Il bombardamento di Tripoli del 1685

Abu Salim Abd Allah al Ayyasi visitò Tripoli nel 1664 descrivendola con queste parole: “Ha edifizi graziosi, piazzali ampi, mura alte e ben proporzionate nei giri, le sue strade sono ampie e comode a percorrersi… ha due porte: una verso la terra ferma, l’altra verso il mare, poiché il mare cinge molti lati della città. La fortezza nella quale risiede l’emiro è contigua alla città dalla parte della porta di terraferma, fra questa ed il mare “. Nel giugno del 1685 la squadra francese del vice ammiraglio Jean II d’Estrées, bombardò la città, riducendola in rovine.

Tripoli, assieme a Salé, Algeri e Tunisi, era il principale covo dei corsari barbareschi. Queste flotte musulmane, costituite da piccole e rapide imbarcazioni, per lo più feluche e sciabecchi, effettuavano incursioni sulle coste francesi. La situazione fu ritenuta intollerabile da Colbert.

Nel settembre del 1681 iniziarono le ostilità. Il maresciallo Abraham Duquesne, con nove navi, inseguì dei corsari tripolini che avevano assaltato dei mercantili francesi e fatto schiavi. Rifugiatosi sull’isola di Chios, i musulmani pensarono di essersi messi in salvo, ma Duquesne bombardò la rada e solo a dicembre, pressato dalle autorità ottomane, levò il blocco ottenendo la liberazione degli schiavi. Nonostante questo primo successo francese, nulla fu risolto.

Tripoli, del resto, teoricamente soggetta all’autorità della Sublime Porte, ricavava la maggior parte delle sue risorse finanziarie dalla pirateria ed era impensabile che decidesse di rinunciarvi. Fu necessario organizzare una vera e propria spedizione contro la reggenza.

Nove navi – l’Ardant, l’Agréable, la Prudent, la Bizarre, la Capable, l’Aventurier, la Fidèle, la Cheval e la Mercure – e cinque bombarde, quattro fluyt, due brulotti e quattro tartane, furono assegnate al vice ammiraglio d’Estrées. La potenza di fuoco della flotta era in gran parte concentrata sulle bombarde, ciascuna dotata di due grandi mortai rotanti. Il 19 giugno 1685 la flotta francese apparve nelle acque di Tripoli. Effettuata una prima ricognizione, forzararono l’ingresso del porto sfidando i due bastioni, uno a ponente, l’altro a levante, che mostravano le bocche di sessanta cannoni. Le bombarde francesi, comandate dai marescialli Pointis e Landouillette, furono posizionate di fronte alla piazza, a circa 1.400 metri dalla riva. Il bombardamento iniziò nella notte tra le 22 e le 23, verso le dieci di sera.

Cinquecento bombe caddero sulla città, annullando le sue artiglierie. Il giorno dopo tutto fu ripetuto. Due mortai furono piazzati sulla scogliera per provare a sfondare la cinta muraria ed effettuare un assalto via terra. Non ci fu però tempo per attuare il piano. Il bey chiese la pace.

Tripoli era stata devastata. d’Estrées vide mura abbattute e rovine d’abitazioni, in tre giorni erano cadute 1.039 bombe e si contarono almeno trecento morti. Il bey si convinse a restituire tutti i prigionieri cristiani e pagare 500.000 corone, una cifra enorme per raggiungere la quale le donne ed i giannizzeri furono spogliati dei loro gioielli.

L’enorme successo conseguito permise ai francesi di ottenere rapidamente la sottomissione di Tunisi. Quando, nei giorni seguenti il bombardamento, D’Estrées navigò verso la città retta dal bey Mohamed El Mouradi, fu subito raggiunto da emissari musulmani che gli resero omaggio e gli annunciarono la liberazione degli schiavi cristiani e il pagamento di un tributo.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: J. Peter, Une stratégie de la terreur sous Louis XIV: les galiotes à bombes

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