Fermo 1484, l’omicidio del vescovo Capranica
Fermo, nel 1484, fu teatro di un violento avvenimento.
Il vescovo in carica era Giambattista Capranica, una persona ambigua e capricciosa, avida e senza scrupoli. La sua vita era immersa nello scandalo e ciò turbava i fedeli che s’apprestarono, dopo un po’, a presentare reclami al pontefice, indicendo in città diverse assemblee per la condanna del religioso. In queste si distinse Giovanni Aceto che accusò Giambattista Capranica di pessima condotta di vita, lascivia, perversione, lussuria, arroganza, irosità, simonia, spoliazione delle chiese, sodomia, adulterio ed inoltre “laevitate sensus, malignitate animi et inhonesta conversatione”. Dapprima queste accuse non trovarono l’interesse di Roma, ma, continuando le lamentele, alla fine papa Sisto IV dovette richiamare Capranica a Roma e inviare a Fermo il cardinale Francesco Todeschino Piccolomini futuro papa Pio III.
Non bastò questo a quietare gli animi dei fermani che pretendevano una rimozione definitiva del loro vescovo. A partire dal 1482 il consiglio municipale si riunì più volte deliberando nuove richiese al pontefice, ma mai ottenne quanto sperato. Sul finire del 1484 ciò che tutti temevano avvenne, Giambattista Capranica tornò a Fermo.
Il vescovo non tardò a riprendere le vecchie abitudini, a mostrare la sua natura corrotta e i suoi appetiti impudichi ed avvenne l’impensabile. Nel primo giorno di quaresima fu sorpreso da Bernardino Adami e Gabriele Cristofori, nel palazzo degli Adami, antica famiglia fermana, con una giovane del loro casato. Fu aggredito dai due uomini, percosso e scaraventato dalla finestra del palazzo. Morì in strada, mezzo nudo e con le ossa rotte, in una pozza di sangue.
Ebbe così termine un lungo dominio dei Capranica a Fermo. Dal 1425 al 1484, infatti, la città era stata retta da ben cinque vescovi di quella famiglia: Domenico, Angelo, Nicola, Girolamo ed appunto Giambattista Capranica.
Un commissario pontificio, inviato da Roma, bandì dalla città Battista Adami, proprietario della casa e padre di Bernardino. Per volontà del commissario si procedette pure ad abbattere le case degli Adami, le cose però cambiarono. Il pontefice Alessandro VI, però, forse conscio delle iniquità compiute dal vescovo ammazzato, fu benigno con Fermo, assolse gli assassini purché si fossero recati in pellegrinaggio alla Madonna di Loreto. In più fu pure stipulata una pace tra Pietro Capranica, fratello del vescovo, e gli Adami, affinché non nascesse una faida familiare.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Bibliografia: G. De Minicis, Cronache della città di Fermo; A. Gennarelli, Gli scrittori e i monumenti della storia italiana