Lettera del Cittadino Michele Natale

Il 20 agosto del 1799, in Piazza Mercato a Napoli, dopo essere stato catturato e rinchiuso nel carcere di Castel Capuano, fu giustiziato il vescovo “giacobino” di Vico Equense, Mons. Michele Natale. Quella che segue è una sua lettera rivolta agli abitanti di Vico Equense dopo la sollevazione sanfedista del 24 maggio.

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A’ CITTADINI SUOI DIOCESANI

CITTADINI,

Dopo quattro giorni di continua agitazione del mio Spirito, perturbato dalle notizie confuse, quì pervenute, della vostra Ribellione dalla Legge, i” ieri la sera seppi gli eccessi, e i gravi delitti da Voi commessi sotto la scorta di alcuni

malcontenti, che con versuzia vi hanno ingannati, e vi hanno sedotti. Avete colle violenze e colle rapine rinnovate le scelleraggini dei Santafede. Di qual’obbrobrio ed ignominia vi siete eternamente ricoperti! Il Vostro nome, che per l’innanzi era grato all’orecchio del Governo, a cui io mille volte avea contestato il Vostro attaccamento alla Patria, ed alla Libertà, ridonataci da Dio, è ora divenuto odioso, ed esecrando ai buoni Repubblicani. Non vi resta, che la vergogna; ed io ne soffro tutto il peso; dappoichè dopo il Vostro misfatto non oso di alzare il ciglio, cammino col volto dimesso, e spesse fiate le lagrime tradiscono il mio rossore. A me certamente non duole che mi abbiate depredata, e spogliata la casa; quel poco, che io avea, era vostro; e ne dovete essere ben persuasi, dapoichè avete veduto a quale parcità mi era ridotto per sollevare i veri poveri del vostro Comune. Ve lo avete ripreso; il mio cuore, che ignora l’avarizia, e l’interesse, non ne soffre. Sono repubblicano, e so far uso della mediocrità, da cui non va mai disgiunta la tranquillità. Solamente il mio Spirito è penetrato dal dolore, m si stringe il cuore, e non so rattenerle lagrime; considerando, che Voi, rotto ogni vincolo di Religione, vi siete disonorati, e macchiati del peccato de Ribelli, e de Traditori della Patria: che calpestato il precetto della Carità Cristiana, abbiate attentato sulla vita, sulla libertà, e sulla proprietà de’ Vostri degni fratelli, e concittadini Luca Rossano, e Ciro Starace, da voi stessi liberamente eletti Municipi; e che, trascinandoli con forza, e con violenza ad onta dei gemiti delle innocenti loro famiglie, gli abbiate dati in mano degl’Inglesi, nemici nostri, del Genere umano, e della Religione. Oh Dio! Quale crudeltà, ed ingratitudine maggiore potea usarsi contro di tanto onorati Cittadini, li quali, quasi obbliando i lori affari domestici, dividevano meco le Cure per lo comodo, e vantaggio Vostro. Nei primi giorni, che l’invitta Armata francese, fece echeggiare: Viva la libertà, riflettei, che Voi, come figli d’una Rivoluzione passiva, non essendo suscettibili di teorie, di massime, e di raziocinj atti a risvegliare in Voi la libertà de Vostri dritti, dovevate solamente sentire per ora il vantaggio fisico della Rigenerazione; e perciò co’ Munìcipi miei fedeli Compagni ci applicammo a provvedervi d’un’annona di 900 cantaja di farina, di 60 cantaja di formaggio lungo di Sicilia, di cui abbondate a discretissimo prezzo, di 40 cantaja di paste. Accrescemmo fino a 25 once il vostro pane, che pria era cattivo, e del peso di 22 once. Eravamo tutto occhi, perchè da’ pubblici venditori non foste defraudati del giusto peso, e misura. Vi minorammo la gabella della farina di grana 12 a tomolo. E vi amministravamo la giustizia, con carità, con disinteresse, e con imparzialità. Paragonate e opere de Municipi co’ trattamenti, che gli avete resi; e vi ravviserete non dissimili dai Giudei, che crocifissero il loro Rigeneratore.
Cittadini, il Vostro misfatto è grave innanzi il Tribunale di Dio, e della Patria. La giustizia dell’uno, e dell’altra presto, o tardi dovrà avere il suo effetto; conciosiacchè la pena incalza il delitto. L’unico mezzo di prevenirla è la vera resipiscenza. Restituite subito in mano de’ rispettivi Giudici di pace quelle armi, che, riservate contro i nemici della libertà, avete con sacrilega mano rivolte contro de Vostri fratelli. Restituite subito alle proprie famiglie i beni, che colla violenza, e col saccheggio avete depredato nelle loro case pacifiche; i loro figli innocenti non devono languire nell’indigenza, e nell’inopia per vostra colpa, la quale non vi sarà rimessa dalla Giustizia Divina, se non restituite le cose rubate. Giurate tutti nella pubblica Chiesa in mano de’ Vostri Parrochi, che Voi sarete fedeli alla Repubblica nostra Madre, che per Divina disposizione è stata fondata; che non mai prenderete le armi contro la Patria, e che le fulminerete contro i nemici della medesima, Giurate una eterna guerra a Tiranni, nemici dell’Umanità libera; riconciliatevi colla Divinità appiedi de’ suoi Altari, ed amate i Vostri Concittadini con quella carità, colla quale Gesù Cristo ama noi; ricordandovi sempre: Quel che per te non vuoi, per altri non fare.
Finalmente vi prevengo, che se non consegnerete subito le armi, e se non restituirete presto le cose rubate, io vi scomunicherò in nome dell’Eterno Padre, del Figliuolo, e dello Spirito Santo; e rimetterò le vostre anime sotto la potestà de’ Demonj Infernali.
Siate docili ad obbedire; siate saggi, e fedeli alla Legge per l’avvenire; perchè così non mi ridurrete al duro passo dell’anatema.
Napoli 44 Fiorile (30 Aprile) 1799. V. S.
Il Cittadino Michele Natale Vescovo e Presidente della Municipalità di Vico Equense.

 

 

 

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