Processioni storiche di Zara

Traiamo da “Zara Cristiana” di Carlo Federico Bianchi, questo dettagliato elenco delle tradizionali processioni religiose di Zara.

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Processioni liturgiche

Il 20 Gennaio. Colpita più fiate la città nostra dal flagello della pestilenza, faceva dessa solenne voto a s. Sebastiano Martire. D’allora un solenne digiuno precedeva la sua festa, che con solennità di precetto veniva adì 20 di gennaio d’ ogni anno celebrata. Una processione generale con intervento del clero secolare e regolare, di tutte le confraternite, e del pubblico magistrato partiva dalla cattedrale, e girando per la via di s. Michele, e passando sotto la Loggia, ove si univano i pubblici rappresentanti, dirigevasi alla chiesa di s. Rocco, e lì assisteva ad una messa solenne. Nell’andata cantavansi in musica le litanie maggiori, nel ritorno il Te Deum. Cessarono il digiuno, la festa e la processione sotto il gallico dominio, allorquando fu soppressa la chiesa suaccennata.

Il 19 Marzo. La città di Zara professò sempre gran divozione a s. Giuseppe, il castissimo sposo di Maria Vergine. Si celebrava la sua festa con solennità; si collocava sull’altar maggiore la sua immagine, la quale veniva portata nel pomeriggio in processione per tutta la città da quattro sacerdoti di abiti sacri vestiti. A questa processione intervenivano il clero, le religioni (eccettuati i Benedettini), le confraternite, ed il magistrato, tutti con fiaccole accese. Durante la processione si cantavano in musica le litanie dei santi, e nel ritorno facevasi l’esposizione del SS. Sacramento. I pubblici rappresentanti si univano alla processione sotto il palazzo. All’ immagine fu in seguito sostituita la statua, che tuttavia si conserva nella cattedrale, e si espone alla pubblica venerazione nella suddetta festa, ed in quella del Patrocinio del santo, dichiarato da Pio IX. Patrono della chiesa cattolica. Oggidì tanto l’una che l’altra festa vengono celebrate con maggior solennità di prima, non però colla processione, che fu smessa al principio del secolo.

Il Giovedì Santo, dalla Confraternita delle Quarantore, nella chiesa di s. Giovanni Battista, facevasi la processione serotina del ss. Sacramento, alla quale intervenivano le confraternite, l’arcivescovo, la milizia, tutti gli ordini cittadini, ed i pubblici rappresentanti. Partendo dalla suddetta chiesa girava il borgo interno, e per la via della Carriera faceva ritorno. Questa processione andò a cessare nel 1807 colla soppressione della chiesa, ma fu ristabilita in s. Simeone nell’anno 1833.

Il Venerdì Santo, Venerdì Santo fin da tempo immemorabile si fa dal capitolo e clero della metropolitana dopo il mattutino delle tenebre una processione generale di lutto per le vie principali della città. L’arcivescovo porta la ss. Eucaristia velata, e sotto nero baldacchino. V’intervengono le confraternite, la milizia, e le musiche cittadina e militare, ed è seguita da molto popolo devoto. Durante la processione si canta in musica il Popule meus, e la città è tutta illuminata. Si da compimento alla sacra funzione colla benedizione.

Il 25 Aprile, sacro a s. Marco ev. dopo la messa solenne facevasi, durante il veneto dominio, una processione generale per tutta la città per la conservazione della Repubblica. Oltre il capitolo e clero urbano doveano intervenire i parochi foranei da Kuklizza fino ad Ugliauo e da Cosino a s. Cassiano, tutti vestiti di abiti sacerdotali. Doveano comparire inoltre le confraternite, le scuole delle arti, e tutte le corporazioni religiose, nessuna eccettuata. Si portavano da’ sacerdoti le reliquie della metropolitana; si cantava l’inno “Tristes erant apostoli” e si facevano sotto la loggia speciali preghiere per la incolumità dello Stato. Se questa processione veniva da qualche circostanza impedita, doveasi trasferire, non mai ommettere.

Il 16 Maggio, in memoria della solennissima traslazione di s. Simeone, celebrata nel 1632, si fa generale processione, alla quale prendono parte, oltre il clero secolare e regolare, tutte le confraternite. S’appella processione delle rose, poichè il clero riceve le rose benedette dopo la messa, che si canta dal pievano. Nell’andata si canta l’inno “lste confessor” e nel ritorno il Te Deum. Prima di partire dalla collegiata, tanto l’arcivescovo, che il capitolo, ed il magistrato fanno atto speciale di venerazione alla sacra reliquia, mentre dal clero della cattedrale si canta alternativamente il Lumen ed il cantico del giusto Profeta. Questa processione di pura divozione non si trasporta, se per qualche caso viene impedita.

Il 31 Luglio, si celebrava una volta nella metropolitana la commemorazione del solenne ingresso delle armi venete in Zara nel 1409. Cantata in Duomo la messa solenne in onor di s. Marco si disponeva la processione. I sacerdoti del clero urbano e foraneo, vestiti di abiti sacri portavano le sacre reliquie, come il dì di s. Marco. Oltre il clero secolare e regolare dovevano comparire le confraternite, le arti colle loro insegne e gonfaloni, la milizia, e la pubblica rappresentanza. Sotto la loggia si facevano le solite supplicazioni di metodo per la salute della repubblica. Se per caso questa processione veniva impedita, si trasferiva ad altra giornata, nè mai potevasi ommettere. Cessata la repubblica, andò a cessare anche la processione.

Il 16 Agosto, giorno sacro a s. Rocco confessore, protettore contro i mali contagiosi, si faceva una volta generale processione, e stazione alla sua chiesa. Di buon mattino la confraternita dei divoti del santo portavano processionalmente la sua statua nella Cattedrale. Dopo la messa conventuale si schierava la processione, alla quale dovevano intervenire tutte le confraternite, e le corporazioni religiose, oltre il capitolo ed il clero della metropolitana e della collegiata. Si passava per la via di s. Michele e sotto la loggia si univa In pubblica rappresentanza. Si cantavano le litanie maggiori in musica, ed arrivati alla chiesa del santo protettore si cantava messa, dopo la quale si ritornava in Duomo, lasciata la statua nella sua chiesa. Siccome tale processione dipendeva da un voto fatto al santo in tempo di pestilenza, cosi non si ommetteva, ma si trasferiva in caso d’impedimento. Colla soppressione di quella chiesa andò a cessare anche questa divota e solenne supplicazione, ritenuta soltanto la pubblica esposizione della statua nel di festivo del santo in Duomo.

Il 7 Ottobre,  giorno memorando per la vittoria riportata dalle armi cristiane sopra la turchesca potenza V anno 1571 sotto il pontificato dì s. Pio V. Dopo la messa conventuale, che si cantava in onor di s. Giustina v. m. si disponeva la processione generale colle reliquie, alla quale intervenivano, oltre il capitolo e clero, tutte le corporazioni religiose, nessuna eccettuata, le arti, la milizia e la pubblica rappresentanza, come nella festa di s. Marco. La processione facea il giro di tutta la città; si cantava il cantico di Mosè: C’antemus Domino gloriose: ed arrivati in campo di B. Simeone s’intuonava il Te Deum, che chiudeasi in Duomo all’ aliar del ss. Sacramento col versetto ed orazione di s. Anastasia.

Il 7 Ottobre dopo mezzogiorno, vigilia di s. Simeone, facevasi processione solenne colle reliquie. Si faceva stazione nella collegiata, ove si cantavano i vesperi in musica, e si faceva atto speciale di venerazione alla sacra reliquia, come il 16 Maggio; indi si ritornava in Duomo col Te Deum.

L’8 Ottobre, solennità di s. Simeone, lo stesso come jeri per la messa solenne. La pubblica rappresentanza si univa alla processione sotto il palazzo, e dopo la messa ritornava a palazzo. Queste processioni per la festività del santo nostro compatrono si tengono anche di presente, ma senza le reliquie.

La processione del Corpus Domini, come si faceva sempre, così si fa anche a’tempi nostri con gran solennità. Intervengono tutte le confraternite, le corporazioni religiose, il clero secolare vestito di abiti sacri, tutti gl’ istituti di pubblica istruzione, la milizia, e le autorità civili e militari in piena gala, secondo l’ordine prescritto dal ceremoniale. Si cantava una volta il Lauda Sion in musica, ed ora gl’ inni del rituale. Si fanno quattro soste agli altari di s. Maria, di s. Michele, di s. Simeone e del Duomo, ove si cantano i Vangeli e s’impartisce la Benedizione col Ss.mo. La processione s’incamina dalla Basilica Metropolitana verso il tocco, ove ritorna verso le ore due pomeridiane, e chiudesi col Tantum ergo e colla Benedizione.

Processioni particolari

Il Venerdì successivo alla festa del Corpus Domini facevasi pure solenne processione in Duomo dopo mezzogiorno dalla Confraternita del Sacramento. Intervenivano l’arcivescovo, le confraternite di s. Silvestro, di s. Michele, s. Rocco, s. Antonio Ab. del Carmine e della Ss. Annunziata, ed i pubblici rappresentanti, e si faceva il giro di s. Barbara.

La Domenica fra l’ottava del Corpus Domini, come per l’addietro così ancor oggidì nella Collegiata di s. Simeone si tiene processione solenne del Santissimo, girando intorno la parrocchia. Fanno comparsa le confraternite, i religiosi del terz’ordine, la milizia e la banda militare.

Ogni prima Domenica del mese si fa in Duomo una processione coli’ Augustissimo sagramento dopo la Messa solenne. Una volta si faceva intorno la via di s. Barbera, e vi intervenivano tutte le Confraternite.

Il 24 e 25 Mano il capitolo col clero della cattedrale recavasi in processione alla chiesa delle monache domenicane di s. Demetrio ed assisteva ai vesperi ed alla messa solenne, che si cantavano in onor della ss. Vergine Annunziata, titolare di quella chiesa, non più esistente.

Il 7 ed 8 Settembre portavasi egualmente, come anche adesso, nella chiesa delle monache benedettine di s. Maria per assistere ai vesperi ed alla solenne messa, che si cantano in musica dalla cappella metropolitana in onor della beatissima Natività di Maria, titolare di quella chiesa.

Li 20 e 21 Novembre, il capitolo parimenti si reca in processione al Santuario della B. V. del Castello, ove canta i vesperi e la messa solenne in onor della Presentazione di Maria santissima, che ne è la titolare.

Il 24 Novembre, giorno sacro al nostro precipuo patrono S. Crisogono Martire, dal 1848 cominciò il capitolo col clero della metropolitana recarsi processionalmente alla sua chiesa, e cantare solenne messa in suo onore, alla quale intervengono tutti gl’ istituti di pubblica istruzione ed il magistrato, cui vengono resi gli onori dal cerimoniale previsti.

Il 24 e 25 Novembre solevano il capitolo ed il clero suddetto portarsi in processione alla chiesa delle monache benedettine di s. Catterina per celebrare i vesperi e la messa solenne della santa titolare. Soppressa che fu la chiesa al principio del secolo, andò a cessare anche la pia consuetudine.

Processioni straordinarie – Processioni in tempo di guerra

Come si rileva dal libro delle cerimonie e consuetudini della chiesa nostra, in tempo di guerra, soleasi cantar messa solenne in Duomo, finita la quale si faceva solenne processione generale per tutta la città col ss. Sacramento, portato dall’arcivescovo. Dovevano intervenirvi tutte le confraternite, le corporazioni religiose e la pubblica Maestà, la quale portava le aste del baldacchino. Nel ritorno si chiudeva la processione all’ altar del Ss. colla benedizione. Dopo di che il capitolo ogni sabbato si recava al Santuario della B. V. del Castello, di mattina per assistere alla messa che a quest’ oggetto si cantava, e la sera per cantare le litanie lauretane.

Processioni straordinarie – Processioni in tempo di pestilenza ovvero di altra specie di epidemia

In tempo di peste ovvero di qualunque altra specie di epidemia, era solito il Capitolo di portarsi alla B. V. del Castello, ed ivi dinanzi alla gloriosa immagine di Maria celebrare messa solenne votiva. Durante la processione cantavansi le litanie lauretane, e nel ritorno l’Ave Maris stella.

Inoltre suole il capitolo con tutte le confraternite e corporazioni recarsi processionalmente a s. Simeone, ed assistere ad una messa solenne del Santo, coll’arca aperta. Tanto nel 1836 e nel 1849 quanto nel 1855 la processione fu generale, e vi prese parte tutta la città, quando il Cholèra morbus, portato dall’Asia, invase tutta l’Europa, e colpì anche queste contrade.

Processioni straordinarie – Processioni in tempo di siccità

In tempo di siccità, il capitolo della cattedrale celebrava in primo luogo una messa solenne votiva ad petendam piumom all’altar di s. Giuseppe in suffragio delle anime del Purgatorio. Indi si portava in processione a s. Simeone, implorando l’intercessione del santo protettore. Continuando il flagello rivolgevasi alla B. V. Annunziata nella chiesa di s. Marcella. Recavasi quindi a quella chiesa cantando le litanie lauretane, e lì celebrata messa solenne, ritornava in Duomo coll’ Ave Maris stella. Altrettanto nei dì successivi facevano le confraternite coi loro cappellani. Se continuava la siccità, in allora si ordinavano processioni di penitenza coll’immagine* veneranda. In un giorno stabilito, nel pomeriggio recavasi il capitolo col clero alla chiesa di s. Marcella, cantando l’Ave Maris, e levata l’immagine, veniva portata in Duomo da quattro sacerdoti, vestiti d’abiti sacri, col canto delle litanie, e collocata sopra l’altar maggiore, vi rimaneva tre giorni, esposta alla pubblica venerazione. Nel primo, dopo la messa conventuale si faceva solenne processione col canto delle litanie, passando per la via, prossima a s. Maria, e ricollocata, nel ritorno, al suo luogo primiero, cantavasi messa solenne votiva; alla sera si chiudeva colle litanie lauretane e colle preci ad petendam pluciam. Il secondo giorno facevasi altrettanto, e la processione passava per la via di s. Vito. Il terzo ed ultimo giorno si cantava messa solenne votiva, e poi si faceva processione generale per tutta la città, alla quale intervenivano i pubblici rappresentanti, le confraternite e le corporazioni religiose con fiaccole accese. Si deponeva la miracolosa immagine nella sua chiesa di s. Marcella e la processione ritornava in Duomo coll’ Ave.

Processioni straordinarie – Processioni in tempo di terremoto

In tempo di terremoto, il capitolo ed il clero assieme all’arcivescovo solea andare in processione alla Collegiata, ove cantava solenne messa votiva all’ arca di s. Simeone. Oltre a ciò nei giorni successivi si faceva l’esposizione del ss. Sacramento in tutte le chiese, incominciando dalla cattedrale.

Processioni straordinarie – Processione pel primo ingresso del Provveditor Generale.

Per l’ingresso del Provveditor Generale veneto facevasi di metodo una processione generale, alla quale dovevano intervenire tutte le confraternite e tutte le corporazioni religiose, il capitolo, il clero, l’arcivescovo, e l’arcidiacono in piviale, assistito da due mansionari vestiti di abiti sacri. Alla marina il Provveditor Generale associavasi all’ arcivescovo, indi la processione si dirigeva alla cattedrale ove si cantava solenne Te Deum in musica, chiudendo colf orazione del Pontificale. Di là avviavasi alla loggia, ove riceveva l’omaggio della città.

 

 

 

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