Domenico Fontana

Il ticinese Domenico Fontana operò nel tardo Rinascimento a Roma e Napoli, lasciando segni indelebili nelle due città.
Fontana lavorò in principio a Roma, su incarico del cardinale Felice Peretti, futuro Sisto V. Riscosse grande successo, costurì la cappella maggiore in Santa Maria Maggiore e Villa Peretti.

Divenuto Papa il suo mecenate, fu nominato architetto papale. Disegnò così il piano regolatore della capitale, lavorando ad una gran quantità di opere tra cui l’innalzamento dell’Obelisco Vaticano in Piazza San Pietro, vera e propria prodezza ingegneristica per l’epoca.

Morto Sisto V, si trasferì a Napoli dove, nominato architetto regio e ingegnere maggiore del regno dall’allora viceré spagnolo Giovanni di Zunica, conte di Miranda, progettò e costruì il Palazzo reale.

Guidò pure la ristrutturazione dei porti di Bari e Napoli e le prime fasi dell’opera di canalizzazione delle acque piovane e fluviali dei Regi Lagni completata poi da suo figlio Giulio Cesare sotto il viceré di Napoli Pedro Fernández de Castro.

Fu sepolto nella Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi come aveva chiesto e, quando il tempio finì distrutto con un terremoto nel 1811, il sepolcro fu traslato nel vestibolo della Chiesa di Monteoliveto, dove l’Arciconfraternita dei Lombardi si trasferì.

Il monumento, realizzato a venti anni dalla sua morte su iniziativa dei figli, presenta un basamento formato da una zona centrale con l’epitaffio: “DOMINICUS FONTANA PATRITIUS ROMANUS / MAGNA MOLITUS MAIORA POTUIT / IACENTES OLIM INSANAE MOLIS OBELISCOS / SIXTO V PONT. MAX. / IN VATIC. EXQUILIIS COELIO ET AD RADICES PINCIANI / PRISCA VIRTUTE LAUDE RECENTI EREXIT AC STATUIT / COMES EXTEMPLO PALATINUS EQUES AURATUS / SUMMUS ROMAE ARCHITECTUS / SUMMUS NEAPOLI PHILIPPO II PHILIPPO III REGUM / SESEQ. AEVUMQ. INSIGNIVIT SUUM / TEQUE LAPSIS INSIGNIVIT / QUEM SEBASTIANUS IULIUS CAESAR ET FRATRES / MUNERIS QUOQUE UT VIRTUTIS AEQUIS PASSIBUS HAEREDES / PATRI BENEMERENTISSIMO P. ANNO MDCXXVII / OBIIT VERO MDCVII AETATIS LXIV”. Ovvero: “Domenico Fontana patrizio romano, autore di grandi opere ma capace di maggiori, al tempo di Sisto V Pontefice Massimo, innalzò gli obelischi d’immensa mole, che giacevano a terra, collocandoli in Vaticano, sull’Esquilino, al Celio e alle radici del Pincio, per la sua antica virtù e il merito moderno, fu creato Conte Palatino, Cavaliere Aurato, sommo architetto in Roma ed ugualmente nella Napoli dei re Filippo II e Filippo III illustrò se stesso, il suo tempo e te, che Sebastiano, Giulio Cesare e fratelli, eredi del suo ufficio, come del suo valore, posero al padre molto benemerito nel 1627, morì nel 1607 all’età di 64 anni”.

Sul basamento è posto il sarcofago marmoreo sormontato dal busto di Domenico Fontana in una nicchia rivestita di marmi misti. L’architetto regio vi compare vestito da cavaliere, col braccio sinistro al petto. Ai piedi del sarcofago sono posti due leoni mentre due puttini si ergevano sulla cimasa: solo uno ne è sopravvissuto. Il busto ed i puttini ai suoi lati sono attribuibili a Michelangelo Naccherino, mentre il restante apparato scultoreo fu eseguito dallo scultore Vitale Finelli e dallo scalpellino Bartolomeo Argenti.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Fonti Bibliografiche: AA.VV., Studi sui Fontana
P. C. Verde, Domenico Fontana a Napoli

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