Conquistadores napoletani e siciliani

Dai Regni di Napoli e Sicilia in molti contribuirono alle spedizioni nel Nuovo Mondo.

Chi erano i “conquistadores”? Scrive lo storico Esteban Mira Caballos, presentando il suo nuovo libro su Pizarro, che i conquistadores erano “da un lato crociati medievali e, dall’altro, guerrieri moderni e individualisti che combattevano per ottenere onore e fortuna. Credevano nella scala dei valori della società del Cinquecento che manteneva l’antitesi cavaliere-valoroso contro vigliacco-codardo, ponendo l’ardore guerriero come una delle virtù supreme. Combinavano alte dosi di intransigenza religiosa, con coraggio e con forti desideri personali di arricchimento, che rendevano le loro armi quasi indistruttibili contro i loro nemici. Erano disposti a morire e uccidere in nome di Dio e dell’Imperatore e ciò portò loro una straordinaria forza morale. Sebbene nel profondo del loro subconscio sapevano che molte delle loro azioni non erano eticamente corrette, alla fine dei loro giorni, maturarono pensieri ed opere pie in favore degli indigeni, gli stessi che avevano preso a derubare, sottomettere e sfruttare”. Erano insomma figli del loro tempo, commenta ancora Esteban Mira Caballos in un articolo rivolto a chi promuove la rimozione delle statue di Colombo, protagonisti di “una guerra di usurpazione e che, come tale, portò a infiniti eccessi. Tuttavia, non si deve dimenticare che nei modelli etici prevalenti nel loro tempo, uccisioni, torture o amputazioni erano comuni e non scioccanti. E purtroppo la storia è piena di momenti in cui si vissero eventi simili. Le cose andarono come andarono e non dovremmo vergognarci per questo. Fino a tempi molto recenti, l’uguaglianza naturale, le libertà individuali e i diritti umani non esistevano né nella teoria né nella prassi”.

Tesimonianza della grande partecipazione di napoletani e siciliani nei viaggi di esplorazione e di colonizzazione delle Americhe affiorano dai registri della Casa de Contratacion e della Carrera de Indias.

Sin dalla spedizione di Colombo si incontrano i loro nomi. Il calabrese Anton Calabres servì sulla Pinta mentre Nicolas de Gaeta lavorò come contromastro de “La Gallega” durante il secondo viaggio di Colombo, dal 1493 al 1496.

Due napoletani e tre siciliani risultano anche membri dell’equipaggio di Magellano, sono Nicolao de Capua, Nicolao de Messina, Jacome de Mesina, Lucas de Mesina, Antonio Salamon de Trapani. Per lo più, dopo il viaggio, si stabilirono a Siviglia usando le loro abilità marinare per organizzare nuovi viaggi e costruir navi. Molti napoletani risultano guide, carpentieri e timonieri a Siviglia e nel Nuovo Mondo, come nel caso di Juan de Napoles, contromastro della Carrera de las Indias. Pure nel secolo successivo i napoletani Felipe de Napoles e Marcos de Napoles figurano nello stesso incarico.

Anche con Cortes ci furono napoletani e siciliani: il calabrese Anton Sanches Calabres, i napoletani Felipe Napolitano e Luis Napolitano, i siciliani Aruega e Juan Sicilian. Altri, come Juan Vincencio de Napoles, si unirono alla campagna di Cortes a Tehuantepec. Lo storico Federico Gómez de Orozco ci informa che “Luis Napolitano” si stabilì poi a Texcoco, mentre Felipe seguì Pánfilo de Narváez. Un’ulteriore spedizione, inviata dal condottiero spagnolo alle Molucche dalla costa occidentale del Messico, il 31 ottobre 1527, comprese Francisco de Gaeta, i napoletani Angel de Napoles, Julian de Napoles, Juan Vincencio de Napoles ed il siciliano Matteo de Palermo.

Alla conquista del Perù con Pizarro e Almagro presero parte i siciliani Francisco de Mésina e Maritin de Sicilia, futuro sindaco di Lima. Ve ne furono sicuramente altri perchè tra i condannati della ribellione del 1542, culminata nella Battaglia di Chupas, vi furono Antonio siciliano e Antonio de Lipari oltre che Antonio napoletano.

Allo stesso modo tra i conquistadores di Cabeza de Vaca c’erano Angelo Castellano, Leonardo Tragonete e Juan Calabres dal Regno di Napoli e Juan de Orona e Diego Bernardo de Urlanda dal Regno di Sicilia.

Nel 1502 un altro navigatore messinese, Francisco de Lentín o da Messina, al seguito di Vasco Nuñez de Balboa, esplorò Panama e l’Arizona.

Sono tutti piccoli attori di questa importante pagina di storia, parecchio dibattuta, fatta di avidità ed atti di ferocia, ma anche di integrazione tra genti, culture e continenti differenti.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: E. Horodowich, L. Markey, The New World in Early Modern Italy, 1492-1750

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