Il Museo Civico Gaetano Filangieri

Esempio di quanto il collezionismo privato possa donare ad un territorio e ad una città, il Museo Civico Gaetano Filangieri principe di Satriano ospita circa tremila opere tra dipinti, sculture, porcellane, maioliche, mobili, stoffe ed armi.

La progettazione e l’allestimento del museo si devono alla lungimiranza di Gaetano Filangieri, Principe di Satriano, nipote di quel Gaetano Filangieri autore de “La scienza della Legislazione”, che nel 1881 avanzò la proposta al Consiglio comunale di esporre le sue raccolte. L’allettante offerta fu presto accettata e l’8 novembre del 1888 il Museo aprì.

L’eterogenea collezioni da allora, nonostante una chiusura al pubblico durata ben tredici anni, sono esposte nel quattrocentesco Palazzo Cuomo. Probabilmente progettato da Giuliano da Maiano, il palazzo presenta una solenne facciata a bugnato ed è una meraviglia del rinascimento napoletano. Fu spostato di circa 20 metri allo scopo di allinearlo lungo l’arteria di via Duomo.

La visita inizia con la sala intitolata a “Carlo Filangieri“, che si presenta al visitatore con un elegane stile neogotico con le volte con mosaici che intrecciano temi floreali agli scudi della famiglia, realizzate dalle Officine Salviati di Venezia.  Nella stessa sala sono esposti anche finimenti per cavalli e sculture di varie epoche tra cui busti di Ferdinando I di Borbone, e di sua moglie Maria Carolina d’Asburgo, nonchè il sepolcro quattrocentesco di Niccolò d’Alagno. Alle pareti armi orientali stupiscono per forme ed intarsi. Sono queste che attirano l’attenzione del visitatore. Pugnali dalla cina, spade persiane, armature giapponesi, la raccolta comprende anche elmi, armi in asta,  balestre, spadoni lanzichenecchi ed una una bombarda quattrocentesca.

Una maestosa scala elicoidale conduce alla sala “Agata Moncada Paternò“, madre del fondatore del Museo, con una raccolta di antichi scudi in marmo e porcellane spagnole. Si raggiunge così il primo piano. Qui, su un prezioso pavimento maiolicato, si ammirano opere pittoriche di grande valore di Giuseppe de Ribera, Luca Giordano, Battistello Caracciolo, Mattia Preti ed Andrea Vaccaro. Notevoli la “Maddalena” del Guercino, “Sant’Agata” del Vaccaro, “Santa Maria Egiziaca” e “Testa di san Giovanni Battista” del Ribera. Spicca ancora l’esposizione di armi: spade italiane del Cinquecento e del Seicento, spadini e sciabole del Regno delle Due Sicilie, spadini napoletani e spadini spagnoli, schioppi, asce, armature e scudi seicenteschi.

Si può ammirare un termo-camino pensato per riscaldare l’ambiente ed un mobilio finemente intagliato. Il museo ospita anche un patrimonio unico al mondo: 3280 monete d’epoca, dalla dominazione bizantina a quelle coniate dalla Zecca di Napoli, chiusa nel 1866.

Uno sfarzoso passaggio pensile, nel quale troviamo assiso il “Busto dell’abate Ferdinando Galiani”, opera di Giuseppe Sanmartino, ed esposta una tavola in avorio seicentesca del Regno di Napoli, ci conduce a vetiquattro vetrine – con la collezione di maioliche, porcellane e ceramiche parte della donazione di Filippo Perrone, in quanto la quasi totalità della collezione di ceramiche messa insieme da Gaetano Filangieri andò distratta nell’incendio di San Paolo Belsito del 1943, – portandoci poi alla voluminosa biblioteca con diecimila tomi e tre fondi librari donati (D’Ambra, Acton e de Sangro).

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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