La Battaglia di Gembloux
Il 31 gennaio 1578, le truppe spagnole di Giovanni d’Austria e Alessandro Farnese sconfissero l’esercito olandese in una battaglia che avrebbe impresso una svolta nella guerra delle Fiandre: la Battaglia di Gembloux.
Alla morte di Luis de Requesens, re Filippo II aveva nominato il suo fratellastro Giovanni, nuovo governatore dei Paesi Bassi, sperando che l’Eroe di Lepanto potesse stabilire il completo dominio sull’area. In effetti Giovanni d’Austria, sin dal suo arrivo, nel novembre del 1576, non perse tempo e iniziò a riorganizzare il potere spagnolo concordando accordi di pacificazione coi ribelli di Guglielmo d’Orange, stader dei Paesi Bassi, in cambio del riconoscimento della sovranità di Filippo II. In conseguenza di ciò, a marzo gli spagnoli lasciarono Anversa e, alla fine di aprile, si ritirarono in gran parte a Milano. Tuttavia i protestanti rigettarono il patto e, con il grosso delle armate spagnole lontane, rinnegarono ogni accordo, chiamarono Francisco de Valois, figlio di Francesco I di Francia, e lo nominarono governatore in luogo di Giovanni d’Austria. Il 2 agosto, poi, presero possesso di Anversa, togliendola agli spagnoli. Come se non bastassero, la fazione cattolica dei Paesi Bassi, guidata dal duca di Aerschot, offrì la carica di governatore a Mattia d’Asburgo, che alla fine si sarebbe alleato con Guglielmo d’Orange.
Fu una doccia fredda per Giovanni d’Austria a cui ora non restava che la guerra. Apparentemente, si ritirò in Lussemburgo, limitandosi a rivolgere un appello agli olandesi affinchè tornassero all’obbedienza a Filippo II, invece aveva accolto la loro sfida e ottenuto da Madrid l’invio di Alessandro Farnse, Duca di Parma, a capo di un cospicuo contingente.
Alessandro Farnese giunse in Lussemburgo il 17 dicembre 1577. Solo quella città e Namur erano ancora saldamente in controllo della monarchia spagnola. Gli eserciti su cui Giovanni d’Austria poteva contare si sostanziavano su 20.000 fanti, perlopiù tedeschi, e circa 2000 cavalieri spagnoli e italiani sotto il comando di Antonio de Olivera e Ottavio Gonzaga. Antoine de Goignies, signore di Vendregies, comandava invece un esercito ribelle forte di 20.000 fanti e 2000 cavalieri che nei loro ranghi incluedevano mercenari inglesi, valloni e tedeschi.
La prima mossa spagnola fu affidata a Sancho Beltran al comando di 10 lance a cavallo che fece una ricognizione delle posizioni nemiche. Così si seppe che gli olandesi si stavano dirigendo verso Namur, per ritirarsi nella vicina città fortificata di Gembloux. Il generale Goignies aveva diviso il suo esercito in tre corpi con l’avanguardia composta dagli olandesi di Emmanuel de Montigny, il centro occupato da compagnie valloni e tedesche, e 17 compagnie scozzesi e inglesi al comando del colonnello Balfour, oltre a tre compagnie ugonotte francesi. Archibugeri a cavallo dei capitani Fresnoy e Villiers, completavano il dispiegamento, col resto della cavalleria nelle retrovia, sotto il comando dello stesso Goignies assistito dal Marchese de Havré. Quella manovra era un vero rischio, troppo audace era il pensare di spostare l’intero esercito, di ventimila uomini, senza incappare nel nemico, ma una volta completata avrebbe, però, reso Gembloux un ostacolo insormontabile, posto le basi per il crollo di Namur.
Giovanni d’Austria allora ordinò repentinamente di radunare tutte le truppe e prepararsi al combattimento. Tre squadroni di cavalieri spagnoli e italiani e alcuni rinforzi albanesi sotto il comando di Ottavio Gonzaga raggiunsero il nemico al mattino del 31 gennaio, affiancati poi anche Alonso de Acosta e dal barone de Chevraux con 600 archibugeri valloni e borgognoni, insieme a centoventi spagnoli del capitano Troncoso e altrettanti lanzichenecchi. L’ordine era quello di infastidire il nemio, non di portarlo a battaglia. Intanto il nerbo dell’esercito spagnolo avanzava a ritmo sotenuto e in perfetto ordine, pronto ad intervenire. Solo una volta che l’esercito spagnolo sarebbe giunto sul campo sarebbe dovuta cominciare la battaglia.
Gonzaga si fece avanti con i suoi archibugeri, agganciando le retrovie nemiche. Goignies non rispose agli attacchi e Farnese si decise ad intervenire.
Si consultò rapidamente con Giovanni d’Austria poi balzò su un cavallo e guidò la cavalleria spagnola ad attraversare il fiume Mosa piombandò sulle forze del Marchese de Havré. Caricò il nemico sul fianco destro e scatenò il panico nelle sue fila. I cavalieri olandesi si riversarono disordinatamente sulle fanterie del loro stesso esercito, portando caos e paura. L’intero ordine dell’esercito si disintegrò. Tutto ciò fu sfruttato da Gonzaga che, insieme alla fanteria di supporto di Chevraux, irruppe sul campo massacrando i nemici. Con questa brillante iniziativa duemila cavalieri avevano messo in fuga un esercito 10 volte superiore. Intervenne al fine il grosso della fanteria spagnola, devastando il campo nemico.
Calò la notte e gli spagnoli stavano ancora caricando gli olandesi rifugiatisi a Gembloux. Altri li inseguivano nei boschi verso Bruxelles. L’esercito olandese tentò pure di riorganizzari ma l’espolosione accidentale di un suo cannone causò ulteriore panico. Nel frattempo, parte delle truppe ribelli, in maggioranza olandesi e scozzesi guidati dal colonnello Henry Balfour, cercarono di assumere posizioni difensive, ma non poterono resistere ai rincalzi di Cristobal de Mondragon. Goignies fu fatto prigioniero, insieme a un gran numero di suoi ufficiali. Giovanni d’Austria a fine giornata era in possesso di 34 bandiere e stendardi, dell’intera artiglieria nemica, dei suoi vettovagliamenti.
Nel frattempo circa 3000 calvinisti si rifugiarono nella città con la speranza di poter resistere fino all’arrivo dei rinforzi, ma era solo un miraggio. Le artiglierie spagnole cannoneggiarono le mura di Gembleoux e i difensori, impauriti, si arresero. Giovanni d’Austria risparmiò loro la vita, anzi, molti di essi finirono incorporati nella sua armata.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Bibliografia: G. Bertini, Alessandro Farnese fra Italia, Spagna e Paesi Bassi