Simeone il grande, imperatore dei Bulgari

Simeone, terzo figlio di re Boris I, fu indirizzato alla vita religiosa e nell’888, ancora quattordicenne, fu inviato a Costantinopoli per formarsi in studi teologici. Nel giro di dieci anni, con profonde conoscenze di retorica, greco e filosofia, divenne apprezzatissimo nell’ambiente intellettuale bizantino al punto tale dal meritarsi l’appellativo di “mezzo greco”.

Ritornato in Bulgaria, col suo insegnante e mentore San Naum di Preslav, s’impegnò nella traduzione di libri dal greco al bulgaro e continuò a fare ciò fino a quando suo fratello Vladimir, succeduto al padre che aveva abdicato per farsi monaco, fu da questi stesso detronizzato perché aveva provato a reintrodurre il paganesimo ed il Consiglio di Preslav lo nomino come nuovo re.

Simeone continuò la politica del padre sostenendo la cultura slava ed è sotto il suo governo che fu inventato l’alfabeto cirillico alla scuola letteraria di Preslav, divenuta capitale di Bulgaria. Il nuovo alfabeto si rifaceva alle scritture latine, greche ed ebraiche e fu voluto soprattutto per dare alla Chiesa di Bulgaria una propria lingua liturgica. Soprattutto grazie a questa creazione la Bulgaria fu a pieno titolo la culla delle lettere slave classiche.

Il rapido sviluppo culturale del Paese fu accompagnato da un costante conflitto militare. Un anno dopo l’incoronazione di Simeone, infatti, l’imperatore bizantino Leone VI trasferì il mercato delle merci bulgare da Costantinopoli a Salonicco, imponendo più dure tasse ai mercanti. Simeone protestò contro questa misura ed armò il suo esercito in una guerra che subito si giocò su due fronti, i bizantini a sud ed i magiari loro alleati nel nord-est. Tentò di trattare con Costantinopoli ma nel frattempo combatté i magiari vedendosi dapprima sopraffatto e costretto ad abbandonare Preslav e poi organizzare una contro-offensiva che vittoriosa nella Battaglia di Buh, che spinse i magiari fuori dalla Bulgaria costringendoli ad insediarsi in Pannonia. Falliti i tentativi diplomatici con i bizantini, riuscì a batterli nella Battaglia di Boulgarophygon e si portò con le sue truppe fin sotto le mura di Costantinopoli. L’Imperatore dovette acconsentire a far ritornare il mercato bulgaro nella capitale. Non solo, l’Impero Romano d’Oriente fu pure costretto a pagare un tributo annuale alla Bulgaria ed a cedere a Simeone i territori tra il Mar Nero e Strandža.

Questa pace fu spezzata da Simeone più volte e pur di tenere il controllo del porto di Salonicco, i bizantini gli concessero nuove terre in Macedonia ed Albania.

L’imperatore Leone VI morì nel 912, lasciando sul trono il figlio minorenne Costantino VII affiancato da suo zio Alessandro. L’anno seguente Bisanzio non pagò alla Bulgaria il suo tributo annuale e così Simeone a radunò nuovamente il suo esercito e lo guidò su Bisanzio. Alessandro morì nel frattempo e il patriarca Nicholas Mystikos, nuovo reggente, s’affrettò a raggiungere la pace perché in molti non riconoscevano il giovane imperatore e sostenevano il pretendente Costantino Ducas. Durante una cerimonia ufficiale nel Palazzo delle Blacherne il patriarca incoronò Simeone come Imperatore di tutti i bulgari ed è così che nacque l’impero bulgaro. Bisanzio riprese il pagamento dei suoi tributi e una delle figlie di Simeone fu promessa in sposa all’imperatore Costantino VII. Le aspirazioni di Simeone al trono bizantino però caddero quando, l’anno seguente, Nicholas Mystikos fu sostituito come capo della reggenza dalla madre di Costantino VII, l’imperatrice Zoe Karbonopsina che già aveva guidato Leone VI contro i bulgari. Ella annullò ogni accordo e s’alleò con serbi, magiari e peceneghi. L’esercito bizantino, guidato da Leone Foca, invase la Bulgaria col sostegno della marina bizantina, posta sotto il comando di Romano I Lecapeno. Venuto a conoscenza dell’invasione, Simeone corse a intercettare le forze bizantine, attaccandole dalle colline prossime al luogo di sbarco, sito sulle rive del fiume Anchilao, mentre queste erano ancora disorganizzate. Simeone guidò personalmente le sue truppe e perse persino il cavallo nel combattimento e riuscì coi suoi a decimare l’esercito bizantino. Con la vittoria nella Battaglia di Acheloo l’Impero bulgaro divenne la forza egemone nei Balcani.

Insieme a questi successi militari, la Bulgaria visse sotto l’Imperatore Simeone un’età dell’oro culturale, letteraria e spirituale mai conosciuta prima. Simeone infatti accolse nel suo regno i grandi letterati del tempo. I discepoli di Cirillo e Metodio, tra i quali Clemente di Ocrida, Naum e Costantino di Preslav, continuarono il loro lavoro educativo in Bulgaria, traducendo testi cristiani, come la Bibbia e le opere di Giovanni Crisostomo, Basilio di Cesarea, Cirillo di Alessandria, Gregorio di Nazianzeno, Atanasio di Alessandria, oltre a cronache storiche bizantine in bulgaro. Rinomati scrittori bulgari come Giovanni l’Esarca e Chernorizets Hrabar redassero alcune delle prime opere letterarie, teologiche e secolari, bulgare. Preslav raggiunse il suo apogeo culturale, diventando il centro letterario e spirituale dell’Europa slava, conobbe una grande floridezza architettonica ed artistica attraendo i letterati dell’intero mondo slavo ortodosso, con le sue oltre venti chiese e numerosi monasteri, il palazzo reale e la Chiesa d’Oro.

I disastri militari di Zoe Karbonopsina intanto determinarono un nuovo colpo di stato a Costantinopoli. Romano I Lecapeno prese il posto dell’imperatrice, Simeone allora, approfittando del disordine e con l’ambizione mai rimossa di far suo il trono di Costantinopoli, invase la Tracia, la Tessaglia e l’Epiro, tornando poi alle porte di Costantinopoli e chiedendo di essere accolto come Imperatore dei Romani. Sapeva bene però che la città non poteva essere presa senza un blocco navale così stabilì un’alleanza con l’Egitto del califfo Ubayd Allah al-Mahdi Billah che possedeva una formidabile marina, ma gli inviati fatimidi furono catturati dai bizantini in Calabria ed il piano di Simeone fu scoperto. Romano I Lecapeno pagò un esoso tributo al califfo affinché si ritirasse da quella guerra. Tutto è così raccontato da Giovanni Scilitze nelle Storie: “Il capo dei bulgari Simeone s’era montato la testa pe aver riportato molte vittorie sui romani e già sognava d’occuparne il trono. Mandò ambasciatori a Fatlun, capo degli africani, e lo spinse ad inviare una flotta contro la capitale, con la promessa di muoversi lui stesso, attraverso la Tracia, a capo di un consistente esercito: riunite le forze in una, avrebbero poi assediato la capitale per terra e per mare, si sarebbero spartiti le sue ricchezze in parti eguali e, mentr’egli se ne sarebbe tornato a casa, Fatulun sarebbe rimasto a Costantinopoli. I bulgari, senz’essere visti, navigarono verso l’Africa e, poiché Simeone riteneva che potessero dare utili consigli, presero alcuni illustri saraceni per rafforzare i patti. Sulla strada del ritorno incapparono nei calabri, che li tradussero a Bisanzio insieme ai saraceni. Quando l’imperatore Romano il Vecchio li vide e apprese i dettagli del loro complotto, si rese conto che se le cose fossero andare in quel modo, egli avrebbe avuto preoccupazioni non piccole, e ritenne necessario distogliere i saraceni dall’impresa usando magnanimità e concedendo benefici. Incarcerati i bulgari, blandì i saraceni con molti doni, altri ne inviò in segno d’ospitalità al loro capo e li rimandò a casa senza che avessero subito alcun danno, incaricandoli di dire al loro signore che così gli imperatori romani sanno ricambiare i loro nemici. Parlò anche della tassa annuale, che aveva tralasciato di pagare non per consapevole indugio, ma per i tumulti che ‘erano avuti fino ad allora nella regione. I saraceni ritornarono dal loro signore, gli raccontarono del trattamento ricevuto da parte dell’imperatore, ne lodarono la benevolenza nei propri confronti e consegnarono a Fatlun i doni che gli avevano portato. Fatlun, rallegratosi per tutto ciò che aveva sentito, condonò ai romani la metà dei tributi che gli dovevano e ne defalcò undicimila da ventidue: tanti da allora ne furono sborsati ai saraceni fino all’elezione di Niceforo“.

Fu poi sobillata una rivolta in Serbia, nell’estate del 924, grazie alla quale Costantinopoli ottenne una tregua affinché Simeone potesse sedarla, ma già a settembre l’imperatore dei bulgari si ripresentò a Costantinopoli e volle incontrare Romano I Lecapeno sul Corno d’Oro ottenendo il pagamento di un tributo e la restituzione di alcune città occupate sul Mar Nero.

Due anni dopo, con l’obiettivo di neutralizzare l’ennesimo alleato bizantino e catturare i rifugiati politici serbi, l’imperatore Simeone invase la Croazia nel 926 ma venne sconfitto. L’anno dopo, ormai spossato dalle continue campagne, ben dieci contro i bizantini, morì con un attacco al cuore mentre pianificava una nuova offensiva a Costantinopoli.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra
Bibliografia: R.J. Crampton, The Reign of Simeon the Great

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