Il Conte Duca de Olivares

Se la Francia di Luigi XIII affidò il suo governo Richelieu, la Spagna di Filippo IV conobbe il Conte Duca de Olivares.

Se il Seicento fu per la Spagna el siglo de oro nei campi dell’arte e delle lettere, per altri aspetti esso fu un secolo difficile e di decadenza. L’incredibile estensione dell’Impero Spagnolo, infatti, determinavacostanti e gravi difficoltà amministrative e finanziarie. L’Impero era un irregolare conglomerato di regni, stati e signorie peninsulari, europei e d’oltremare con una moltitudine di giurisdizioni e legislazioni differenti che limitavano molto l’autorità reale ma creavano anche una enorme burocrazia. Soprattutto si registrava un mastodontico sforzo politico-militare della Castiglia che contribuiva al finanziamento statale ed al reclutamento di truppe più di ogni regno della Corona. Fu questa la ragione che costrinse il governo, durante il regno di Filippo III, a scegliere spesso accorte politiche di pace, anche a costo di riconoscersi sconfitti su alcuni fronti. Tutto ciò cambiò con l’ascesa al trono di Filippo IV e del suo collaboratore, Gaspar de Guzmán, il Conte Duca de Olivares.

Nato a Roma nel 1587, Olivares era sposato con Doña Ines de Zúñiga y Velasco, da cui ebbe una figlia, che morì promessa al Duca di Medina de las Torres. Religiosissimo, teneva una condotta estremamente austera e mai ostentò ricchezze o sfarzo. Era pure ossessionato dall’astrologia fino al punto da coniare per Filippo IV l’appellativo di Rey Planeta. Come il sole, tutto, secondo le sue idee politiche, avrebbe dovuto ruotare attorno al re. Presentò questo piano, il Gran Memorial, nel 1624.

Espose al re l’idea di uno stretto accentramento, spronandolo a non limitarsi ad essere “re del Portogallo, Aragona, Valencia, conte di Barcellona, ma di lavorare e pensare decisioni mature e segrete per ridurre questi regni di cui è composta la Spagna alle leggi di Castiglia”. Puntò cioè a raggiungere uno stretto accentramento politico e perseguì questo piano riducendo il numero dei membri della enorme macchina statale, preferendo affidarsi a juntas di figure specializzate, ordinando numerose inchieste giudiziarie per combattere e scoraggiare la corruzione, riducendo il peso dei privilegi nobiliari di una aristocrazia improduttiva ed inoperosa che si anscondeva dietro gli onori della limpieza de sangre.

Con lui la Corona guardò con più favore alle aristocrazie non-castigliane, legandole maggiormente a Madrid tramite vincoli di fedeltà militari, onorifici e matrimoniali. Tentò una riforma fiscale, con un’equa distribuzione delle imposte, estesa alla nobiltà ed al clero, ma senza grandi risultati; intraprese pure il progetto della Unión de Armas che assegnava a ciascun regno un contingente di soldati da reclutare ed equipaggiare a proprie spese in proporzione alla sua popolazione, ma, col rifiuto dalle Cortes del Portogallo, della Generalitat de Catalunya e della Generalitat Valenciana, neppure questo obiettivo andò in porto.

Sempre ostacolato, convinse Filippo IV a dichiarare la sospensione dei pagamenti nei confronti dei banchieri genovesi per rivolgersi a banchieri dei regni di Spagna ma la flotta del tesoro spagnola fu catturata dagli olandesi e questo obbligò Olivares ad aumentare la pressione fiscale. Il suo fallimento era totale. Inoltre le sue precarie condizioni di salute gli impedirono via via di dedicarsi agli affari pubblici con continuità ed a ciò si aggiunsero i conflitti interni alla sua famiglia scaturiti dalla sua decisione di legittimare il figlio naturale Don Enrique de Guzman in Felipez.

Presto Filippo IV lo allontanò da corte.

Olivares sognava un’amministrazione centralizzata, potente ed efficace ma le Spagne erano tante e diverse. Il suo progetto era molto ambizioso e fallì per varie ragioni, per la forte opposizione che la sua persona, più che le sue idee, registrò a corte, per le ribellioni di Catalogna e Portogallo, ma forse soprattutto per la Guerra dei Trent’anni che dettò un aumento generale delle tassazioni.

Doveva essere il primo passo verso qualcosa di più complesso, una vera e propria unificazione giuridica ed istituzionale dei regni della monarchia spagnola che avrebbe dovuto spazzare via le secolari differenze e specificità uniformando tutto al sistema della Castiglia. Forse il progetto era ingenuo, ma pareva l’unico in grado di affrontare i gravi problemi amministrativi e finanziari dei domini degli Asbrugo di Spagna.

 

 

Autore articolo e foto: Angelo D’Ambra

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