Fadrique de Toledo, il capitano generale del Mare dell’Oceano

Nipote di Garcia de Toledo e secondo figlio di Pedro, V marchese di Villafranca, Fadrique de Toledo nacque a Napoli nel 1580. Contrariamente alla volontà della sua famiglia, che pensava di destinarlo alle lettere, entrò giovanissimo al servizio delle galere del Regno di Napoli. Fece le sue esperienze in numerosi scontri con turchi e corsari barbareschi, a difesa delle città costiere, e divenne capitano e poi luogotenente capitano generale delle galere di Spagna. Nel 1618 assunse anche la carica di capitano generale del Mare dell’Oceano portando la guerra nei porti di Mogador e Agadir, ma quando si ruppe la tregua con l’Olanda, furono altri i suoi nemici.

A partire dal 1621, dovette lasciare un pò di pace ai barbareschi perché l’ordine di Filippo IV era ora quello di impedire agli olandesi il passaggio dello Stretto di Gibilterra, bisognava intercettare i loro convogli mercantili di ritorno dalle colonie per defraudarle del loro prezioso carico. Fermo, in agguato, nel porto di Gibilterra, si mise in contatto con le quattro navi dell’ammiraglio Martin de Vallecilla ancorate a Lisbona e allertò le guardie di Ceuta. Quando gli fu segnalata la presenza di trentuno navi olandesi, riunì il Consiglio di guerra, e confidando nell’esperienza dei suoi capitani, ordinò di avanzare verso il nemico nonostante contasse solo su nove navi, sette galeoni e due patache. Si trattava di un convoglio che, partito da Venezia, cercava adesso di conquistare l’Atlantico e portare nelle province unite i ricchi beni che riempivano i loro magazzini. Gli olandesi, nel frattempo, si erano divisi in due gruppi, uno di sette navi si avvicinò alla costa e attraversò lo stretto a vele spiegate, l’altro, con ventiquattro navi, si diresse contro quelle spagnole per dar battaglia approfittando della loro forza numerica. Al centro della formazione spagnola c’era il Santa Teresa con i suoi sessanta cannoni, affiancato dagli altri sei gleoni. Davanti a loro le navi da guerra olandesi formavano una mezzaluna, con i mercantili alle spalle. La strategia di Fadrique de Toledo era semplice. Il Santa Teresa avrebbe rotto la linea nemica attraversando il centro, attirando il fuoco olandese in modo che il resto della squadra, seguendo la sua scia, finisse in un combattimento con un nemico già tramortito nel suo cuore. L’ammiraglia eseguì la sua manovra così bene che rinunciò a sparare a media distanza, riservando il fuoco il tiro ravvicinato. Fadrique affondò immediatamente due imbarcazoni olandesi, ne speronò una terza e poi, tentando di inseguire una quarta, finì incagliato sulla costa africana senza poter essere soccorso. Nonostante ciò fu un successo, cinque navi olandesi erano andate distrutte, due furono condotte come trofei a Cadice. Per questa prima vittoria il re si congratulò con Fadrique e gli concesse in premio un quinto del valore del suo bottino e il titolo di capitano generale delle armate del regno del Portogallo.

Due anni dopo era in azione nel Canale della Manica, ancora per intercettare i convogli mercantili nemici. Qui sconfisse nuovamente la flotta olandese, distruggendo 150 navi e impededendo loro di attraversare il canale fino all’estate del 1624, quando si seppe che uno squadrone olandese era entrato nella Baia di San Salvador, in Brasile, ed aveva occupato la piazza. Il re allora ordinò in fretta di arruolare forze sufficienti per recuperarla e, sotto gli ordini di Fadrique de Toledo, furono radunate cinquantadue navi e migliaia di uomini affidati ad esperti capitani come Andrea Caracciolo, il Marchese di Torrecuso. Fadrique  guidò 26 navi con 450 cannoni e 3.500 soldati. Era la flotta più grande che aveva mai attraversato l’Atlantico. Il 29 marzo 1625 bloccò la baia, pochi giorni dopo sbarcò le truppe. L’assedio fu ultimato nel giro di un mese. Poco tempo dopo fu avvistato un incrociatore olandese che si avvicinava alla baia. Fu inseguito e catturato. Stessa sorte toccò pochi giorni dopo ad una seconda nave, accorgendosi che in realtà si trattava di imbarcazioni parte di una flotta di ben trentaquattro navi, inviata in soccorso alla piazza, senza sapere che essa era stata già conquistata dagli spagnoli. Fadrique avvertì i forti di non sparare, per dare l’idea che ci fossero olandesi che ancora resistevano all’assedio, ma quando i nemici entrarono nella baia videro innalzare lo stendardo di Castiglia sulle torri della città ed allora provarono ad allontanarsi. Fu troppo tardi. Lo squadrone di Napoli, con sedici navi, gli piombò addosso, aprendo il fuoco a breve distanza. Solo il vento contrario impedì che gli olandesi patissero ancora una tremenda rotta.

Lasciato il Brasile, Fadrique tornò in Spagna ancorando a Malaga il 24 ottobre, raggiunto subito dalla notizia che la marina inglese, con un centinaio di navi, era a Cadice. Fu un tremendo colpo per lui dover star fermo e desistere, consapevole che un’armata così potente avrebbe distrutto la sua flotta. Si rifece qualche giorno dopo salpando per l’Isola Terceira dove restò in attesa dei galeoni di Lope de Hoces per poi andare in aiuto dei francesi, che cercavano di recuperare ai cattolici francesi l’Isola di Ré e la città di La Rochelle, in mano agli ugonotti sostenuti dagli inglesi. Tornato alla guardia dello Stretto di Gibilterra ottenne, nel 1629, la licenza di percorrere il Mar dei Caraibi contro i bucanieri. Il 14 agosto, quindi, lasciò la Baia di Cadice, con diciassette galeoni.

Arrivato nelle Antille il 17 settembre, distrusse diverse navi inglesi ancorate presso l’isola di Nieves, mentre l’ammiraglio Antonio de Oquendo vi sbarcò l’equipaggio e prese il suo forte con due pezzi. Gli spagnoli poi attaccarono l’isola di San Cristóbal, scacciandone gli inglesi ed i francesi: i primi erano asserragliati a forte Charles nella parte meridionale dell’isola, con 22 pezzi di artiglieria pesante ed un presidio di circa 1600 uomini, i francesi invece occupavano due forti, Basse terre con 11 pezzi d’artiglieria, e Richelieu nella parte settentrionale, inaccessibile alle grandi navi di Fadrique de Toledo. Nonostante fosse sfavorito da una tempesta, lo spagnolo riuscì a sbarcare il suo equipaggio che assalì uno ad uno i tre forti, mettendo in fuga i loro difensori. Gli inglesi parlamentarono e si arresero, i francesi si videro mandare in fiamme il primo forte mentre il secondo si arrese senza combattere, mentre sull’intera isola gli spagnoli bruciavano già tutte le piantagioni di caffè e tabacco. Nell’impresa Fadrique sequestrò 200 cannoni e catturò 2.300 prigionieri.

Fadrique de Toledo fino alla fine del 1633 continuò a ricoprire importanti incarichi nella marina. Il recupero di Salvador de Bahia e la felice Campagna delle Antille, avevano generato nel re una grande stima per il capitano, tuttavia ciò generò anche l’ostilità e l’invidia del conte-duca de Olivares che volle provocarlo. Pur sapendo del suo pessimo stato di salute, volle inviarlo a recuperare la piazza di Pernambuco e il resto delle fortezze brasiliane occupate dagli olandesi. Fadrique rifiutò la sua missione e allora fu condotto davanti ad un consiglio di guerra per insubordinazione. Fu umiliato e condannato, morì in miseria e solo dopo la sua memoria iniziò ad essere riabilitata.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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