I Senussi, gli irriducibili ribelli della Cirenaica

Il fondatore dei senussi fu Sidi Mohammed ben Ali es Senussi. Nacque a Mostaganem, in Algeria, nel 1787, studiò a Fez la giurisprudenza islamica, poi si recò a Laghuat, dove si inimicò i tidyanya, i seguaci di Tidjani, suo vecchio maestro in Marocco, e fu pertanto costretto a riparare nella vicina Messad, dove fondò la prima zavonia. Da qui si diresse pellegrino alla Mecca. Mosso dal desiderio di ricondurre l’Islam ad una forma più pura e mistica, lungo il tragitto ebbe diversi scontri con le autorità religiose locali e, ritenuto eretico, sfuggì più volte ai suoi avversari. Raggiunte Mecca e Medina strinse amicizia con lo sceicco Ahmed ben Idris, autorevole capo della scuola dei Sadheliya e insegnante al Cairo, da dove era stato scacciato da Mohammed Alì per il contenuto controverso delle sue dottrine. Alla morte di Idris, ne raccolse la successione, ma osteggiato, dovette trasferirsi con i suoi sostenitori a Gebel Abi Kubeis dove fondò una nuova zavonia. Ancora allontanato dalle autorità, si portò al Cairo e poi in Cirenaica. Le sue idee trovarono qui un gran numero di proseliti e, in breve tempo, sorse un ostato nello stato. Le zavonie senussite erano scuole e tribunali, imponevano e prelevavano tasse, si occupavano di commercio e politica, così scalzarono le autorità ottomane. Sidi Mohammed ben Ali es Senussi per allontanarsi ancor più dal controllo turco, lasciò la costa libica e riparò nell’oasi di Giarabub, dove poi morì nel 1859.

Gli succedette il suo figlio primogenito, Mohammed el Mahdi, nato nel 1844, che riuscì ad estendere il movimento dall’Egitto al Marocco, accentuandone l’interesse per commercio e politica ed aumentando l’inimicizia coi turchi. Per allontanarsi da essi, si trasferì nel 1895 nella lontanissima Cufra, dove fondarono cinque zavonie – el Giof, el Tag, el Hauuari, Taizerbo, e Rebiana – e pian piano eressero la città a vero e proprio centro carovaniero per il commercio proveniente dal Sudan e dalle regioni centro-africane. Il Madhi morì nel 1902, quando stava iniziando un periodo di rapido declino per la sua confraternita.

I francesi, nella loro opera colonizzatrice, furono i primi a scontrarsi con i senussi. L’arrivo degli italiani peggiorò le cose e i senussi furono costretti a rinchiudersi a Cufra e il loro capo, Ahmed Scerif, rinunciò alla storia indipendenza senussita alleandosi con gli ottomani.

Il trattato di Losanna del 18 ottobre 1912, non placò l’animo bellicoso dei senussi e, nel 1913, si ebbero aspri combattimenti a Benina e er-Regima, le occupazioni di El-Abiar, Tocra, Tolmeta, El  Merg, Cirene, le battaglie di Sidi Garbaa, el Ghègab, Ettangi. Nell’agosto vennero occupate Soluch e Ghemines ed a settembre vi furono i vittoriosi combattimenti di Tecniz, Talgaza e Zauiet el-Beda. Ad ottobre i senussi furono sconfitti anche ad Ain Ben Scimal e finalmente l’anno dopo il generale Salsa occupava el Mdauar.

Il bilancio delle operazioni si chiudeva completamente a favorevole degli italiani, sebbene le ultime sacche di resistenza senussita imposero un elaborato piano di operazioni miliari dirette dal generale Ameglio. La colonia fu divisa in tre settori, quello orientale, la Marmarica centrale fino a Tolmeta e quello occidentale, fino a Sirte. Su questi tre fronti l’esercito italiano riportò diverse affermazioni. Nel febbraio 1914, nelle operazioni nella zona di Cirene, furono occupate el Argub e Slonta, nel marzo successivo il colonnello Cantore occupò Maraua, nell’aprile Bir Gandula; nella zona di Bengasi nel febbraio ebbero luogo i combattimenti di Umm esc Scehaneb e Scleidima, nel marzo i senussi furono battuti a Zuetina e Agedabia. Contemporaneamente, o quasi, a queste azioni si ebbero scontri nella zona di Merg ed il combattimento di Maraua del 24 marzo. A metà aprile i ribelli si rintanati sul versante meridionale gebelico dove si spinsero gli interventi militari italiani.

La Prima Guerra Mondale portò inevitabilmente al ritiro dei presidi interni italiani e la resistenza ne approfittò. La Turchia nominò Ahmed Scerif governatore della Tripolitania e della Cirenaica. Il senusso raccolse parecchie migliaia di armati, guidati da ufficiali turchi e tedeschi, con i quali attaccò gli inglesi. Dopo qualche successo, dovette però riparare nelle oasi egiziane e poi a Giarabub e nella Giofra, ospite dei Sefen Nasser. Qui si rese conto di aver commesso un grave errore alleandosi coi turchi, storici rivali della sua confraternita. Ahmed Scerif allora delegò il cugino Mohammed Idris, il primogenito del Mahdi, a dirigere la confraternita e, imbarcatosi a Misurata, su di un sottomarino tedesco sbarcò a Pola.

Il nuovo capo inaugurò una linea di intesa con l’Inghilterra e con l’Italia. Finché i primi approcci non sboccarono in vere trattative, che non portarono però ad alcun risultato per certe clausole non accettate dal governatore Ameglio; restò in piedi solo un accordo di massima, detto patto di Acroma, con cui si stabilivano: 1. l’apertura dei mercati di Bengasi, Derna e Tobruk, 2. il mantenimento dei presidi italiani, 3. la restituzione delle zavonie occupate e la concessione di speciali assegni ai capi delle stesse, 4. una intensa collaborazione per la definitiva pacificazione del territorio cui sarebbe conseguito il disarmo dei senussi. Dagli accordi con gli inglesi invece emergeva una situazione delicata per il controllo italiano della Libia perché Giarabub era riconosciuta all’Egitto, sotto l’amministrazione di Idris es-Senussi.

Momentaneamente la faccenda fu accettata, ma alla fine della guerra il governo italiano fece un’astuta mossa per recuperare Giarabub ed indebolire ulteriormente i senussi.

Il 31 ottobre del 1919, infatti, concesse una carta statutaria in Cirenaica con cui istituiva un parlamento rappresentativo. Fu un abile modo col quale l’Italia entrò in contatto immediato coi i rappresentanti delle tribù soggette alla Senussia. L’anno dopo, l’accordo di er-Regima, siglato il 25 ottobre del 1920 dal governatore De Martini, riconosceva la piena sovranità dell’Italia su quei territori concedendo a Idris es-Senussi e l’esenzione di ogni imposta alle zavonie. Al contempo l’accordo imponeva il disarmo ai senussi ed istituiva dei gruppi armati, stipendiati dal governo, per il controllo delle oasi interne da loro amministrate. Al l’accordo di er-Regima seguì una convenzione con cui il governo creò delle regole per le nomine dei capi delle zavonie e stipendi per gli stessi. Fu un modo ben ideato per controllare i senussi, ma Idris es-Senussi lo capì e venne meno agli accordi e ritornando alla guerra nel novembre del 1922.

Il Governo della Cirenaica, allora, in mano al generale Bongiovanni, dichiarò decaduti gli accordi e riprese le armi. La campagna si aprì con le vittorie di Umm el-Giuabi e Alem el-Haser, di Sidi Selim, Maraua e Belihusc e si prolungò nel 1925, anno in cui l’Italia occupò l’oasi di Giarabub, stipulando un accordo sulle frontiere libiche con l’Egitto. Altre operazioni continuarono nel sud-bengasino ancora nel 1927, anno in cui il capo senusso Er-Redà es-Senussi, fratello di Idris, fu imbarcato per l’Italia e inviato al confino a Ustica.

Alla fine del 1928 nell’assumere il governo della Libia, il maresciallo Badoglio emanò il noto proclama con il quale invitava i senussi a scegliere fra la sottomissione, con la clemenza del governo italiano, o la guerra. Si susseguirono allora le capitolazioni dei vari gruppi ribelli. Tra queste ci fu anche quella di un vecchio capo senusso, Omar el-Muctar, che rese omaggio al governo e convenne una tregua di due mesi prima di riprendere le armi.

Da questo stato di cose, scaturì la necessità dell’isolamento delle popolazioni beduine, in modo da evitare loro relazioni con i ribelli senussi, sopprimere le zavonie e confiscare i loro beni inviando al confino i loro capi. Le popolazioni del deserto del Gebel furono quindi spostate negli appositi campi costruiti sulla costa di cui i più importanti erano Marsa Brega, Soluch, Agedabia, El-Agheila, Sidi Ahmed e El-Abiar. Con questa mossa, che si rivelò decisiva nello sconfiggere il ribellismo in Cirenaica, ma che fu sicuramente controversa, il governo italiano stroncò i legami tra i senussi e i nomadi che fornivano loro uomini, viveri ed armi. Si bloccarono pure le carovane dei contrabbandieri, che passavano i confini con l’Egitto senza alcun controllo, erigendo un reticolato di circa 300 chilometri, sorvegliato da truppe mobili.

Privato del sostegno della popolazione, chiusa nei campi di concentramento, e delle risorse economiche, a seguito della costruzione del reticolato sul confine egiziano, Omar el-Muctar finì isolato e catturato. La sua esecuzione, avvenuta alle 9 del mattino del 16 settembre 1931, a Soluch, a 56 chilometri a sud di Bengasi, segnò la vittoria completa sui senussi.

Molti capi ribelli si sottomisero, altri vennero uccisi, alcuni, come Abd el-Hamid el-Abbar, forzarono il reticolato e fuggirono in Egitto. Il 26 gennaio 1932 il maresciallo Badoglio dichiarò definitivamente stroncata la ribellione e decideva l’occupazione di Cufra.

 

 

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Fonte foto: dalla rete

Bibliografia: R. Micaletti, La Cirenaica

historiaregni

Historia Regni è un portale telematico dedicato alla storia, anzitutto quella italiana. Nasce su iniziativa di Angelo D’Ambra, è senza scopo di lucro e si avvale di collaborazioni gratuite. Le foto presenti sono state, in parte, prese da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo al nostro indirizzo email info@historiaregni.it e si provvederà alla rimozione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *