Il tocco del re
Durante i suoi studi, che sarebbero poi culminati nella pubblicazione de I re taumaturgi, Marc Bloch si imbatté in un dato curioso. Scoprì che nessun santo medievale aveva compiuto guarigioni attraverso l’imposizione delle mani, facoltà che invece era attribuita a re francesi e inglesi.
La tradizione del tocco regale esisteva in Francia, probabilmente dalle età di Filippo I o Luigi IX, ma si faceva risalire a Clodoveo, il primo re dei franchi. In Inghilterra arrivò dopo la conquista normanna come risultato del trasferimento oltre Manica di alcune abitudini francesi.
Il tocco del re, attribuito ai sovrani francesi e inglesi, curava malattie come la scrofola, malattia particolarmente diffusa tra i contadini che si manifestava attraverso gonfiori e ferite al collo, provocate da batteri simili alla tubercolosi, che all’epoca era qualcosa di esclusivo dei contadini, che contraevano l’infezione a causa del costante contatto con gli animali. La scrofola, tuttavia, aveva un basso indice di mortalità e poteva essere curata senza alcuno sforzo, il che contribuì a credere che il tocco del re fosse miracoloso.
Bloch ipotizzò che il tocco reale derivasse da tradizioni pagane germaniche ritracciabili pure nella Danimarca medievale, dove era diffusa la credenza che il tocco di un principe virtuoso avrebbe garantito alla persona toccata buoni raccolti o una buona progenie. Similmente, i monarchi della Casa d’Asburgo credevano di poter curare la balbuzie con un bacio sulla bocca. Parimenti ai re medievali di Castiglia era attributia la capacità di esorcizzare i demoni facendo il segno della croce e invocando Dio, mentre in Ungheria si riteneva che il re potesse curare l’ittero. Bloch pensò pure che il dono divino del tocco regale potesse essere collegato all’olio della Sacra ampolla che, secondo la leggenda, era quello con cui era stato unto Cristo e con cui venivano unti, in apposite cerimonie, anche i re di Francia.
Dal Basso Medioevo in poi, tutti i re francesi incoronati a Reims erano stati unti con l’olio della Sacra ampolla e, successivamente, s’erano recati in pellegrinaggio al Santuario di San Marcouf, patrono degli afflitti dalla scrofola, e solo dopo questo pellegrinaggio il re veniva considerato titolare del potere di guarigione. I re francesi credevano fortemente che avessero questo potere curativo, tanto che Filippo IV, prima di morire, trasmise al figlio e successore Luigi X tutte le istruzioni necessarie perché potesse curare anche la scrofola con il suo tocco.
Le cerimonie del tocco reale di solito si svolgevano durante i viaggi del re e si riteneva che il tocco potesse risultare più efficace nei giorni sacri. In Inghilterra, questa usanza divenne sempre meno comune dopo la riforma protestante, ma in Francia durò per secoli.
Questo dono divino era così importante che entrò nelle questioni dinastiche: Filippo IV, il primo re della dinastia Valois, cercò di dimostrare di avere diritto al trono riproducendo le pratiche di taumaturgia, che sosteneva fossero state ereditate dai suoi cugini e antenati e quindi toccò trentacinque persone, tra il 1 ° gennaio e il 30 giugno 1337. Anche Enrico IV, dopo essersi convertito al cattolicesimo, si servì di questa credenza per rafforzare la sua legittimazione.
La pratica fu cancellata solo durante il regno di Luigi XV, dopo uno scandalo causato dal suo fallimento nel riunire persone affette da scrofola nel 1739. Luigi XVI tentò di recuperarla durante la sua incoronazione nel 1775 e poi nel 1825, da Carlo X. In Inghilterra, la credenza nel tocco reale, indebolita dalla Riforma e dalla Gloriosa Rivoluzione, si trascinò sino al regno di Elisabetta I.
Autore articolo: Angelo D’Ambra