Le tre battaglie di Nola contro Annibale

Le battaglie di Nola sono una serie di scontri della seconda guerra punica, in cui l’esercito romano, guidato dal generale Marco Claudio Marcello, riuscì a fermare Annibale.

Dopo la disastrosa battaglia di Canne, Roma apparve alle città campane come prossima al tracollo.

A Capua il condottiero cartaginese pose il suo quartier generale, facendo accampare l’esercito ai piedi dei Monti Tifata. Da qui volle dirigere le operazioni militari contro i centri rimasti fedeli a Roma, anziutto Nola.

Nola occupava una posizione strategica di grande importanza e conquistarla sarebbe stato un passo fondamentale. A dar manforte alle brame cartaginesi era il fatto che la città si mostrasse divisa, da un lato la plebe patteggiava per Annibale, dall’altro l’aristocrazia era solidamente fedele a Roma.

Tito Livio elenca tre battaglie combattute per controllare Nola ed il suo territorio e da tutte Annibale uscì sconfitto.

La prima battaglia avvenne nel 216 a.C.: i senatori temevano di non potersi opporre al popolo che chiedeva di rompere l’alleanza con Roma così temporeggiarono mentre, in segreto, sollecitarono l’intervento del pretore Marco Claudio Marcello, che si trovava presso Capua. Questi, ricevute precise notizie, si portò a Nola e, constatato lo stato d’assedio cui era tenuta la città, ordì un’astuzia: divise l’esercito disponendolo a difesa delle tre porte cittadine che guardavano verso il nemico ed uscì fiondandosi sulle truppe di Annibale facendo suonare le trombe e levando alti clamori facendo apparire il suo esercito molto più grande di quanto esso fosse in realtà. Nello scontro, secondo Livio, vennero uccisi duemilaottocento cartaginesi e solo cinquecento romani. La disfatta scoraggiò il nemico ma Annibale riuscì a riorganizzarsi.

Marco Claudio Marcello era impegnao a domare una rivolta scoppiata nel Sannio, mentre a Nola la plebe era riuscita a stabilire contatti con Annibale e ne invocava l’intervento. Il condottiero inviò un suo generale, Annone, per parlamentare col Senato, ma ogni proposta dei cartaginesi fu respinta. Marcello però, saputo delle difficoltà dell’aristocrazia nolana, si portò in città e fece arrestare i capi degli oppositori. Costoro furono tutti decapitati nel Foro mentre i cartaginesi prendevano d’assedio la città. Con coraggio, Marcello uscì dalle mura e riuscì a sopraffare il nemico tre volte superiore in numero. I cartaginesi si ritirarono dopo aver perso elefanti, insegne militari ed oltre cinquemila uomini.

Una terza battaglia è infine indicata da Tito Livio e sarebbe avvenuta l’anno dopo, nel 214 a. C., quando la plebe ancora una volta sollecitò l’intervento di Annibale offrendo lui la consegna della città. Le sollecitazioni non furono ascoltate da Annibale, che si trovava ad Arpi, ma il Senato, conosciuti i nuovi intrighi, si rivolse ancora a Marco Claudio Marcello il quale, da Calvi Risorta, inviò il suo logotenente Gaio Claudio Nerone. La cavalleria romana, da questi guidata, piombò di notte sull’accampamento cartaginese ed ancora inflisse al nemico oltre duemila morti. Gaio Claudio Nerone ritornò all’accampamento romano, collocato tra Cancello e Marigliano, e fu rimproverato da Marco Claudio Marcello per non aver rispettato i piani che prevedevano non una sortita ma l’arrivo della fanteria per uno scontro definitivo, tuttavia Annibale levò il campo e partì alla volta di Taranto, sperando che almeno questa città tradisse i romani.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

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