Guglielmo Braccio di Ferro, primo conte di Puglia

Tra i dodici conti che, su un piano di assoluta uguaglianza, guidarono i cavalieri normanni a Melfi a fondate la contea di Puglia, vi fu Guglielmo d’Altavilla, “terrore dei Greci”, “che per la sua forza era detto Braccio di Ferro, dotato com’era sia di forza fisica che di coraggio” (Guglielmo di Puglia, Le gesta di Roberto il Guiscardo, Cassino 1870, libro primo, vv. 524-6).

Nato a Hauteville, nella penisola di Cotentin, in Normandia, da Tancredi, signore del luogo, e dalla prima moglie, Muriella, “donna ragguardevole per costumi e per famiglia” (Goffredo Malaterra, Imprese del conte Ruggero e del fratello Roberto il Guiscardo, Palermo 2000, I, IV), Guglielmo fu descritto come “uomo valentissimo in armi e adorno di tutti i buoni costumi, bello, gentile e giovine” (Amato di Montecassino, Storia dei Normanni, Cassino 1870, libro secondo, 29), “saggio, coraggioso, munifico, affabile e morigerato” (Goffredo Malaterra, Imprese del conte Ruggero e del fratello Roberto il Guiscardo, Palermo 2000, I, XII).  Fu il cavaliere più prestigioso tra i normanni che avevano occupato Melfi nel 1041, “tanta fu la sua dirittura morale, così fulgido il suo valore” (Guglielmo di Puglia, Le gesta di Roberto il Guiscardo, Cassino 1870, libro secondo, v 26), fu soprattutto una straordinaria figura di combattente, artefice di grandi imprese militari.

Giunto nel Sud d’Italia nel 1035, insieme col fratello Drogone, Guglielmo prestò servizio presso il principe di Capua per passare poi tra le milizie del principe di Salerno. Ben presto ebbe la possibilità di mostrare tutto il suo valore.

Nell’estate del 1038 l’esercito bizantino preparò una campagna militare per attaccare i saraceni di Sicilia e proteggere le coste calabresi dalle loro continue incursioni. A tal fine l’imperatore chiese aiuto anche al principe di Salerno, il quale acconsentì alla richiesta, inviando tra gli altri un gruppo di cavalieri normanni.

Guglielmo, con numerosi suoi connazionali, si recò in Sicilia, dove si distinse particolarmente nella battaglia di Siracusa. Qui i saraceni, guidati dal comandante della città, procurarono una strage tra le file greche, fin quando “Guglielmo, chiamato Braccio di Ferro, furente, con un assalto irruppe su di lui e lottando aspramente, lo buttò giù con la forza e lo uccise: donde acquistò presso i Greci e i Siciliani lode e ammirazione” (Ivi, I, VI).

Di ritorno dalla Sicilia, Guglielmo si diresse nella contea d’Aversa. Fu quindi tra i dodici conti che agli inizi di marzo del 1041 giunsero a Melfi al comando di centinaia di cavalieri normanni.

Pur non avendo alcun’autorità sugli altri conti, Guglielmo godeva di grande rispetto e considerazione. Quando i dodici conti di Melfi si radunavano per prendere delle decisioni importanti, il parere di Guglielmo risultava sempre molto influente.

Sempre in prima fila negli assalti della cavalleria normanna di Melfi contro le armate bizantine, Guglielmo ebbe un ruolo decisivo nella battaglia di Montepeloso, terzo definitivo trionfo contro i greci. Fu quindi uno dei protagonisti principali dei successivi assedi di Trani e di Taranto, dove era rinchiusa l’armata del generale greco Maniace. Il valore dimostrato ripetutamente da Guglielmo ebbe presto un grande riconoscimento.

Tra la fine del 1142 e gli inizi del 1143 i dodici conti di Melfi scelsero per la prima volta un capo militare tra le loro stesse fila, e a quel punto la scelta cadde inevitabilmente su Guglielmo, che divenne così il primo conte di Puglia. I normanni di Melfi si affidarono dunque alla protezione del potente principe di Salerno, Guaimario IV, il quale diede in sposa a Guglielmo sua nipote Guida, la figlia di suo fratello Guido, conte di Conza e duca di Sorrento: “I Normanni ebbero grande gioia… per il loro conte, che [sposando Guida] aveva [acquisito] una nobile parentela” (Amato di Montecassino, Storia dei Normanni, Cassino 1870, libro secondo, 29).

Nei primi mesi del 1043 il principe di Salerno, il conte di Aversa, Guglielmo Braccio di Ferro e gli altri undici conti tennero un’assemblea a Melfi per procedere alla suddivisione delle terre conquistate e da conquistare. Guglielmo, fedele al patto iniziale stipulato col conte di Aversa, pretese il suo potere solo sulla dodicesima parte del territorio da conquistare; avrebbe signoreggiato infatti solo sulla terra di Ascoli, città che aveva una posizione strategica fondamentale per la conquista della Capitanata. Melfi, capitale della contea, rimase suddivisa equamente tra i dodici conti.

Guglielmo, a capo dei suoi guerrieri, partecipò al successivo assedio di Bari, e soprattutto condusse nuovamente i suoi alla vittoria contro l’esercito greco, battuto l’8 maggio 1046 nei pressi di Taranto.

Nel corso dello stesso anno, però, in maniera del tutto inattesa, Guglielmo morì per una malattia improvvisa, provocando un grande dolore nei suoi cavalieri.

I funerali vennero celebrati con ogni probabilità a Melfi, “con tutti gli onori secondo il rito, con molto e giusto compianto” (Goffredo Malaterra, Imprese del conte Ruggero e del fratello Roberto il Guiscardo, Palermo 2000, I, XII). Successivamente la sua salma fu tumulata a Venosa, nel monastero della Santissima Trinità che Drogone “construere fecit pro anima Guielmo fratre suo” (Leon-Robert Menager, Recueil des actes des ducs normands d’Italie (1046-1127), Bari 1980, doc. 3, p. 26).

Una grande statua immortala la sua figura tra le fantastiche guglie della cattedrale di Coutance in Normandia, con quelle di Drogone e Umfredo. La costruzione dell’edificio fu avviata negli anni in cui si svolsero le imprese dei tre fratelli. La cattedrale gotica fu ultimata grazie ai generosi contributi di Roberto il Guiscardo, fratellastro dei tre. Il vescovo di Coutances, infatti, aveva inviato dei religiosi nel Sud d’Italia per chiedere un finanziamento. Tale era la fama e la potenza acquisita dai figli di Tancredi d’Altavilla.

 

 

 

 

Autore articolo: Edoardo Spagnuolo

 

Bibliografia: La versione originale del presente testo è stata pubblicata in “Lo scudo e la spada. Quaderni di divulgazione storica”, n. 2, maggio 2018, in due articoli intitolati “Guglielmo Braccio di Ferro, primo conte di Puglia” e “I conti di Puglia e la cattedrale di Coutances, un grande onore riservato ai tre fratelli”.

 

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