I francesi dilaniano il Ducato di Savoia

Al principio della seconda metà del Cinquecento i francesi dilaniarono il Ducato di Savoia sottraendo territori su territori, di mese in mese, ad un governo debole e privo di una guida forte. Il 3 settembre del 1551, Charles de Cossé, signore di Brissac prese Chieri. Tentò d’introdursi in città scalandone le mura di notte, poi, scoperto, la lasciò bombardare sul fianco della Torre del Gialdo fino a quando gli abitanti, stremati, non si arresero. I francesi così facendo rompevano la tregua senza alcuna dichiarazione. La loro fu una mossa inaspettata che colse di sorpresa i sabaudi sottraendo loro, facilmente, numerose piazze.

Tutto iniziò il 28 novembre di le truppe di Brissac, luogotenente di Enrico II in Piemonte, apparvero alle porte di Lanzo. Erano compagnie costituite da piemontesi e comandate da piemontesi: i capitani Michele Vinea, Nicolò di Bruino e Giovanni Brigla d’Avigliana. Luogotenente di Vinea era un fuoriuscito di Lanzo, un certo Giovanni Angelo Pessinis, che, conscendo bene il sito, consigliò ai suoi di porre le artiglierie sul lato occidentale del castello, quello più debole. Si piazzarono le artiglierie e principiò l’assedio che sarebbe culminato il 4 dicembre, dopo cinque ore di fuoco. L’azione fu premiata dal successo e il castellano Giacomo Provana, padre del più noto Andrea signore di Leynì, consegnò loro anche il castello di Viù che governava il capitano Freylino Provana di Carignano. Entrambi i castelli furono col tempo demoliti. I due castellani si dettero alla fuga ma Giacomo Provana fu catturato e liberato solo per fungere da interlocutore con Carlo III, Duca di Savoia, Freilino Provana invece, sorpreso nel Castello di San Martino, fu impiccato.

Dopo Lanzo, Vinea espugnò poi il castello di Rivara, l’anno dopo cadde anche il castello di San Martino. La Valle d’Aosta, impensierita dall’esacerbarsi dei rapporti con la Francia, riuscì a concertare col nemico la sua neutralità e a salvarsi da quei torbidi.

Tra il 1551 ed il 1553 i francesi, forti pure di alcuni contingenti svizzeri, presero Costigliole, Verrua, Busca, Camerano, Valperga, Pont, Ceva e Alba. Erano tutte piazze sguarnite di difese, le pessime condizioni del ducato avevano impedito il pagamento del soldo alle guarnigioni che s’erano ridotte a poche unità, per niente motivate e male armate. L’intervento spagnolo, sebbene non deciso, salvò Cherasco, Envie, Bra, Dronero, Verzuolo e Cardè, ma, arrivato l’ordine imperiale di portare truppe in Germania, Ferrante Gonzaga, non si trattenne a lungo in quella guerra.

Il duca Carlo III spirò il 17 agosto 1553, senz’altra assistenza che quella del suo barbiere, Catelano Ciborne. Il suo ducato ormai era ridotto alle sole province di Aosta, Vercelli e Nizza e i soprusi francesi non terminarono: il colonello Francesco de la Mole, il 19 marzo 1554, saccheggiò Borgo San Dalmazzo, poi furono prese San Damiano, Spino, Poirino, Volpiano fu cinta d’assedio, cadde pure Ivrea ed uno dei più fidati militari, il colonnello Battista dell’Isola, morì ad Aosta, nell’inverno di quell’anno, lasciando la valle senza un sicuro comando.

Le cose sembrarono cambiare tre anni più tardi, nel 1557. La guerra del Duca d’Alba contro il pontefice e la conseguente diminuzione delle truppe spagnole in Piemonte, spinsero i francesi ad un nuovo assalto al dilaniato territorio dei Savoia. Stavolta cinsero d’assedio Cuneo.

Occuparono prima Cherasco, nel frattempo, comprese le loro intenzioni, i cuneesi chiesero l’aiuto del Marchese di Pescara e si prepararono a resistere. I francesi invasero Roccavione e tagliarono tutte le comunicazioni tra la città Genova e Nizza. Nessun soccorso poté così introdursi a Cuneo. Gli armigeri di Brissac apparvero all’orizzonte, piazzarono il loro accampamento, disposero le artiglierie e principiarono il fuoco. Al terzo giorno d’assedio tentarono un assalto alle mura ma furono respinti con più di seicento morti e feriti. Il Brissac, irritato da questo inaspettato fallimento, fece trasportare da Chieri altri dieci cannoni. Un nuovo assalto fu provato ai primi di giugno, ma fu ancora respinto.

Intanto il Marchese di Pescara s’avvicinava a Cuneo. La sua marcia spinse Brissac a tentare ancora un assalto perché, sebbene potesse usufruire di un più folto esercito, i suoi 8000 fanti erano divisi su tutto il territorio. Fu l’ultimo violentissimo tentativo dei francesi, i cuneesi ancora una volta li respinsero proprio mentre le avanguardie dell’esercito del Marchese di Pescara apparivano sulla strada da Asti a Fossano. Brissac rinunciando ad ogni proposito sgombrò il sito e si ritirò ad Alba.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: A. Segre, L’opera politico-militare di Andrea Provana di Leynì nello Stato sabaudo dal 1553 al 1559; E. Ricotti, Storia della monarchia piemontese

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