Aspetti militari e difensivi del Regno di Napoli nel 1622
Tommaso Pedio sulle pagine del “La Zagaglia : rassegna di scienze, lettere ed arti”, nel 1971, diede alle stampe alcune osservazioni tratte da un “Discorso politico intorno al Governo di Napoli di incognito autore”, redatto a Napoli il 22 gennaio del 1622 e conservato a Madrid (B. N. ms. 5972, ff. 41 ss.). Attribuito ad un abruzzese trapiantato a Napoli, il discorso denuncia la corruzione dilagante, lamenta l’insufficienza dell’intervento governativo e la povertà diffusa. Non serba caratteri antispagnoli, anzi, ma in molte riflessioni sembra precedere la polemica antigesuitica del Settecento. Da questa pubblicazione abbiamo scelto di estrapolare due brevi passi che illustrano, con estrema concretezza di dettagli e descrizioni, aspetti militari e difensivi del Regno di Napoli agli inizi del secolo.
***
[…] Questo Regno è aperto a tutte le parti e perciò è sempre stato publicamente devastato da tutte le Nationi… Ha il Regno molti porti e seni, ma i migliori sono Gaeta, Taranto, Bari et Brindisi. Il porto di Napoli non è sicuro. Si faria buono se si tirasse inanti il molo. Converrebbe ancor fortificare Nisida Isola poichè, preso quel seno dall’armate inimiche, si possono impedir facilmente le vettovaglie che per mare entrano in Napoli…
De’ Principi confinanti niuno puote offendere il Regno con maggiore impeto del Papa perchè ha vettovaglie, ha lungo tratto di confini dove sono molti paesi per entrare nel Regno, può dar strada all’eserciti inimici et forse non dispiacerebbe ad alcuni Regnicoli (non in generale) nella mutatione di Stato di venir sotto la Chiesa. Et si è veduto che la maggior parte delle rivolutioni che ha patito questo Regno sono nate dall’haver havuto nemico il Papa. Però il Re Cattolico comanda che si cammini con la Chiesa in buona corrispondenza non solo per la vicinanza e per l’interessi che si sono toccati, ma per levare il refuggio a’ banditi Regnicoli di salvarsi su quello della Chiesa et a quelli del Papa di ritirarsi su quello del Re.
Questo Regno ha moltre fortezze di conto. Il Re, nell’Istrutioni che dà al Vicerè, raccomanda Castelnuovo in Napoli, la fortezza dell’Aquila, Gaeta, Isca e Brinisi (sic). Ma però sono da stimarsi i castelli di Baia, Civitella del Tronto, Pescara, Taranto, Bari, Barletta, Monopoli et Reggio di Calabria, Gallipoli et Otranto. Il Re ebbe sempre pensiero di trapportar Reggio altrove e di fortificarla per star molto exposta all’invasioni de’ Turchi… Le fortezze… devono, però, essere fornite di armamenti, vittovaglie, munite di buona soldatesca et numerosa, di buoni capitani, acqua, sale, carne salata, zappe, corbelli, chiodi, molini da macinare i grani… Ha molte torre intorno alle marine ben intese et alcuni cavallari che scorrono per le spiagge del mare ma, avendo spia di vascelli e di armate, non si ha cossi facilmente a dar fede a tale
sorte di gente perché sogliono haversi intelligenza con renegati et non fanno fidelmente le guardie i Baroni. I Baroni non devono tener fortezze, ma per tutti i luoghi fantaria Spagnola.
Ordinariamente in questo Regno stanno tre e quattro mila soldati spagnuoli posti nei Presidij e nelle fortezze e parte in Napoli, li quali sono pronti per servire sopra le galere.
Vi sono 18 galere nel porto di Napoli, ma sfornite d’huomini da remo essendo la maggior parte forzati. Teneno il lor soldo sopra queste Galere molti vantaggiati et trateniti così Spagnoli come Italiani et anco d’altre nationi alli quali vantaggiati si li dà la ratione. Questi poverri, per la poco cura delli Vicerè et Generali, sono malamente pagati et le rationi mancano gli undeci mesi dell’anno et quando gli si dà, tanto il pane quanto il vino e la carne et altro, è il peggio chesi trova mercè alli Signori Generali et Capi et officiali maritimi che se la intendono con li partitarij et se ingrassano con il sangue de poverelli. Et ho inteso per cosa certissima che da quattro mesi in qua sono morti alcuni di fame, cosa in vero degna di compassione et incredibile se non si toccasse con le mani.
Ha un bellissimo arsenale, ma senza bastimenti il che è mal’inteso potendo haver legniami di Calabria et dalla spiaggia di Roma lino, canape da Terra di Lavoro, pece d’Andria et da Calabria, ferro dall’Elba, da Portolongone et dalli Stati dell’Istria, salnitro da Barletta, zolfo da Puzzuolo, schiavine (coperte) da Calabria et biscotti da per tutto, cascio da Puglia e salume di Calabria, zevo et carne salata d’Abruzzo, oglio da Terra di Bari et di Otranto.
Al tempo che l’armate nemiche scorrono per questi mari, è solito porsi soldatesca alla Torre del Greco, Castell’amare, Puzzuolo et a Sorrento e due fragatini la notte fanno le sentinelle per questo seno. Si tengono anche due fragate ad Otranto.
Per intendere gl’armamenti de’ Turchi si tiene spie a Ragusa, a Corfù, a Zante et in Costantinopoli et, secondo gli avvisi, si scrive agli Ambasciatori in Italia et ai Governatori.
Spende il Re in queste spie secrete da ottantamila ducati.
Ha il Regno per Presidio ordinario 16 Compagnie d’huomini d’arme di sessanta soldati per compagnia, quattro compagnie di huomini a cavallo de sudditi li quali non tirano paga, ma sono privileggiati in alcune essentioni. Vi è una bona mano de soldati vecchi trattenuti che risiedono in Napoli et servono quando è bisogno. Vi sono cento lancie spezzate che si chiamano continui. Li cinquanta sono spagnuoli, gl’altri cinquanta Napolitani. Questi havevano da esser netti non perché sono la guardia del Principe, ma adesso non si osserva poiché si seno fatte piazze venali non per permissione del Principe, ma per poco pensiero che ne tiene.
Ogni cento fuochi del Regno dà cinque soldati che fanno 25 mila soldati, che non sono stipendiati ma de’ sudditi et hanno alcune esentioni. Questi sono obligati correre alle marine più proxime et dove bisogna.
Questo è il presidio ordinario di questo Regno.
Ma la soldatesca di queste Province è malamente disciplinata e disarmata, come si vede nel sacco di Manfredonia. Il che considerando, il Duca di Macchia, Governatore della Provincia d’Apruzzo, ordinò una bellissima militia voluntaria di 17 mila fanti della miglior gioventù et più ricca di quelle Terre, nervo molto importante, alli quali diede suoi Capitani et Officiali et li fece armare di tutto punto anzi, perché elesse Capitani de i migliori e più ricchi, si obligarno, ne i bisogni di guerra et di tumulti, provedere a lor soldati de munitioni et arme da combattere. E questi Capitani sono obbligati, senza a gravio del Re et del Regno, ogni mese a far la mostra et disciplinarli con intervento del Sergente Maggiore e di Commissarij et di Colonello esperto.
Veramente è stata provisione molto bella se sarà seguitata, poiché la militia disciplinata va con molto coraggio alla battaglia… Questa militia cossi ordinata, stando ne’ confini del Papa et alle marine d’Apruzzo, sarà sempre di buon servitio a Sua Maestà ne’ tempi di guerra. La migliore soldatesca del Regno sono le Apruzzesi et Calabresi.