrive questa bella pagina sulla rivolta di Sciara Sciat, durante la Guerra Italo-Turca. Quel 23 ottobre 1911, quasi 500 soldati italiani furono massacrati dalle truppe turche. Il colonnello Gustavo Fara, che guidava l’11º Reggimento bersaglieri, riuscì a respingere gli insorti…  

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Si preparava, intanto, per istigazione dei Turchi, al terribile rivolta araba. Turchi ed Arabi tramavano contro di noi dalle oasi nascondendo armi tra i palmizi. Sebbene qualcuno ci desse notizia di conversazioni sospette tra gli indigeni rimasti a Tripoli e i furoiusciti, l’anima italiana si rifiutava di credere al tradimento; e i nostri continuavano a trattare generosamente gli Arabi che mendicavano amicizia e pane. La mattina del 23 ottobre, in una ascensione fatta a scopo d’informazione, i capitani Piazza e Moizo avvistarono una colonna di cavalieri arabi verso la Bu-Meliana e gargaresch. Ma l’attacco arabo da quella parte era soltanto un diversivo per lasciarci indifesi dalla parte opposta, verso Tagiura, da dove stava per scatenarsi l’infernale odio dei ribelli.

Noi cademmo nell’inganno: accettammo il combattimento verso Bu-Meliana e Gargaresch, e mentre col grosso della truppa ci davamo all’inseguimento dei ribelli, alle nostre spalle si svolse in pieno il tradimento di cui furono vittime i bersaglieri che si trovarono al bivio accanto alla moschea di Henni, presso Sciara-Sciat. Il combattimento fu veramente epico: arabi e turchi sbucavano dalle case e dai palmizi, sembravano venir su dal terreno; erano uomini e donne, perfino ragazzi, armati di ira e di ferocia più che di armi. I nostri poveri soldati furono non solo uccisi, ma straziati, profanati in mille modi.

In città la nostra resistenza fu ordinata dal valoroso colonnello Fara che, a cavallo, dove più ferveva la maschia, appariva come l’immagine sacra della Patria gridando: – Coraggio ragazzi! Per la Patria! Per il Re! Savoia! Savoia! –

Nello stesso giorno il colonnello Maggiotto combatteva ad Homs per 13 ore consecutive e alla fine occupava il Mergheb.

La mattina del 24 molti arabi traditori erano già fucilati; il valore italiano stava per riaffermarsi. Davani al colonnello Fara fu condotto un parlamentare turco bendato che chiedeva di parlargli. Avutone il permesso solennemente annunciò:

– Ho l’ordine d’intiamrvi la resa della città e l’imbarco immediato.

– Dite a chi vi ha mandato – rispose il colonnello Fara – che noi non ci consideriamo in guerra con un esercito. Qui, contro noi, ci sono soltanto briganti. Contentatevi di ritornare illeso dai vostri. E dite loro che, se vogliono la città, vengano a prenderla –

 

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