L’Assedio di Maastricht

Il 29 giugno 1579 ebbe fine l’assedio di Maastricht. Gli spagnoli riuscirono a penetrare nella città, saccheggiandola e abbandonandola dopo quasi quatro mesi grazie all’arguto lavoro ingegneristico di Alessandro Farnese.
Tre anni prima il Duca di Parma era arrivato nelle Fiandre per recuperarle alla corona di Filippo II. Ci era riuscito per quel che riguarda le province cattoliche del Sud-Ovest, resistevano le altre, quelle che avevano costituito l’Unione di Utrecht.

Guglielmo d’Orange pensò che il Duca di Parma si sarebbe allora concentrato nel recupero di Bruxelles ed Anversa, invece Farnese pensò che fosse della massima importanza prendere Maastricht, poiché costituiva un magnifico ponte sul fiume Mosa, necessario per mantenere i contatti coi territori alleati.
Fece quindi finta di marciare verso Anversa m era solo un movimento diversivo. Passò a pochi chilometri da quella città, sgominando le truppe calviniste di Francois de La Noue che erano a Borgerhout, per poi precipitarsi su Maastricht sotto gli occhi di un attonito Guglielmo d’Orange.

La Noue, una volta compresa la mossa dell‘italiano, tentò senza successo di intercettarlo lungo la strada, ma fu inutile perchè Farnese aveva lasciato dei distaccamenti lungo la strada per evitare sorprese dei ribelli. L’8 marzo le truppe imperiali erano già alle porte della città, la cui difesa era affidata al francese Sebastian Tapino.

Maastricht era una città ben fortificata, con eccellenti mura e torri, un fossato profondo ed il fiume Mosa che la attraversava. Farnese, divise il suo esercito con un parte, affidata a Cristobal de Mondragon, che avrebbe attaccato il lato orientale, ed una da lui comandata che avrebbe mosso attacchi alla parte occidentale a completamento dell’assedio.

La prima cosa che fece Farnese fu quella di tagliare il corso del fiume per evitare che la città potesse ricevere rinforzi. Gli uomini del Duca di Parma si misero quindi al lavoro costruendo due grandi ponti di barche ed erigendo sei forti nell’arco di 48 ore. L’incredibile sforzo vide protagonista lo stesso duca che, zappa alla mano, lavorò fianco a fianco ai suoi uomini. Tagliato il fiume, Farnese posizionò le artiglierie.

Giorno e notte i cannoni spagnoli tentarono di abbattere le mura della città, mentre veniva scavato un tunnel così profondo da passare sotto il fossato. Una volta terminato il tunnel, nella zona posizionata sotto la parte più danneggiata delle mura cittadine, furono collocati degli esplosivi. La deflagrazione fu tremenda e spianò la strada all’assalto degli spagnoli. L’assalto fu condotto dalla compagnia del capitano Antonio Trancoso, che tentò senza successo di attraversare le trincee che i ribelli avevano sollevato dietro le mura della città. Ogni sforzo fu vano, molti uomini caddero nei combattimenti che si svilupparono sottoterra, nelle gallerie. Pioveva a dirotto mentre si combatteva ferocemente. Gli uomini cadevano, dall’una e dall’altra parte della barricata senza conquistare significativi risultati. Anche un attacco all’inizio di aprile, condotto dai tercios di Francisco de Valdes e Lope de Figueroa fallì. In questi tentativi caddero il Marchese di Malaspina, Pedro Zuniga e Fabio Farnese, cugino di Alessandro. Il duca neppure stavolta stette a guardare tanti soldati morire, combatté con loro e più di una volta dovette essere fermato dai suoi stessi uomini mentre si lanciava nelle trincee dei ribelli. Finì a letto colto da una tremenda febbre, infine pensò di cambiare la sua strategia.

Costruì un muro intorno alla città, la rinchiuse in una gabbia con ben 16 bastioni in modo che Maastricht non potesse ricevere i rinforzi che Guglielmo di Nassau inviò a Tapino. Per completare l’imponente opera di ingegneria, fu costruita una specie di fortezza di fronte alla Porta di Bruxelles, il punto della città che, fino ad allora, aveva registrato i danni maggiori. Tutto ciò richiese più di due mesi, ma il lavoro, insieme a quello fatto nella costruzione di altre gallerie sotterranee, diede i suoi frutti.

Il 29 giugno, dopo quasi 4 mesi di assedio, il muro principale della città crollò sotto le esplosioni delle mine e dei cannoni. Gli spagnoli entrarono a Maastricht desiderosi di rivalersi per tanta fatica e compagni morti, ma Sebastian Tapino, comandante della piazza, era ormai fuggito con buona parte del tesoro. Ciò non fece altro che esacerbare ancor più gli spagnoli. Neppure Farnese potè fermare la sete di vendetta dei suoi uomini e lasciò che la città fosse saccheggiata per due giorni. La città aveva perso gran parte della sua popolazione, morta per fame, sete o negli scontri. I valloni di Claude de Berlaymont vi si stabilirono e la ripopolarono. Con questo assedio vittorioso il Duca di Parma ottenne fama non solo di coraggioso soldato e superbo generale, ma anche di geniale ingegnere.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: G. Bertini, Alessandro Farnese fra Italia, Spagna e Paesi Bassi

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