Napoli 1869, la nascita di Vittorio Emanuele III

Riportiamo di seguito stralci di un articolo di Carlo Aguilar per Il Mattino Illustrato che ricostruisce le festività napoletane per la nascita del primo Principe di Napoli e futuro Re d’Italia, Vittorio Emanuele III, nella reggia di Capodimonte l’11 novembre del 1869.

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[…] Il parto avvenne alla sera, verso le ore 10,30; ma già fin dalle otto la Principessa Margherita ne aveva avvertito l’imminenza, mentre era a pranzo. Il principe Umberto, giunto a Napoli la sera precedente accorse subito presso la Consorte, in compagnia della Duchessa di Genova e del Principe Carignano.
Nella stanza attigua – così richiedeva il cerimoniale – erano convenute le grandi autorità dello Stato, tra cui il Conte Gabrio Casati, presidente del Senato, il marchese Gualterio, ministro della Real Casa, i generali Cialdini e De Sanget, in qualità di testimoni, nonchè il prefetto di Napoli, marchese D’Afflitto e il sindaco G. Campitelli. L’annunzio del fausto evento fu dato, per prima, al Teatro «San Carlo», dove si rappresentava, quella sera, il ballo Brahma. Con voce tremant dall’emozione, lo partecipò al pubblico il consigliere Vonwiller, ed una salva di applausi seguì il breve discorso. La folla norme scattò in piedi mentre l’orchesta suonava la Marcia Reale. All’una dopo mezzanotte, i cannoni dei castelli cominciarono a tuonare le salve di 101 colpi, cui fecero eco gli spari dei legni della Real Marina.
Napoli era esultante: la gioia era in tutti i cuori! E, infatti, fin dalle 6 del mattino successivo, le musiche della guarnigione presero a percorrere la città, suonando marce giulive. Ufficiali e soldati indossavano la grande uniforme, e, sopra i forti, sventolava la bandiera nazionale. I giornali dettero la notizia del fausto evento con articoli improntati al più schietto patriottismo. Uno, tra gli altri, di quegli articoli, merita di essere ricordato. E’ quello che, nel giornale «Il Piccolo», scrisse Rocco De Zerbi.
Eccolo tal quale ci è stato dato di poterlo rintracciare…:«Mentre i cannoni tuonano salutando la nascita di un nuovo rampollo di Casa Savoia, e ci risuonano ancora negli orecchi gli applausi dei cittadini napoletani che udirono nel Teatro «San Carlo» la lieta novella, prendiamo la penna per dare i nostri augurii al nuovo nato, augurii che egli non intenderà, ma che deve intendere l’Augusta Madre, cui incombe il debito di rammentarGli, quando sarà adulto, a quali speranze egli abbia l’obbligo di rispondere.
Il popolo napoletano, che dal continuo mutar di principi e dal vederli amanti senza giusta ragione di ogni altro paese che di questo, aveva sentito inaridita nel suo cuore ogni vena di affetto pei Sovrani; questo popolo che, indifferente, vedeva entrare nelle sue mura Carlo VIII oggi, e Ferdinando d’Aragona domani, ora festeggia, con sincero affetto, la nascita del Principe di Napoli, destinato a diventare un giorno Re d’Italia.
[…] Oggi napoli si rinnovella, e il Principe che ne porta il nome, potrà, quando sarà adulto, andar contento del suo titolo, così come Napoli potrà vantarsi di avergli dato i natali…”
Il battesimo del Principe ebbe luogo la domenica successiva, 14 novemvre, in una sala della Reggia. Lo amministrò il cav. Giuseppe Pagnone, Presidente della R. Cappella di Firenze e ne redassero gli atti civli il generale Menabrea, presidente del Consiglio, e il Segretario del Senato, commendatore De Margherita. Testimoni furono il venerando generale De Sanget e il generale Cialdini, entrambi Cavalieri dell’Annunziata.
Alla cerimonia assistettero, oltre le Autorità, anche le dame di Piedimonte, di Montefalcione, di Sarno, di Melissa e di Sant’Arpino, tutte vestite di Bianco. La cerimonia religiosa ebbe luogo nella gran sala da ballo, allestita a cappella per cura del cav. Pompeo Carafa e adorna di stoffe e veli di cotone bianco e cilestre.
All’Augusto Principe vennero imposti i nomi di VIttorio Emanuele, Ferdinando, Maria, Gennaro.
Fu padrino il Sindaco di Napoli.
Le feste che si svolsero in Napoli per la nascita di Vittorio Emanuele avrebbero dovuto durare tre giorni, ma si protrassero di molto, a causa del tempo pessimo.
Sui primi di dicembre, infatti, la Principessa Margherita, già levatasi in piedi, ricevette una commissione di popolane di Sezione Porto, che le presentò un fascio di fiori, con nel mezzo della ruta, erba che protegge i neonati dalla jettatura.
Qualche giorno prima il poeta Giovanni Prati aveva fatto pervenire a Corte, un sonetto di laborriosa fattura, il quale portava per titolo: «Per gli Augusti Natali del Principe di Napoli»..
[…] Oltre questo sonetto, fu scritt per l’occasione, una canzone in dialetto, dal titolo: L’asciuta a lu munno de Vittorio Manuello, Prencipe de Napole. Ne furono autori Marco D’Arienzo e Antonio Castelmezzano, su musica del maestro Scalisi. Venne cantata dal tenore Alessandro Rocco, e dovette essere ripetuta nientedimeno che settantacinque volte!
Oltre la famosa culla venne offerto – e questo è poco noto – un magnifico lavacro in bronzo su tripode di marmo, in istile pompeiano,. Avrebbe dovuto servire per la cerimonia del battesimo e lo aveva fatto costruire il senatore Giuseppe Fiorelli, a sue spese e con concorso di tutti gli impiegati del Museo e degli Scavi.
[…] Un’altra offerta fatta a Margherita di Savoia fu quella della polka, appositamente scritta da Eduardo Roque, aiutante maggiore del 16° Fanteria.
I festeggiamenti ebbero inizio ai 27 del mese di novembre e incominciarono fin dalle prime ore. A sera si procedette all’illuminazione di Piazza del Plebiscito, secondo il sistema Ottino, con divieto di appoggiarsi ai pali che sostenevano le lampade, per la tema che gli scossoni avessero fatto versare l’olio.
Per gli spettacoli teatrali, tranne che a «San Carlo», fu concesso ingresso gratuito, con tesserine rilasciate dalle dodici sezioni municipali. Inutile dire che il concorso di pubblico fu enorme.
Le feste si chiudero con un’ascensione in pallone, compiuta dal signor Blondeau.

 

 

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