Memorie della Grande Guerra: Oreste Salomone, l’eroe del cielo

L’aviatore capuano Oreste Salomone, eroe della Grande Guerra, è al centro dell’opera di Gaetano Surdi, Oreste Salomone… oltre la leggenda. Storia di un aviatore capuano. Il lavoro, completo di articoli giornalistici, foto e comunicazioni degli uffici militari, ci consegna la memoria di un eroe di guerra pluridecorato che, come scrive l’autore, fece del cielo “la sua palestra di ardimento”.

Nel 1897 si arruolò nel Regio Esercito. Fu nel 76° Reggimento Fanteria Brigata “Napoli”, caporale, caporal maggior e sergente di contabilità, titolo col quale passò nei corsi Allievi Ufficiali nella Scuola Militare di Modena dalla quale uscì come sottotenente. Fu destinato al 7° Reggimento Fanteria Brigata “Cuneo” per poi essere assegnato al Magazzino Casermaggio di Gaeta.

Nel 1911 fu trasferito nel 24° Reggimento Artiglieria e destinato all’infermeria cavalli della 1° Divisione del Corpo di Spedizione in Tripolitania. Fu in Africa, nel corso delle operazioni della Guerra Italo-Turca, che si mostrò interessato agli aerei e passò ad essere Ufficiale Contabile del primo nucleo di aviatori di Tripoli. Approfittando delle circostanze, fece domanda per entrare in servizio come “Osservatore”.

Rimpatriato nell’agosto del 1912, fu ammesso al campo di volo di Aviano e, quando tornò in Libia, aveva conseguitò il brevetto di volo grazie al quale fu assegnato al Gruppo Squadriglia di Aviatori di Tobruk. Benché avesse alle spalle solo poche ore di volo, pilotò venticinque volte il suo Neiuport in territorio nemico guadagnandosi la Medaglia d’Argento al Valor Militare.

Rimpatriato, completò la sua formazione presso il Battaglione Aviatori di Centocelle e, la mattina del 22 aprile del 1914, a bordo di un monoplano Bleriot (SIT) batté il primato italiano d’altezza raggiungendo una quota di 4.700 metri. Altre imprese però attendevano Salomone.

La specialità della caccia aerea non rientrava nelle sue esperienze aviatorie e per questo ottenne di formarsi con un corso di pilotaggio di aerei da bombardamento allo scoppio della Grande Guerra. Maturato un primo bagaglio di conoscenze, fu membro della Prima Squadriglia di Aeroplani Caproni e prese parte al bombardamento di Lubiana, sede del Quartier Generale Austriaco e dimora di Carlo I d’Asburgo, in risposta al bombardamento di Milano. Al mattino del 18 febbraio del 1916 il suo velivolo, guidato dal Capitano Luigi Bailo, ingaggiò uno scontro nei cieli di Selva di Tarnova e Salomone fu il solo superstite, rifiutando la resa, ferito col sangue che gli offuscava la vista. Il Caproni, “Aquila Romana”, crivellato di colpi, atterrò al campo di Gonars e Salomone assolse così al compito morale di riportare in patria le spoglie dei caduti suoi compagni di volo. Il re premiò l’audace azione e volle concedergli la Medaglia d’Oro al Valor Militare, il primo riconoscimento di questo tipo concesso ad un aviatore vivente, e farne un Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia.

Dopo un periodo di convalescenza nella nativa Capua, fu nominato comandante della 1° Squadriglia prese parte ai bombardamenti su Trieste e Pola ma fu poi costretto dall’aggravarsi delle sue condizioni di salute ad accettare, un comando presso il Battaglione Aviatori di Torino. Ottenne, dopo Caporetto, di essere rimandato al fronte e ricevette ancora una onorificenza, fu promosso infatti Maggiore per “merito eccezionale”. Nel gennaio del 1918, ottenne il comando del XVI Gruppo Aeroplani che fu protagonista dell’azione di bombardamento notturno che portò alla sua morte.

La sera del 2 febbraio di quell’anno, uno stormo di Caproni si alzò in volo per una missione sulle postazioni di Levico e Caldonazzo. Al rientro mancava all’appello il trimotore del Maggiore Salomone. Si sentiva ancora l’aereo circuitare sopra il campo avvolto nella nebbia. Di lì a poco l’aereo si schiantò al suolo. Con lui perirono nell’incidente il tenente osservatore Mariano D’Ayala Godoy e il sergente pilota Antonio Porta. Il quarto membro dell’equipaggio, sergente mitragliere Silvio Piovesan rimase illeso.

La sua morte venne accolta da un grande dolore e una profonda commozione dal Paese, tanto che il poeta Gabriele D’Annunzio, da sempre attivissimo nella vita politica italiana, volle pronunciare il suo elogio funebre.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: G. Surdi, Oreste Salomone… oltre la leggenda. Storia di un aviatore capuano

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