Il Montenegro e le sue guerre

Tratta dall’Album della guerra russo-turca del 1877-78 leggiamo una rapida ricostruzione della storia del Montenegro e delle sue guerre contro i turchi.

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Sono secoli che il divino genio della libertà guidò una picciola e mesta schiera d’infelici sulle vette altissime di Lovcen e di Cetigne; essi nell’ardua ascensione non avevano per viatico che il dolore, la speranza ed un’operosa carità di patria. Dopo Giorgio Brankovis che governava le terre della Zenta, il popolo, che ora chiamasi montenegrino, fondò la propria autonomia eleggendo a voivoda supremo – l’anno 1427 – Stefano Crnojevis. Alcuni pochi serbi là sopra si assisero sotto il padiglione delle nubi, nacquero i loro figli, cui cullarono allo scrosciar delle folgori e delle procelle. Essi tra macigni divennero macigni, videro il falco roteare nelle profonde valli, e impararono a combattere da forti. Sono forti, ed anco terribili ei sono nella loro forza, ma vili non sono, perchè laggiù ai piedi di quei monti si frange e sta ogni cosa che non è virtù. La tisica civiltà non vi ascende; all’alta impresa i polmoni le mancano, le sue delizie sono nei bassi stagni, e alla patria nella virtù del braccio è feconda di conigli, in quella del dire di ranocchi. La grande massa dell’impero serbiano andò divisa in più parti; già sotto l’imperatore Duscian i luogotenenti, investiti di assoluto potere, se la passavano da re, poscia al suo figlio Uros, detto il Giovane, completamente si ribellarono, ed uno di questi, Vukasino Mrujavcevis, lo uccise a Kosovo, il 2 dicembre 1367, affinchè non si ricoverasse nella repubblica di Ragusa, benefica ad ogni oppresso ed infelice. Venne il messo della distruzione, e compì l’opera sua. Murat I, l’anno 1389, sottomise la Serbia trionfando a Kosovo mediante il tradimento di Vuk Brankovis, che il 6 di ottobre, 1398, morì avvelenato dagli stessi turchi. L’anno 1390 Bajazit, figlio di Murat, prese la Bosnia, e l’anno 1418 Murat II l’Albania. Tutti gli slavi serbi restarono sotto il giogo straniero, e solo una picciolissima parte di loro si sottrasse a questa morte; ei sono quelli oggi chiamati montenegrini; il nome è da scriversene aureo lapillo. Il cieco destino non condusse quei pochi slavi serbi sulle vette sublimi del Kom, nè sono essi le foglie appassite e secche cui il freddo vento boreale trasporta e dissemina per una terra maledetta. Ei sono la schiera di eroi che sopravvissero agli eroi caduti sul Kosovo. E noi ne ricordiamo le principali lotte ch’ebbero coi turchi. Stefano Crnojevis (dall’epoca di cui noi partiamo con questo scritto, senza considerare altri fatti anteriori) unito a Skenderbeg lottò coi turchi per ventiquattro anni. Giovanni Crnojevis, unito al capitano veneto Antonio Loredan, difese coi montenegrini la città di Scutari, l’anno 1474, assalita da 70,000 turchi comandati da Suleiman pascià, e trionfò uccidendone 7000. L’anno 1478 i montenegrini, comandati dallo stesso loro principe, corsero in aiuto dei veneziani a Scutari, e sconfissero i turchi, ma questi l’anno dopo, 1479, si volsero contro il Montenegro, i veneziani dimenticarono i prodi montanari e senza forti cagioni lasciarono la città di Scutari al comune nemico. I montenegrini dovettero abbandonare la fortezza di Zabljak, cui l’anno 1481 eroicamente ripresero ai turchi. – Al tempo che Giovanni Crnojevis curava gli interessi del principato nelle corti d’Italia, i turchi assalirono i montenegrini, ma questi, comandati da Giorgio Arvanita, li respinsero con grandi perdite. Giorgio Crnojevis III, marito della bella veneziana Elisabetta Erizzo, ebbe lotte sanguinose coi turchi, ma a Ljeskopolje ne riportò il completo trionfo. Con questo principe finì il primo periodo della storia montenegrina e il governo dei principi laici, e vi cominciò quello dei metropoliti, che segna il secondo periodo della storia di quel principato. Questo periodo è di 200 anni. Durante questo tempo il turco trionfava su tutti, ma il Montenegro gli opponeva resistenza. L’anno 1521 i magiari, battuti dai turchi, abbandonarono Belgrado; l’anno 1522 i cavalieri di S. Giovanni l’isola di Rodi; la Repubblica veneta perdette la città di Durazzo l’anno 1501, e la Morea e il Peloponneso nel 1499 e 1510, Dolcigno e Antivari nel 1571, Cipro nel 1570 e 1571, e Candia nel 1645 e 1669. Il barbaro copriva l’Europa, e sulle vette del Montenegro sventolava la bandiera della libertà.

In questo periodo di tempo i montenegrini ebbero sei guerre coi turchi, le quali può dirsi che li tenessero in lotta continua e sotto armi due secoli interi. Basandoci sui documenti storici possiamo dire che quel principato non giungeva ad opporre alle forze turche, 14.000 uomini. Nella terza guerra, che fu l’anno 1613, la forza turca era di 60.000 combattenti, e i montenegrini con quelli di Brda non avevano che 12.000 uomini armati. Nella sesta guerra, 1690, cadde il famoso eroe Bajo Pivljanin con 60 compagni che difendevano la via di Cetigne. Quella fu la prima volta che il turco guidato dai traditori e da Suleiman pascià entrò in Cetigne, e non vi sarebbe entrato se Zano Grbicis non fosse fuggito a Cattaro col rinforzo dei veneziani. Il terzo periodo della storia montenegrina comincia coll’anno 1697, quando fu eletto metropolita e principe di Montenegro Danilo Petrovis-Njegus. In questa famiglia restò il principato ecclesiastico unito al secolare fino a Pietro II, il poeta, che in modo così modesto definì se stesso: « Sono colto tra i barbari; sono barbaro tra i colti; sono principe per contrabbando tra i principi. » Nel corso di questo periodo di 154 anni troviamo 23 guerre principali tra i turchi e i montenegrini. Questa epoca è importante per le relazioni che ebbe il Montenegro con le grandi potenze europee, le quali, prima di muovere guerra al turco, si acquistavano l’alleanza di quel principato, cui alcune anime basse, non sanno intuire nella grandezza delle sue virtù. In questa epoca la famiglia dell’attuale principe Nicolò ha operato grandi fatti non solo nel materiale valore, ma anco nel sapere della civile vita, e se lo spazio ce lo permettesse, molte prove di ciò noi potremmo quì registrare. Questo diciamo in ossequio alla storia, e non per avere amici, nè per far tacere il gracidare degli avversari. L’anno 1706 a Trnjine di Cuca ebbe principio la prima guerra di questa epoca; i turchi restarono sconfitti, trentasei dei loro grandi agà vi lasciarono la vita. L’anno 1710, Carlo XII di Svezia trascinò la Turchia con sè, e questa intimò la guerra a Pietro il Grande delle Russie. L’anno dopo il colonnello russo Michele Miloradovis andò a Cetigne, per cercarvi l’alleanza dei montenegrini; questi non mancarono all’invito del rappresentante russo, tantosto entrarono in Albania e in Erzegovina, danni grandissimi cagionarono ai turchi, ed avrebbero anco quella volta preso tutte le fortezze del confine, se Pietro il Grande non avesse fatto pace sul Pruth.

L’anno 1712 i turchi con 50,000 combattenti assalirono il Montenegro, ma presso il fiume Vlahinja vennero sorpresi e sconfitti dal vladika Danilo, e vi perì il famoso eroe montenegrino Janko GjurasRovis. Il nome di quel combattimento è Careo Laz. Restarono morti sul campo 20.000 turchi. L’anno 1714 Numan pascià andò contro il Montenegro con 100,000 soldati, ma, quantunque i montenegrini lottassero da eroi, i turchi entrarono a Cetigne, e ogni cosa vi distrussero. Però i turchi non possono lodarsi di quel fatto, perchè adoprarono il tradimento e non il valore. Cetigne è una fenice, tosto risorge – post fata resurgam – per quei luoghi il barbaro può passare, ma fermarvisi non può. Mai vi si fermò. Un arcano terrore prende ivi tutti i traditori, tutti i nemici della libertà; ogni ombra sembra che là sia corpo. L’anno 1716 i due Cengis di Erzegovina andarono contro quei del Montenegro, ma furono battuti e fatti prigionieri. L’Austria per la rottura del trattato di Karlowitz intimò la guerra alla Turchia, l’anno 1715, e il Montenegro colse l’occasione per battere i turchi; così istessamente nel 1717 corsero in aiuto dei veneziani comandati da Alvise Mocenigo in Albania, ma questi, avendo abbandonato l’impresa, per il ritardo dell’aiuto di Venezia, i montenegrini ritornarono ai loro monti dolenti di non aver potuto combattere contro i loro secolari nemici. Non molto tempo dopo i montenegrini tornarono in aiuto dei veneziani con 5000 combattenti, ma anco questa volta è colpa dei veneziani se quelli tornarono senza aver combattuto. L’anno 1727 il becir-pascià Cengis aggredì il Montenegro, ma venne respinto e sconfitto. Era l’anno 1738 che il bano della Croazia Esterhazy assalì i turchi della Bosnia; i montenegrini corsero alle armi, e vollero unirsi ai croati, ma la distanza e innumerevoli forze turche a quell’ardita impresa erano ostacolo, nondimeno i turchi vollero vendicare perfino quel tentativo, gli è per ciò che l’anno 1750 dalla Bosnia e dall’Erzegovina andarono contro il Montenegro, ma vi trovarono la sconfitta. Sei anni dopo – 1756 – il vezir di Bosnia marciò contro quei della Montagna con 40,000, e Venezia proibì severamente a quei di Cattaro di dare aiuti ai montenegrini, e questi erano prossimi a grandi disastri, ma un serbo di Cattaro segretamente aiutò i fratelli della Montagna mandando loro polvere ed altre cose. Il montenegrino da quel pericolo uscì vittorioso, e decimò la milizia turca. A un giovane dalmatino venne la strana idea di andare in Montenegro spacciandosi per l’imperatore delle Russie. Questi era quel famoso Stefano il Piccolo, accorto, furbo, energico. Non tardò ad imporsi a quel popolo, e il rappresentante russo Dolgoruki, quantunque conoscesse l’inganno, trovò utile quel giovane, e nel partire dal Montenegro gli diede il brevetto d’ufficiale dello stato-maggiore russo, e con un manifesto lo investì del governo del Montenegro. Stefano così intitolava sè stesso negli atti ufficiosi: Stefano piccolo coi piccoli, buono coi buoni, cattivo coi cattivi. Questo misterioso essere era temuto dai turchi e lodato assai dal veneto senato. A quel tempo il Montenegro venne assalito da 60.000 turchi, e sarebbe stato invaso, ma l’eroismo della popolazione ed alcuni casi inaspettati lo salvarono, e il turco ebbe perdite grandi. – L’anno 1774 i montenegrini trionfarono di 30,000 turchi, ma nel 1785, discordi tra loro, vennero sorpresi da Mahmud pascià, e Cetigne fu distrutta. Post fata resurgam, e Cetigne risorse ! L’anno 1787 a Crimea ebbero convegno Caterina la grande e l’imperatore Giuseppe II. Il sultano Abd-ul-Hamid ne temette, e spinto dall’Inghilterra dichiarò la guerra alla Russia il dì 13 agosto, e l’Austria alleata di quella, il dì 29 gennaio 1788, intimò la guerra ai turchi. Le due potenze alleate mandarono agenti nel Montenegro, e questo si pose a combattere i turchi; il combattimento, quantunque non avesse grandi effetti, nulla dimeno è celebre per quei trenta uomini di Uskok e di Moracia, che presero le alture di una strettissima gola, e da quelle Termopili danneggiarono assai i turchi. L’anno 1796 Mahmud pascià con 20 mila uomini si accampò presso Visocica; il dì 11 luglio cominciò la lotta. Venne battuto dai montenegrini e ferito egli stesso, lasciando sul campo 67 agà, 1500 gregarii e feriti moltissimi. Mahmud, risanato di quelle ferite, tornò l’anno stesso all’assalto con 30,000 uomini, ma ne lasciò sul campo 2000, ed egli stesso vi perì. L’onore di questo trionfo devesi in parte all’imperatore Leopoldo II d’Austria per grandi favori onde fu largo ai montenegrini, e per le provviste che fece loro mandare da Trieste per mezzo del suo generale Don Carlo Giuseppe de Hentzi. Questo generale scriveva al vladika, esser desiderio di Sua Maestà, che tutti i popoli vicini al Montenegro siano di concerto per poter meglio opprimere le violenze del turco comune inimico. L’anno 1804 Kara Giorgio, il padre della Serbia, fece l’insurrezione per la liberazione della Serbia, e il Montenegro tenne a bada, e molestò una gran parte della milizia turca. L’anno 1820 Celaludin pascià assalì il Montenegro, ma venne vinto. In quel combattimento perirono 1500 turchi, e i montenegrini s’impadronirono di 1200 cavalli.

Al tempo del vladika Pietro II, l’ultimo principe ecclesiastico, vi fu un grande combattimento. I montenegrini nella mancanza di palle da schioppo fusero i caratteri della tipografia di Cetigne, per battere il turco.

Con ciò finisce il terzo periodo di questa storia di sangue, di coraggio, di abnegazione…

 

 

 

 

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