Il generale Josef Pilsudski

Grande protagonista della riunificazione polacca, Josef Pilsudski era nato a Zulow, cittadina lituana, da nobile famiglia polacca poi trasferitasi a Vilna. Suo padre aveva partecipato all’insurrezione dl 1863 ed era stato delegato del governo insurrezionale, lui, invece, frequentato il ginnasio russo e ottenuto il diplomadi maturità a Pietroburgo, era cresciuto con un forte sentimento patriottico e s’era avvicinato al socialismo finendo coinvolto nell’attentato allo zar Alessandro III. Il gesto terroristico fu sventato ma Pilsudski finì arrestato per aver fornito protezione a due cospiratori. Fu relegato per qualche anno in Siberia, poi fu trasferito a Tunka, in Mongolia. Riottenuta la libertà, poté tornare a Vilna dove aderì al Partito Socialista Polacco.

Le sue idee erano già chiare. Intendeva puntare a propagandare al popolo l’indipendenza polacca sia nella Galizia, controllata dagli austriaci, che nel Regno di Polonia, sottomesso alla Russia. Sebbene socialista, non concepiva concezioni internazionalisti; consideratava effettivamente necessario un maggior equilibrio tra le classi, ma le poneva in sottordine rispetto all’indipendenza dei polacchi.

Nel 1893 la polizia perse le tracce di Pilsudski che da quel momento divenne un ricercato. In clandestinità si dedicò alla stampa propagandistica e le sue tracce si rinvennerò in giro per l’Europa. Si fece protestante e sposò Maria Koplewska, divorziata e già madre, socialista e protestante anche lei, e tornò a Vilna con il falso nome di Dabrowski. La stamperia che i due avevano messo in piedi, e che era stata spostata a Lodz, fu scoperta e i due coniugi furono tratti in arresto. Pilsudski conobbe la reclusione a Varsavia, poi in un’ospedale psichiatrico di Pietroburgo, infine fuggì con la moglie nella più tollerante Galizia. Ad ogni modo, per eludere i rischi di nuovi arresti, girovagò tra i territori polacchi continuamente.

Nel 1904, approfittando della guerra russo-giapponese, volle raggiungere Tokio per provare a costituire un coordinamento tra socialisti polacchi e giapponesi contro il comune nemico, ma non ebbe successo. Da allora preferì concentrarsi esclusivamente sui suoi connazionali. Nel gennaio del 1905 un moto rivoluzionario scosse l’impero zarista e Pilsudski fu l’anima di una organizzazione di combattimento con sede a Cracovia. La vampata rivoluzionaria si spense già a dicembre, ma l’organizzazione di combattimento di Pilsudski restò attiva scindendosi dal Partito Socialista Polacco. L’attenzione dell’indipendentista si era definitivamente spostata allo studio delle strategie militari, doveva costituire unità combattenti pronte ad entrare in azione. Fallì il tentativo di assaltare la Banca nazionale di Kiev, riuscì quello ad un treno alla stazione di Bezdany.

Allontanatosi dalla Koplewska, visse con Alessandra Szczerbinska, ma le vicende della vita privata non intaccarono l’impegno per la lotta armata. In Galizia creò la Confederazione per la lotta attiva, struttura che ebbe come programma non più il socialismo, ma semplicemente l’obbiettivo di raccogliere ogni polacco che avvertisse l’urgenza di una lotta aperta per l’indipendenza nazionale. Così, nell’imminenza della Grande Guerra, il mondo politico polacco era diviso tra i conservatori galiziani, che auspicavano una riunificazione della Polonia sotto gli Asburgo, i nazionaldemocratici propensi a ricompattare la Polonia sotto lo zar, i socialisti, con programma internazionalista insensibile alla questione indipendentista, e i tradizionalisti di Pilsudski, legati ad un disegno di insurrezione armata.

Allo scoppio del conflitto, i tre imperi occupanti la Polonia, ovvero Russia, Germania e Austria-Ungheria, si ritrovarono in conflitto tra loro. Convinto che la popolazione del Regno di Polonia avrebbe aderito ai gruppi armati nazionali, Pilsudski portò i suoi giovani combattenti nell’esercito austriaco e costitutì una compagnia di tiratori che, approfittando del ripiegamento delle armate russe, entrò nel regno ai primi di agosto 1914, occupando Kielce. I polacchi, però, non mostrarono l’entusiasmo atteso allora Pilsudski accettò di entrare nel Comitato Nazionale Supremo dei conservatori galiziani col compito di costituire le legioni polacche. Pilsudski ottenne il comando di una delle due brigate nazionali e i gradi di ufficiale superiore da parte degli austriaci ma non indossò mai la loro uniforme. Inoltre dette vita alla POW, Organizzazione Miltiare Polacca,  segretamente impegnata a preparare azioni di guerriglia, incursioni, spionaggio e propaganda contro i conservatori. Non mancarono risultati di prestigio, ma quando, nel maggio 1915, il fronte russo venne profondamente sfondato dai tedeschi nella zona di Gorlice, tutto cambiò perchè l’interlocutore più autorevole non erano più gli Asburgo.

Scomparsa da tempo l’ipotesi di una unificazione filo-russa, scompariva anche quella di una unificazione filo-austriaca. Pilsudski allora si dimise dalla carica di comandante della 1° brigata tentando di portare quanti più polacchi sulle sue idee di indipendenza da tutti gli stranieri. Entrò con gli ex-alleati nel Consiglio temporaneo di Stato voluto da Germania e Austria-Ungheria con la promessa di creare un regno polacco indipendente a fine guerra, ma pure qui sfruttò il carisma acquistato tra i suoi legionari raccogliendo consensi attorno alle sue idee. E venne il momento in cui volle ruppere apertamente anche coi tedeschi. I componenti della POW vennero in tutta risposta individuati e arrestati, Pilsudski fu condotto nella prigione di Magdeburgo ma s’era conquistato nuovi estimatori e alleati mostrandosi così determinato e coerente divenendo. Ormai tutti i suoi connazionali volevano uno stato polacco realmente indipendente.

Uscita la Russia di scena, si generò un vero caos. Nelle sedi diplomatiche delle capitali dell’Intesa operavano funzionari polacchi impegnati ad avvalorare le posizioni dl loro popolo; diversi erano i governi polacchi autoproclamatisi e un Comitato Nazionale Polacco era pure sorto a Parigi; a Varsavia i conservatori avevano istituito un Consiglio di Reggenza; l’estrema sinistra era pronta ad una rivoluzione socialista e tutti respinsero il proclama dell’imperatore Carlo d’Asburgo per costituire uno stato federale di tutti i popoli amministrati dagli Asburgo. Alla fine i tedeschi liberarono Pilsudski pensando di farne un interlocutore accettabile, ma, tornato alla ribalta e assunto il potere politico, Pilsudski riuscì a scalzare altri contendenti e, fattosi da Moraczewski, un socialista moderato che egli volle come capo del governo, il 16 novembre 1918 fece notificare ai Paesi in guerra la costituzione dello stato polacco. Il 22 dello stesso mese il governo Moraczewski emise un decreto in forza del quale Pilsudski venne nominato Capo Provvisorio dello Stato.

Pilsudski riuscì ad allontanare la guarnigione tedesca da Varsavia lasciando le armi ai polacchi. Eguale provvedimento fu esteso a tutto il territorio e ciò indusse tutte le forze politiche ad interloquire con lui. Introdusse riforme di stampo socialista come la giornata di otto ore, l’istruzione scolastica gratuita ed il suffragio femminile, poi indisse le elezioni. Il 29 gennaio 1919 dalla consultazione emersero vittoriosi i partiti di centro-destra, ma Pilsudski non si era schierato con nessuna forza in competizione, anzi si era allontanato dai socialisti, così ottenne l’eccellente risultato di aver portato tutte le forze politiche alla collaborazione apparendo una figura neutrale. Restava ora la necessità di precisare i veri confini del nuovo stato polacco.

Ad occidente, il trattato di Versailles del 28 giugno 1919, riconobbe alla Polonia la provincia di Poznan e la Prussia occidentale con Danzica. Plebisciti attribuirono invece alla Germania i territori di Warmia e Masuria. Una strada più tortuosa spaccò tra tedeschi e polacchi l’Alta Slesia, mentre l’area di Cieszyn fu riconosciuta ai cechi. Ad est le cose furono più complicate. Il sogno di Pilsudski era quello di costruire una federazione con lituani, bielorussi e ucraini che fungesse da sistema difensivo contro velleità espansionistiche russe. Quando i bolscevichi occuparono Vilna, territorio conteso tra polacchi e lituani, Pilsudski mobilitò l’esercito, prese la città e invità i lituani a unirsi alla Polonia in un accordo federale. I lituani però si mostrarono diffidenti, ancor più perchè i polacchi consideravano loro la città di Vilna. Intanto l’esercito polacco avanzava in Bielorussia e più tardi prendeva anche Leopoli, centro della Galizia orientale. Il Consiglio Supremo dell’Intesa riconobbe ai polacchi i territori della Galizia occidentale fino a Przemysla, ma riconobbe loro la Galizia orientale solo in amministrazione per venticinque anni. Fu l’offensiva militare del 1920 a rimettere tutto in discussione. I russi furono ricacciati sino al Dnieper, inclusa Kiev. Tutto ciò fu una enorme vittoria per Pilsudski ma isolò il governo del sostegno internazionale e, quando la controffensiva sovietica sbaragliò le logore milizie polacche, Pilsudski si ritrovò al centro di un’aspra polemica interna. Sorprendentemente l’esercito polacco si riorganizzò, salvò Varsavia e lanciò un’offensiva vittoriosa. Fu un disastro per i sovietici ed un incredibile successo per Pilsudski, comandante in capo dell’esercito. L’armistizio firmato il 5 ottobre del 1920 diede alla Polonia l’intera Galizia orientale, parte della Podolia, con Tarnopol, e della Polesia, con Pinsk, zone occidentali della Bielorussia, esclusa Minsk, e della Volinia, con Kowel e Rowno, inoltre Gordno e Vilna.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: V. Perna, Storia della Polonia tra le due guerre

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