Gli Yusupov

La famiglia Yusupov, considerata alla pari della famiglia imperiale dei Romanov per ricchezze, poteva vantare, quando ormai tra la nobiltà più alta dell’Impero russo c’erano sempre più immigrati tra i ricchi mercanti e produttori, una storia veramente antica, risalente al Khan dell’Orda Nogai, Yusuf-Murza, comandante militare sotto Tamerlano.

Yusuf Murza aveva compreso saggiamente come fosse importante  essere amico e non nemico di Ivan IV il Terribile e i suoi eredi non solo rimasero ricchi in terre e denaro ma riuscirono ad essere tatari in terra russa grazie all’accettazione e all’apprezzamento di Ivan che considerava la loro una spontanea scelta di campo. Aderirono anche all’ortodossia cosa che si dice avesse dato luogo ad una maledizione del loro clan da parte delle più potenti streghe delle steppe, una maledizione che parlava di una selezione ciclica di 26 anni durante la quale solo una donna tra le altre della famiglia avrebbe garantito la sopravvivenza della stirpe. Gli storici moderni parlano prosaicamente di una qualche malattia genetica piuttosto che di una maledizione, anche perché certamente rispetto ai maschi “ricchi, famosi e spavaldi”, le ragazze  della famiglia avevano più probabilità di arrivare agli anni della maturità.

Ad ogni modo, maledizione a parte, gli Yusupov non furono particolarmente prolifici e per questo motivo, tra i secoli XVIII e XIX, la famiglia fu seriamente a rischio di estinzione. Il lato positivo della circostanza fu però che a differenza di quasi tutte le altre famiglie principesche, arrivate a ridosso della fine del XIX secolo con antiche fortune sperperate, gli Yusupov si trovavano invece in una situazione di estremo benessere.

Il racconto comincia qui, dalla fine di un tempo felice, con la scena del ritrovamento, in una stanza murata del Palazzo di San Pietroburgo, del cosiddetto “tesoro degli Yusupov” fatto dai bolscevichi. Un manipolo di uomini restarono incantati ed increduli davanti ad una tavolata zeppa di gioielli e di oggetti preziosi, tutto ciò che restava della stirpe degli Yussupov, quello che non avevano potuto portare con sé dovendo lasciare in gran fretta la Russia per non rischiare la stessa sorta dei Romanov.

A fuggire in realtà era l’ultimo erede della famiglia Yusupov, Felix, che era anche l’unico rimasto dei due figli della leggendaria Zenaide Yusupova, definita una delle più belle donne dell’Impero russo, e non solo, come possiamo ammirare nei ritratti in costume del pittore Francois Flameng oltre che nella realtà fotografica, immagini bellissime dell’unica erede della più grande fortuna privata della Russia imperiale.

Zenaide Yusupova, alta e snella, veniva descritta con “squisita carnagione come foglia di rosa, lussureggianti capelli neri e occhi blu fiordaliso…”. Corteggiata anche dai rampolli Romanov oltre che da molti aristocratici dell’impero russo, finì per sposare il conte Felix Sumarakov-Elston, un ufficiale delle Guardie dei Cavalieri, che aveva una discendenza meno aristocratica ma era alto e bello, prestante al punto da far innamorare perdutamente Zenaide e da renderla irremovibile, nonostante l’opposizione del padre che alla fine dovette acconsentire ad un matrimonio impari che però durò tutta la vita, nonostante i due fossero diversissimi, lei attratta dalla società, dalle cene, dai balli e dalla filantropia, lui attratto solo dalla sua carriera militare.

Morto il padre, che aveva ottenuto una dispensa speciale per la concessione dell’utilizzo del nome Yusupov agli eredi della figlia, Zenaide si concentrò sulla famiglia. Aveva avuto due figli, Nicola e Felix, e li adorava, ricambiata.

Quando diciamo che  la fortuna degli Yusupov era la più grande fortuna privata di sempre in Russia intendiamo una stima pre-rivoluzionaria delle sole proprietà immobiliari che girava intorno ai 350 milioni di dollari, con investimenti in scuderie da corsa, opere industriali, riserve minerarie e petrolifere, beni immobili e una delle più grandi collezioni d’arte private del mondo. Zenaide possedeva un numero impressionante di palazzi e tenute, che assommavano reddito a reddito. Una tenuta sul Mar Caspio aveva così tanto petrolio da inzuppare letteralmente il terreno e i contadini lo usavano per ingrassare le ruote dei loro carri. Si racconta che Zenaide e la sua famiglia visitasse ogni anno queste tenute con un carro ferroviario privato, agganciato a un normale treno passeggeri, la carrozza era un palazzo in miniatura, completo di voliera, sale da pranzo e da disegno, camere da letto, cucina privata e tutto non solo per la famiglia ma anche per la servitù. Una  carrozza privata simile si trovava sempre al confine russo con la Germania, per le vacanze continentali.

Il mondo di Zenaide ruotava intorno al suo palazzo a San Pietroburgo. Tre piani di salotti ma anche di sale che erano vere e proprie gallerie d’arte, poi c’erano gli “appartamenti privati”, inclusa una sala moresca con fontana e stanze con lunghe file di armadi pieni della sua inestimabile collezione di diademi, collane, orecchini e spille, mobili appartenuti a Maria Antonietta come pure lampadari appartenuti alla Madame de Pompadour, e i dipinti, quelli di Rembrandt, Tiepolo, Fragonard, Bouchier, Watteau e Robert che abbellivano le pareti, i mobili intagliati e dorati e tavoli con ciotole di diamanti, rubini, smeraldi e zaffiri non tagliati, usati come semplici decorazioni, infine un teatro privato in stile Luigi XV, in crema e oro. Qui Zenaide teneva la sua corte che pareggiava quella dello Zar, ma facciamo parlare l’Infanta Eulalia, zia del re Alfonso XIII di Spagna, ospite delle serate al Palazzo: “La principessa indossava un abito di corte tempestato di diamanti e perle finissime. Alta, squisitamente bella, indossava un kokoshnik con perle enormi e diamanti altrettanto grandi, del valore di una fortuna. Un’abbagliante serie di fantastici gioielli provenienti dall’Oriente e dall’Occidente completava il suo costume: corde di perle, bracciali in oro massiccio di antico design, ciondoli di turchese e perle, anelli scintillanti multicolore…”.

Tutto questo ha dato alla principessa Yusupov lo splendore maestoso di un’imperatrice bizantina. Non stupisce che Zenaide fosse amica intima del granduca Serge Alexandrovich e di sua moglie Elizabeta Feodorovna. Gli Yusupov erano talmente intimi da seguirli a Mosca. In quegli anni di fine secolo Zenaide ed Elisabetta erano tra loro confidenti, entrambe consapevoli delle ingiustizie del sistema imperiale e determinate ad usare la loro posizione e il denaro per alleviare le sofferenze che vedevano intorno a sé.

La ricchezza e il potere di Zenaide non poterono ovviamente proteggerla dalle tragedie della vita. Nel 1907, il figlio maggiore, Nicholas, perse la vita in duello, un duello d’onore ingaggiato dal marito della sua amante. Rimase il fratello ventunenne Felix come unico erede del patrimonio di famiglia, un figlio curioso ed eccentrico, spesso estremo nei suoi comportamenti. Zenaide e il marito decisero di mandarlo in una scuola militare prima che finisse gli studi con una laurea all’Università di Oxford. Tornò un po’ migliorato ma la sua reputazione di uomo incline alla dissolutezza fece sì che Zenaide insistesse per farlo sposare. Fu così che nel  1914, Felix sposò la principessa Irina Alexandrovna, figlia unica del granduca Alessandro Mikhailovich e della granduchessa Xenia Alexandrovna, nella cappella del Palazzo Anichkov.

Siamo negli anni della prima guerra mondiale, le fortune e le posizioni della famiglia Yusupov sono ancora apparentemente inattaccate ed inattaccabili dagli stravolgimenti politici e sociali che presto ribalteranno le sorti di molta se non tutta l’aristocrazia russa e non solo. Qualche avvisaglia però li avrebbe dovuti mettere in guardia: quando, allo scoppio della guerra, gli Yusupov tutti, in viaggio di piacere in giro per l’Europa, si trovavano in Germania e cercarono a questo punto di raggiungere la Russia in treno ma vennero fermati a Berlino, di fatto prigionieri nella loro suite d’albergo per ordine del Kaiser Guglielmo II, che offrì loro di risiedere in una delle loro tenute di campagna per tutta la durata della guerra, assicurando una certa protezione. La famiglia, invece, spinse per tornare a San Pietroburgo. Zenaide fece leva su innumerevoli conoscenze inclusa la principessa ereditaria Cecile di Prussia, chiedendo di intercedere presso il suocero, e diversi ambasciatori, finché ottenne il via libera per la Russia.

Nei primi mesi della guerra, Zenaide finanziò diversi ospedali privati per ufficiali e soldati feriti e trasformò gli eleganti salotti del suo Palazzo Moika di San Pietroburgo in reparti comuni. Oltre a fare ingenti donazioni alla Croce Rossa, creò un’organizzazione per assistere le famiglie cadute in difficoltà finanziaria.

Nel marzo del 1915 Zenaide Yusupova divenne nonna, Irina aveva dato alla luce una bambina e fu chiamata anch’essa, Irina.

Intanto la guerra rendeva infuocato il clima in Russia. Felix Yusupov venne nominato governatore generale e capo del distretto militare di Mosca e fu con questa carica che qualche mese dopo dovette andare a sedare dei moti contro Rasputin e contro la Zarina, considerata filo-tedesca, moti che non riuscì a disperdere e che portarono al rovesciamento di Nicola II e all’insediamento del granduca Nicola Nikolaievich come imperatore Nicola III.

Si stavano accumulando le condizioni che avrebbero portato alla fine la famiglia imperiale. Nemmeno la sorella della zarina, Elisabetta Feodorovna, che, rimasta vedova del granduca Sergjej Alexandrovich, aveva fondato il Convento di Santa Maria e Santa Marta, venne risparmiata dalla rabbia della folla inferocita, perchè si pensò che nascondesse il fratello, il granduca Ernst Ludwig dell’Assia e Reno.

Come sappiamo l’influenza di Rasputin aveva reso la Zarina ma anche lo Zar ciechi alle avvisaglie di rivolta e, quando Felix Yusupov incontrando lo Zar, dirà ciò che pensava di Rasputin e della cattiva influenza su di loro, verrà dimissionato dal suo incarico.

Zenaide nel frattempo si era ritirata in Crimea col marito ma nell’autunno del 1916, su pressioni della granduchessa Elisabetta Feodorovna, si recò dalla zarina per convincerla del pericolo che Rasputin costituiva per loro. Venne allora allontanata in malo modo, così come avvenne per la stessa sorella Elisabetta. Intanto il figlio di Zenaide, insieme ad un gruppo di altri cospiratori, metteva a morte Rasputin, cosa che valse a Felix l’esilio interno, nella tenuta di famiglia nella Russia centrale. Qui Felix venne raggiunto dalla madre e dal padre fino alla rivoluzione di febbraio 1917, quando gli Yusupov tornarono nella capitale, a Palazzo Moika, ma solo per constatare la pericolosità del clima che si era creato e per cercare di  recuperare importanti dipinti e gioielli di famiglia, nascondendo nelle spesse mura altri tesori, ovvero tutto quel ben di Dio che sarà ritrovato dai rivoluzionari terminata la guerra.

Anche in campagna il clima si guastò rapidamente. Nell’ottobre del 1917, quando Vladimir Lenin e i suoi bolscevichi salirono al potere, gli Yusupov capirono di essere ad un bivio, se accettare le offerte di protezione da parte dei rappresentanti di un Paese ancora in guerra con la Russia o affrontare l’ignoto con un soviet di Sebastopoli sempre più ostile.

Le cose precipitarono nel corso dei mesi successivi. Non c’era nessuna garanzia che gli aristocratici venissero risparmiati dal furore bolscevico. Morta la famiglia imperiale, inclusa l’amica granduchessa Elisabetta Feodorovna, barbaramente assassinata, gli Yusupov accettarono l’offerta di Giorgio V, spinto dalla moglie regina Alexandra a salvare sua zia, l’imperatrice vedova, e con l’intercessione di questa anche molti aristocratici rimasti intrappolati in un Paese il cui popolo assurto al potere li vedeva come nemici. Fu così che Zenaide e suo marito, insieme a Felix, Irina e alla piccola Irina di quattro anni, si unirono al gruppo di profughi in fuga. Era l’inizio del 1919.

La nave da guerra britannica HMS Marlborough, salpò dalla Crimea per Malta. Qui la famiglia si dividerà, Felix e Irina andranno a Parigi e poi a Londra a tentare una nuova vita, mentre Zenaide si diresse aRoma con il marito e la nipote Irina, alloggiando in un piccolo appartamento di proprietà di un amico di famiglia.

Nel 1928, il conte Felix morì dopo una lunga malattia, per Zenaide fu un duro colpo che, parole del figlio, le fece “perdere molto del suo spirito”. Si ricongiungerà al figlio e alla nuora Irina in una piccola casa a Parigi e passerà gli ultimi anni della sua vita nel ricordo della Russia, dei suoi fasti e delle sue miserie. Morirà in una casa di cura per esiliati russi a Sevres il 24 novembre 1939.

Zenaide è sepolta accanto al marito nel cimitero di Ste. Geneviève des Bois a Essone, fuori Parigi. Ci risultano toccanti le parole del figlio: “Era stata mia amica, la mia confidente e il mio sostegno per tutta la vita. Ha vissuto eventi straordinari, ma non ha mai perso quel meraviglioso, contagioso spirito di ottimismo che aveva affascinato tanti suoi contemporanei. La folla di coloro che hanno veramente pianto al suo funerale è stato il miglior tributo a questa donna straordinaria”.

Riprendiamo a questo punto la storia di Felix,  l’unico e ultimo discendente degli Yusupov, colui che ha incarnato quella transizione incredibile che molti aristocratici non solo russi hanno vissuto nel passaggio storico che ha connotato la fine dei Grandi Imperi e la storia successiva. Ultimo rampollo di una delle famiglie più ricche della Russia, discendente dai tatari, possessori di sterminate terre, sedici palazzi, Felix eredità la residenza più imponente degli Yusupov, costruita verso la metà del Settecento dall’architetto francese Vallin de la Mothe e rimodellata nel 1830 dall’architetto russo Andrei Mikhailov, era la più “imperiale” di San Pietroburgo. Oltre a essa ne aveva una a Mosca, un’altra in Crimea e poi miniere, industrie, distillerie, segherie, beni in Siberia, opere d’arte di inestimabile valore.

Felix era un giovane curioso, alto, bello e colto, con una spiccata eccentricità e una meritata reputazione di aristocratico un po’ dissoluto se non decadente, tanto da spingere i genitori, spaventati dalle conseguenze di un carattere così indomabile a mandarlo in una scuola militare prima che finisse gli studi all’Università di Oxford. Quando tornò in patria, al termine dei tre anni trascorsi all’estero, era più tranquillo e maturo, ma come molti coetanei di uguale estrazione, incline all’uso di alcool e droghe e a relazioni indiscrete con uomini e donne (dicono amasse vestirsi da donna e gli vennero attribuiti diversi amanti). Riscoprirà la sua virilità innamorandosi della bella Irina Alexandrovna Romanova, figlia di Ksenija, sorella dello Zar Nicola II. Il loro matrimonio, il 9 febbraio del 1914, lei diciannovenne, lui ventisettenne, sarà l’ultimo grande evento mondano di una società sull’orlo del baratro.

Abbiamo parlato già delle vicende durante la guerra, e siamo a Parigi, dove Felix e la moglie si stabiliscono dopo la fuga avventurosa dalla Crimea sulla nave da guerra britannica HMS Marlborough.

Insieme con i gioielli cuciti tra le pesanti stoffe dei mantelli o nascosti negli stivali, Felix, come gli aristocratici russi in fuga dalla Rivoluzione d’Ottobre, portava con sé  la tragica leggenda di lusso e di misteri di corte, una fiaba ormai in decadenza, come racconterà Irène Nemirovsky, lei stessa esule, in “Come le mosche d’autunno”,  sulle vicende degli esuli russi. Noi sappiamo solo che Felix cercò di portare in salvo alcuni beni tra le migliaia che dovette lasciare, in particolare i leggendari gioielli, un Rembrandt e piccole preziosissime sculture.

A Parigi, Felix e Irina diventarono protagonisti della vita mondana, ma furono anche famosi per la loro filantropia verso gli altri esuli russi meno fortunati. Nel 1924 fondarono IRFE’ (acronimo delle iniziali dei loro nomi) una casa di moda per cui Irina sfilava con i suoi modelli e una linea di profumi, di grande successo, una per le brune, una per le bionde, un’altra per le rosse, una, infine, per le signore con i capelli grigi.

La Maison portava in passerella l’essenza raffinata di quelle donne seducenti quanto evanescenti degli anni art decò, robe de soir rosa cipria in tessuti leggeri e pregiati, velluti devoré ricamati di perline, eredi di quelle sottovesti principesche salvate dal vandalismo bolscevico, diademi seminascosti tra i capelli come ultimo scorcio d’immagine di quei gioielli tempestati di diamanti e perle che rocambolescamente alcune nobili russe erano riuscite a sottrarre alle requisizioni. La Maison avrà solo pochi anni di fortuna, sarà travolta dal crollo di Wall Street nel 1931 e verrà chiusa, rimarrà in attivo solo la linea di profumi, evanescente ricordo di un passato perduto.

Le cronache raccontano gli Yusupov ancora sulla breccia ma con sempre più frequenti problemi economici. Felix era poco incline alla gestione finanziaria da sempre. La coppia, dopo la chiusura della casa di moda, riuscì ad incrementare il patrimonio grazie al denaro ottenuto vincendo una causa intentata contro la Metro Goldwin Mayer per il film del 1932 “Rasputin e l’imperatrice” (nel film il monaco seduceva fino allo stupro una principessa, Natasha nella finzione scenica, che fin troppo palesemente ricordava Irina Romanova). La vicenda si concluse a favore degli Yusupov con un risarcimento di 25.000 sterline, somma enorme a quell’epoca (spicca la dicitura che appare in coda ai titoli dei film – “ogni riferimento a fatti realmente accaduti è del tutto casuale” – introdotta da allora a titolo preventivo).

Quando la Francia fu occupata dai nazisti, il principe Yusupov rifiutò di collaborare con loro e rifiutò la loro offerta di tornare nelle zone occupate dell’URSS, appassionato di sport motoristici, Felix scriverà la sua autobiografia, pubblicata in Italia da Rizzoli nel 1955, “Dalla corte all’esilio”.

Felix ed Irina, come prima di loro Zenaide e il marito, sono restati uniti nonostante le vicissitudini per cinquanta lunghi anni.

Il principe Yusupov è morto nel 1967, la moglie Irina gli è sopravvissuta 3 anni. Irina riposa nella tomba della madre di Felix, Zinaida Yusupova. Il perché di questa scelta è semplice quanto significativo: probabilmente la famiglia non aveva al momento, i mezzi per una sepoltura separata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Autore articolo: Rita Cavalca

Bibliografia: Olga Signorelli, La famiglia Jussupov, in La Strenna dei romanisti 1977, pp. 327–333;La storia della famiglia Yusupov sodiummedia .com; Chi sono gli Yusupov, /ak-govorova.ru

 

 

Rita Cavalca, laureata in Materie Letterarie, psicopedagogista e counselor rogersiana, è appassionata della storia delle monarchie letta attraverso le vicende dei suoi protagonisti

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