Il Transatlantico Rex

Alle 4.15 del 16 agosto del 1933, il Rex entrava nel porto di New York e conquistava il Nastro Azzurro togliendolo al rivale tedesco Bremen.

Il transatlantico italiano, partito da Genova il 10 agosto di quell’anno con 65 ufficiali, 900 uomini d’equipaggio e più di 2000 passeggeri, aveva prima fatto tappa a Gibilterra, poi aveva navigato per 4 giorni in pieno Atlantico sino al porto americano dove s’era presentato, con 28 ore di anticipo sull’orario ufficiale, proprio nel momento in cui stava uscendo il Bremen.

C’era da restar increduli. Il transatlantico tedesco infatti risultava avere un apparato motore di 125.000 cavalli mentre il Rex si fermava a 120.000. Era davvero così?

La nave italiana, fatta uscire dai cantieri Ansaldo di Sestri Ponente e varata l’1 agosto del 1931, aveva in realtà tenuto segreta la sua effettiva potenza per undici traversate. Solo ora si scopriva che i suoi cavalli vapore erano 140.000.

Il comandante Francesco Tarabotto era entusiasta, aveva attraversato le nebbie col rischio di incappare in un iceberg. Grazie a questa eccezionale impresa, il comandante fu insignito con le più alte onorificenze al merito della “Corona d’Italia” e con il riconoscimento dell’alto titolo onorifico di Comandante superiore.

Con i suoi 268 metri di lunghezza, 31 di larghezza, una stazza di 51.000 tonnellate, 4 classi e 9 ponti, il Rex diventava l’orgoglio della marina italiana. Aveva conquistato il Nastro Azzurro con una velocità media di traversata di 28,92 nodi. Il massimo percorso effettuato in un solo giorno era stato di 736 miglia, alla velocità media di 30,6 nodi.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, allorché le navi inglesi, francesi e tedesche cessarono i servizi commerciali, divenne il più grande transatlantico a operare in Atlantico continuando il trasporto passeggeri. Nel maggio 1940 in previsione dell’entrata in guerra dell’Italia, il Rex fece il suo ultimo viaggio come transatlantico commerciale. Si decise di lasciarlo nel sicuro porto di Genova, ma dopo il bombardamento della città da parte della marina francese fu trasferito a Trieste.

Cadde in mano dei tedeschi che, nel tentativo di spostarlo nella più sicura baia di Capodistria, lo fecero incagliare. Avvistato dai ricognitori della Royal Air Force fu bombardato, bruciò per quattro giorni, poi affondò.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: M. Eliseo, Rex

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