L’abate Desiderio e Montecassino

L’abate Desiderio, futuro Papa Vittore III, al secolo Dauferio figlio di Landolfo duca di Benevento, per riqualificare il livello delle arti si rivolse ad artisti di Costantinopoli.
Egli riuscì a risollevare la maestria latina interrottasi da più di cinquecento anni. L’impresa ci è raccontata da Leone Marsicano nella Cronaca di Montecassino, III, 26-27. La grande rinascita dell’Abbazia di Montecassino, che l’abate Desiderio fece ricostruire tra il 1066 ed il 1071, corrispose dunque anche ad una rinascita artistica del Medioevo meridionale. Pochi sono gli elementi risalenti a questo periodo che ancora oggi si possono vedere a Montecassino, il terremoto del 1349 spazzò via quasi tutto, ma l’abazia divenne con l’abate Desiderio un importante centro propulsore di studi teologici, grammaticali e retorici, noto per lo scriptorium ed i suoi miniaturisti.

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In mezzo a tutta quella prosperità e tranquillità, il venerabile abate Desiderio, era stato costituito tale da Dio per i meriti del beatissimo padre benedetto ed era tenuto in sì grande onore da tutti nel circondario che non solo la gente modesta, ma anche i principi e i capi cercavano di ubbidirgli e di esaudire i suoi desideri in ogni cosa, come quelli di un padre e di un signore. Egli non senza divina ispirazione, decise di demolire la vecchia chiesa e di edificarne una nuova più bella e più maestosa.

[…] Fiducioso in Dio per le cose che si fanno per Dio, a Dio solo chiedeva e da lui solo attendeva aiuto. Pertanto, nel nono anno del suo ufficio di abate, nel 1066 dopo Cristo, al mese di marzo, nella quarta indizione, dopo aver prima costruito vicino all’ospedale la basilica non abbastanza grande di San Pietro, dove frattanto i frati potessero radunarsi per gli uffici divini, cominciò a demolire dalle fondamenta la […] chiesa di San Benedetto che, così piccola e così brutta, era assolutamente inadeguata a sì grande tesoro e a una così ampia comunità di frati. […]

Costruì anche un atrio davanti alla chiesa, che noi chiamiamo alla maniera romana “paradiso”, lungo 77 1/2 cubiti, largo 57 1/2 ed alto 15 1/2, con quattro colonne su basi quadrate per ogni fronte e otto per ogni fianco. […]

Frattanto manda ambasciatori a Costantinopoli per ingaggiare artisti che fossero bravi nell’arte dei mosaici e della pavimentazione. DI questi, alcuni dovevano abbellire con mosaico l’abside, l’arco e il vestibolo della basilica maggiore; altri dovevano invece ricoprire con diversi generi di pietre il pavimento di tutta la chiesa. Il grado di perfezione raggiunto dai maestri incaricati da Desiderio può essere valutato attraverso le loro opere. Nel mosaico si crederebbe di vedere figure vive in mezzo a una natura tutta verdeggiante e sui marmi del pavimento si riterrebbe di veder brillare con meravigliosa varietà fiori di tutti i colori. E poiché da più di cinquecento anni i maestri latini avevano tralasciato la pratica di tali arti, e per l’impegno di questo uomo ispirato ed aiutato da Dio esse furono rimesse in vigore in questo nostro tempo, quell’uomo pieno di sapienza, affinché la loro conoscenza non cadesse ancora oltre in oblio in Italia, decise che molti giovani del monastero fossero con ogni diligenza iniziati in tali arti. Tuttavia non solo in questo campo, ma anche per tutti i lavori artistici che si possono compiere in oro, argento, bronzo, ferro, vetro, avorio, legno, gesso o pietra, fece venire i migliori artisti, selezionati dai suoi monaci.

 

 

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