I funerali di Amedeo VI, conte di Savoia

I funerali di Amedeo VI, conte di Savoia, descritti da Luigi Cibrario in “Della Economia politica del Medio Evo”.

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Amadeo VI morto a Santo Stefano di Puglia il 1 di marzo 1383 fu conciato con aromi, posto in una cassa di cipresso, e imbarcato sopra una gran nave della specie chiamata Panfillo. Ludovico di Savoja, Riccardo Musardi, Giannino di Parigi, e molti altri gentiluomini l’accompagnavano. Fra Deifilio e un altro frate uffiziavano per l’anima del trapassato. Dopo una grossa fortuna di mare toccarono ad Albenga, e poi approdarono a Savona, dove mancò di vita Riccardo Musardi, gentiluomo inglese, uno de primi cavalieri dell’ordine del collare. Da Savona il corpo fu portato in una lettiga per Fossano e Rivoli ad Altacomba, dove fu tumulato il venerdì 8 di maggio con ufficiatura dell’arcivescovo di Tarantasia assistito da tre abati, e cinque priori. V ‘ardeano 120 torchi. Mala maggior pompa era, secondo l’usanza delle nostre contrade, riservata alle solenni esequie che si celebravano il trentesimo o il quarantesimo giorno. Era il di 20 di giugno. Il malinconico lago del Borgetto era solcato da una quantità di barche por tanti genti d’ogni guisa e condizione, quali dal debito chiamati del proprio ufficio. quali dall’ansia di mesta curiosità che ispira la caduta dei dominatori del mondo, quando non si mostran minori della loro fortuna. Prelati, monaci, cavalieri, scudieri, paggi, consiglieri di roba lunga, giudici, solfati, famigli, popolo minuto tutti drizzavan la prora a quella bruna e solitaria magione d’ Altacomba, ancor ravvolta nell’ ombra che scendea dal monte del Gatto. La chiesa era atta appena a contener i baroni, e gli ufficiali di corte e di stato, e i forestieri più illustri, tra i quali gli ambasciadori dei maggiori principi d’Italia. Tutta parata di neri panni, tutta seminata di scudetti coll’arme di Savoia, illuminata dal chiarore di più centinaja di torchi e doppieri, con in mezzo un catafalco coperto di drappi d’oro e neri, e di blasoni, quella gotica chiesa destava imagini profonde di terrore e pietà, e quel potente braccio del conte verde si ammirato nelle giostre, si temuto in battaglia dall’oriente all’occidente, e quelle voci d’onesta baldanza con cui era solito dire che si sarebbe più parlato di lui che di niun altro del suo lignaggio, pareano sorgere e udirsi al di sopra del breve sasso che copriva tanta gloria e tanta potenza. Ufficiava di nuovo l’arcivescovo di Tarantasia assistito da altri vescovi e prelati. Pervenuta la messa all’ offerta presentavansi all’ altare uno stendardo coll’imagine della Vergine Maria; due cavalli coperti colle bandiere di S. Giorgio; due colle bandiere di S. Maurizio. Il principe della Morea offeriva la spada di guerra del defunto, tenendola per la punta. Due cavalieri offrirono lo scudo coll’ armi di Savoia, altri cavalieri il cimiero, il collare e due stendardi di guerra. Tutte queste offerte faceansi da uomini d’arme a cavallo; conducevasi ancora all’ offerta un cavallo coperto montato da un sergente armato dell’armi e rappresentante la persona di monsignore il conte defunto; seguitavano altri due cavalli a bandiera di Savoia, un cavallo ed un pennoncello, un cavallo ed uno stendardo dell’ armi medesime; poi il cavallo di torneo, coll’armi di Savoia d’ argento battuto cavalcato da un sergente con elmo in capo e spada rotta in mano; tre cavalli a due bandiere ed uno stendardo co’ blasoni d’argento battuto. Ancora per la giostra un sergente armato col cavallo coperto della divisa dei collari e dei nodi con un falcone sopra l’elmo, e tre altri cavalli della stessa divisa. Infine quattro uomini vestiti a nero, su quattro cavalli coperti di nero, con bandiere nere che indicavano come avessero fine le umane grandezze nelle offerte precedenti varia mente raffigurate.

 

 

 

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