Battaglia di Puente la Reina
Il resoconto che presentiamo è tratto dal Courrier de Bayonne ed è estratto dal giornale La Frusta, n. 239 del 18 ottobre 1873. Consigliamo al lettore di prendere visione dell’introduzione Cronache della terza guerra carlista estratte da “La Frusta”.
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L’esercito carlista, giacché ormai gli si può dare tal nome, ha testè riportato una grande vittoria, ed il merito ne riviene ad Ollo, all’intrepido Radica, ai suoi battaglioni Navaresi ed anche ai tre battaglioni Alavesi che hanno mostrato, di mezzo al fuoco il più gran sangue freddo nella prima azione seria, a cui abbiano preso parte. L’azione ha cominciato alle 7 del mattino. Radica occupava le alture di Santa Barbara che domina il cammino tra Maneru e Puentre-la-Reyna. Moriones ha lanciato le sue truppe contro le posizioni che desiderava togliere di viva forza; due volte esse sono state respinte da radica che ascoltando più i consigli del suo coraggio che della sua prudenza, si gettò alla baionetta incalzando i suoi avversarii, e piombando sul grosso della colonna di Moriones, sarebbe stato circondato, senza il soccorso opportuno di due battaglioni Navarresi che vennero a trarlo d’impaccio. Bisognò tuttavia abbandonare queste posizioni e andarsi a stabilire un poco più lungi. I battaglioni carlisti si ricomposero presso Arteazu; giunsero loro dei rinforzi ed Ollo venne ad assumere il comando in capo. Tre dei cinque battaglioni Alavesi furono posti a destra, e malgrado lo stato triste degli equipaggi sostennero quasi per 5 ore l’urto di tutte le forze republicane e il fuoco di dieci pezzi d’artiglieria. Il comandante di queste forze resisté quanto gli fu possibile; ma quando la posizione divenne insostenibile, egli la fece evacuare dai suoi uomini. Ollo, il quale non disponeva che di quattro pezzi, avea preso le sue misure, e quando le truppe di Moriones comparvero sul piano, le scariche dei cannoni le prendevano di fianco ed appuntati a maraviglia, cominciarono a decimare in modo terribile le file republicane. Moriones dové a sua volta evacuare la posizione; le sue truppe recessero in buon ordine e a squadroni, ma gli obici carlisti piovendo nei loro ranghi, la ritirata si cangiò in fuga precipitosa. Il terreno fu ricoperto di morti e i cannoni carlisti non cessarono il fuoco che quando le truppe furono rientrate a Puente-la-Reyna.
Le perdite dei carlisti in questa giornata sono state sensibili; perché la lotta è stata accanita e senza mercé né dall’un canto né dall’altro. Quanto alle truppe repubblicane è impossibile di poter indicare la cifra dei loro morti. I carlisti situati in ottime posizioni hanno potuto sostenere con vantaggio i loro attacchi. Non si dubita che se in luogo dei 150 uomini di cavalleria, che Ollo possiede, egli ne avesse avuto 5 o 600, il numero dei fuggitivi prigionieri sarebbe stato considerabile e tutta l’artiglieria republicana, cioè 16 pezzi, sarebbe caduta in loro potere. Si parla tuttavolta di 30 ufficiali di truppe regolari messi fuori combattimento. L’esercito era forte di 8,500 uomini ed Ollo non poteva disporre che di 5,500.