Da Legnano a Cortenuova
Il 7 aprile del 1167, cremonesi, mantovani, bergamaschi, bresciani e milanesi giurarono patti di mutua assistenza e tutti accorsero alla ricostruzione di Milano: era nata la Lega Lombarda. In pochi mesi vi aderirono ben sedici città, perfino Lodi, acerrima nemica dei milanesi. Dieci anni dopo la Lega Lombarda avrebbe sbaragliato l’esercito dell’Imperatore. All’alba del 29 maggio del 1176 infatti, a Legnano, la cavalleria di Federico Barbarossa travolse i milanesi incuneandosi nel cuore dell’esercito nemico ma restando in trappola. Ad attenderla c’era la Compagnia della Morte di Alberto da Giussano e quella popolare dei Trecento, a difesa del Carroccio. I milanesi ebbero la meglio costringendo l’esercito imperiale a darsi alla fuga lasciando un gran numero di caduti.
Sette anni dopo la Battaglia di Legnano si concluse la Pace di Costanza. A Milano l’Imperatore concesse tutti i diritti comunali: far giustizia civile e criminale, tenere milizie, erigere fortificazioni, fare alleanze etc. Tuttavia rivendicò per sé l’investitura dei consoli in modo che i poteri del comune formalmente derivassero da quello imperiale. La giurisdizione milanese fu estesa anche al contado e sulle terre vescovili. Tre anni dopo il Barbarossa poteva finalmente entrare a Milano da amico, una veste nuova e insolita con la quale assistette alla celebrazione del matrimonio tra suo figlio Enrico VI e Costanza d’Altavilla.
Col suo successore, impegnato nella conquista del Regno di Sicilia, non ci fu tempo per rinnovare le inimicizie che potevano esplodere e che di fatti esplosero puntuali quando Innocenzo III sostenne Federico II, figlio di Enrico VI. Milano patteggiò per Ottone IV di Brunswick sino a vedersi minacciata di scomunica e si riconciliò col pontefice solo quando Ottone fu sconfitto.
Milano era stata distrutta nel 1162 e ricostruita nel 1167. Ora, con la giurisdizione completa sul contado e le terre vescovili, aveva assunto una vera e propria dimensione di stato. L’operosa borghesia, la milizia e i consoli furono affiancati dunque dai consoli di giustizia, dai consoli dei mercanti e dai consoli delle fagge, cioè i territori suburbani. Non aveva dunque solo la dimensione di uno stato, ma anche la macchina amministrativa, notai, scribi, camerari, cancellieri, tesorieri, ragionieri, un podestà. Il primo di essi fu Uberto Visconti, piacentino, ma accanto ai consoli erano pure emerse la Credenza di Sant’Ambrogio, un’organizzazione rappresentante gli interessi dei mercanti, e la Motta, l’organizzazione della nobiltà.
I podestà promossero molte riforme: i cittadini furono tutelati dal rischio di arbitrarie confische dei loro beni; chi disponeva del dominio utile di un fondo poteva sfruttarlo senza renderne conto al feudatario; il Comune avocò a sé certe regalie della nobiltà e diede inizio ad un catasto generale; nobili e popolani furono equiparati nell’ammissione alle cariche pubbliche; fu avviata pure, nel 1228, la costruzione del Broletto, il palazzo comunale che restò fino al Settecento il centro politico della città.
Tali riforme indispettirono la nobiltà. La parte più antidemocratica dei nobili costituì allora una società armata denominata Gagliardi cui i settori popolari contrapposero i Forti. Con queste premesse non poteva che scoppiare la guerra civile. Il popolo capeggiato da Ardigotto Marcellino e i nobili dall’Arcivescovo Enrico da Settala si scontrarono nelle piazze, nelle strade e solo grazie ad un’incombente minaccia siglarono una momentanea pace, nel 1225: Federico II si apprestava a raggiungere la Lombardia per tenervi una dieta a Cremona. Milano, città guelfa, organizzò un suo esercito e l’affidò ad Enrico da Monza, capo dei Forti. Questi però fu annientato dagli imperiali a Cortenuova sull’Oglio il 27 novembre del 1237. Quel giorno il podestà Pietro Tiepolo, figlio del Doge di Venezia, fu catturato ed impiccato e il Carroccio fu spedito al Senato di Roma come monito per i guelfi che avessero combattuto ancora.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Bibliografia: A. Bosisio, Storia di Milano; AA.VV., Storia di Milano, Fondazione Treccani degli Alfieri; C. de’ Rosmini, Istoria di Milano