Storia del Cristianesimo: San Giovanni IV lo Scriba

San Giovanni IV, detto lo Scriba, fu vescovo di Napoli dall’838 all’849 d.C.. Visse gli anni della sua fanciullezza in estrema povertà, ma, compresa l’importanza dello studio, si dedicò anima e corpo alle lettere ed ai testi teologici. Grazie all’impegno caritatevole dei vescovi di Napoli, che da tempo avevano istituito un convitto per giovani indigenti nell’Episcopio della Stefania provvedendo al loro sostentamento ed alla loro istruzione, Giovanni riuscì a dedicarsi allo studio delle scienze sacre giungendo perfino ad insegnare teologia.

Il Ducato di Napoli visse però in quegli anni un periodo politico molto difficile carico di violenze, guerre ed instabilità.

Morto Stefano II, vescovo e duca, all’episcopato salì San Paolo III, al ducato Teodoro. Questi fu presto scacciato e sostituito da Stefano, nipote del vescovo. In poco tempo, a San Paolo III successe il beato Tiberio che restò in carica venti anni fronteggiando le aggressioni di Sicone di Benevento.

Il longobardo aveva sottratto a Napoli numerose reliquie, anzitutto quelle di San Gennaro, e tornò a cingere la città d’assedio. Napoli, sorta in armi, respinse gli attacchi ma il traditore Buono, fingendosi interessato a persuadere il duca Stefano di addivenire alla pace con Sicone, ammazzò il Duca e ne prese il posto. Tiberio s’oppose alla nuova tirannia ma Buono usò ripetute violenze sul clero e ridusse in prigionia il vescovo. L’idea del Duca era quella di proclamare un nuovo vescovo a lui compiacente e pensò che questi potesse essere Giovanni, già arcidiacono.

Giovanni, rispettoso di Tiberio e tutto preso dalla vita religiosa, rifiutò ogni coinvolgimento politico ma, quando Buono minacciò di far strangolare Tiberio, dovette accettare la proposta e fu proclamato vescovo.

Per sette difficili anni provo a conservare la pace a Napoli, ma i disordini non erano finiti. A Buono successe il figlio Leone che però fu scacciato da suo genero, Andrea, che, rifiutando ogni sottomissione a Sicardo di Benevento, iniziò una nuova guerra con i longobardi chiedendo il soccorso del re Lotario di Francia.

Lotario inviò a Napoli un esercito guidato dal capitano Contardo ma appena costui giunse, Sicardo morì ed ogni conflitto cessò. Andrea però, per timore d’essere spodestato, intese far restare nel Ducato il francese Contardo promettendogli in sposa sua figlia vedova. Procrastinando sempre le nozze, però si inimicò il francese che alla fine l’ammazzò e si proclamò duca. L’atto inorridì il popolo che insorse uccidendo Contardo, portandone la testa in corteo per la città su un palo. Infine fu scelto come nuovo Duca, Sergio, padre di Sant’Attanasio il Grande di cui Giovanni fu maestro e tutore.

Questi anni così turbolenti e sanguinari furono vissuti con coraggio da San Giovanni che, in una vera epica impresa, riuscì a traslare i corpi dei suoi antecessori nella Stefania: le reliquie dei vescovi Aspreno, Epitimito, Marone, Efebo, Fortunato I, Massimo e Giovanni furono portate dal cimitero di San Gennaro all’interno della Basilica della Stefania e qui furono collocate in tombe ad arcosolio affrescate coi loro ritratti. Queste traslazioni all’interno della Stefania furono importantissime perchè permisero di difendere e conservare reliquie soggette purtroppo alle scorrerie rapinatrici dei Longobardi.

A San Giovanni IV è da ricondurre inoltre la stesura del Calendario marmoreo di Napoli scoperto nella Basilica di San Giovanni Maggiore nel 1742. Il “calendario marmoreo” è un manufatto su due lastre di marmo incise intorno alla metà del IX secolo. Si tratta di un unicum tra le testimonianze epigrafiche, un documento fondamentale della storia religiosa di Napoli, perché in esso si conservano le costumanze liturgiche della Chiesa locale ancora legata al mondo bizantino. Il calendario, inoltre, ha il pregio di indicare un incredibile numero di santi del monto antico, ricordati in tutti i 365 giorni dell’anno.

Giovanni morì il 17 dicembre dell’849 e venne sepolto nell’oratorio di San Lorenzo all’interno della Catacombe di San Gennaro, e poi traslato prima nella Stefania e quindi nella Basilica di Santa Restituta, dove le reliquie furono poste nella cappella di Santa Maria del Principio.

 

 

Autore aritcolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: G. Rocco, “San Giovanni IIII” in La Scienza e la Fede, Napoli 1876

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