Elogio del riformismo asburgico in Lombardia

Pietro Verri elogia il riformismo asburgico nella Lombardia retta da Maria Teresa d’Austria (Lettere e scritti inediti di Pietro e Alessandro Verri, Milano 1869).

 

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Sotto il regno di Maria Teresa il Milanese fu tanto felice quanto è possibile di esserlo sotto il potere assoluto, poiché la passione dell’imperatrice per farsi un nome dopo di sé la spinse a dare ottimi provvedimenti in ogni genere e sgombrare la barbarie antica. L’economia pubblica venne portata alla maggior perfezione; i tributi ripartiti sopra un catasto ben formato. L’amministrazione delle gabelle avocata alle mani del sovrano, e liberati i popoli dal gioco de’ fermieri; i creditori della camera esattamente soddisfatti; le comunità regolate con leggi uniformi e giuste, i loro debiti diminuiti; resi liberi al commercio i frutti delle terre; alcuni viziosi tributi aboliti, altri imposti con minor danno pubblico; le cariche non più riservate alla ipocrisia e alla simulazione; ma postivi anche de’ cittadini illuminati e liberi da pregiudizi; le finanze animate; l’istruzione migliorata coll’abolizione dell’inquisizione, con una discreta libertà della stampa e introduzione de’ libri colla fortunata riforma delli studi e della università di Pavia, con pubbliche biblioteche aperte a universale utilità, col porre alle cattedre uomini d’illustre nome, coll’accordare stipendio e onore ai cittadini che onoravano la patria senza bigottismo, coll’innalzare osservatori e corredarli d’istrumenti, orti botanici, teatri anatomici. Allora Beccaria non solamente venne tollerato, ma posto in carica; Frisi dalla Toscana invitato a rimpatriare con uguale stipendio; Parini gratificato di una pensione onesta e della cattedra di eloquenza; e levato dalle scuole di Brera e di Sant’Alessandro il dettare la teologia dogmatica; nessun uomo colto e onesto rimase dimenticato. Tanto può il sentimento della gloria di un sovrano anche non illuminato.

 

 

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