Giolitti ricorda il suffragio universale
Una delle più importanti riforme politiche e civili attuatesi alla viglia della prima guerra mondiale fu l’estensione a tutti i cittadini maschi, al di sopra dei ventuno anni, del diritto di voto, il suffragio universale. Dopo il fascismo, tale diritto fu esteso anche alle donne. La grande riforma, inserita nel programma di governo del 1911 da Giovanni Giolitti, incontrò non poche difficoltà in Parlamento. Ecco un passo delle Memorie dello statista in cui egli ragione sulle motivazioni che l’animarono a sostenere l’iniziativa.
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Di fronte alle mutate condizioni non era più ammissibile che uno stato sorto dalla rivoluzione e costituito dai plebisciti, dopo cinquant’anni dalla sua formazione si continuasse ad escludere dalla vita politica la classe più numerosa della società, la quale dava ai suoi figli per la difesa del paese, e sotto la forma delle imposte indirette concorreva in misura larghissima a sostenere le spese dello stato.
L’elevazione del quarto stato ad un più alto grado di civiltà era per noi ormai il problema più urgente, e per molti punti di vista. Anzitutto per la stessa sicurezza sociale, in quanto che l’esclusione delle masse dei lavoratori, non solo dalla vita politica, ma anche da quella amministrativa del paese, togliendo loro ogni influenza legale, ha sempre per effetto di esporle alle suggestioni dei partiti rivoluzionari. Partecipando invece alla vita politica, le masse, nelle quali il buon senso finisce sempre alla lunga col prevalere, possono non solo rendersi conto delle difficoltà che lo stato deve superare per aiutare il loro incremento, ma anche dei limiti che le condizioni generali del paese e del tempo pongono alla soddisfazione delle loro aspirazioni e delle loro richieste; e così esse vengono interessate al mantenimento dello stato. In secondo luogo tale elevamento è desiderabile, anzi necessario per un altro aspetto, e cioè quello della convenienza economica, perché la partecipazione attiva ad ogni forma di progresso, da parte di tutto il popolo, è strettamente connessa con l’incremento della ricchezza di un paese. E questo si comprende, quando si pensa quali forze. E questo si comprende, quando si pensa quali forze di intelligenza, di volontà, di operosità si trovano latenti nelle masse popolari delle città e delle campagne; e quale contributo al progresso di un paese esse potrebbero dare se, istruite ed educate, fossero in condizioni tali che ognuno potesse prendere nella società un posto corrispondente alle sue naturali attitudini, alla sua intelligenza ed alla sua forza morale.