La battaglia di Milazzo e la nascita della flotta romana
La battaglia di Milazzo segnò l’ingresso navale di Roma nel Mediterraneo.
Lo scontro maturò in un contesto segnato dalla guerra dei mamertini di Messina contro il siracusano Gerone II. I mamertini avevano ottenuto il loro successo chiedendo aiuto a Cartagine ma restando soffocati da un’alleanza pesante sotto il profilo militare e tributario. Per sottrarsi alle ingerenze fenicie nel 264 a. C. proposero un’alleanza a Roma. Il senato romano era ben consapevole che per una guerra in Sicilia bisognava disporre di un potente marina, proprio ciò di cui Roma mancava, e fu per questo che temporeggiò radunando una piccola flotta col supporto dei suoi alleati e poi lanciandosi in una accorta spedizione. I navigli furono affidati al comando del console Appio Claudio Caudice che riuscì ad eludere la sorveglianza punica e ad avere la meglio in una serie di scaramucce con cui liberò Messina nel 263 e conquistò Agrigento, fino ad allora base principale dei cartaginesi. Tuttavia queste conquiste romane non apparivano solide, poggiavano sulla ancor debole flotta navale di Roma e già nel 261 Agrigento ricadde nelle mani dei cartaginesi di Amilcare. Fu a seguito di questa sconfitta che il senato si decise a far costruire una vera e propria flotta.
Battere i cartaginesi voleva dire avere il Mediterraneo in pugno ed il Senato lo capì bene. Tutto si preparò con grande cura. Fino ad allora Roma aveva avuto a disposizione appena una ventina di triremi, bisognava ora puntare su delle quinqueremi, più veloci e potenti dei piccoli modelli sino ad ora avuti. Soprattutto bisognava puntare su numeri molto più elevati. I carpentieri dei cantieri siti ad Ostia, Anzio e Napoli trassero spunto da alcuni modelli sottratti ai cartaginesi e si misero all’opera producendone cento. Erano navi lunghe trentasette metri, larghe fino a cinque, disponevano di duecentosettanta rematori collocati su tre banchi sovrapposti, ma l’aspetto più interessante fu un altro. I romani adottato il “corvo”, un dispositivo che gli alleati siracusani già conoscevano bene, l’avevano appreso durante la guerra del Peloponneso. Si trattava di un ponte orientabile, lungo una decina di metri e terminante con un robusto uncino per agganciare la nave nemica, in modo da permettere ai legionari di abbordarla e finirci a combattere corpo a corpo.
La flotta venne affidata nel 260 al console Geno Cornelio Scipione ma la sua potenza non fu subito ben sfruttata: Cornelio Scipione, lasciato il grosso della flotta a Messina, si diresse con diciasette navi a Lipari, alleata dei romani, ma fu bloccato nottetempo nel porto da una ventina di navi nemiche, fatto prigioniero e condotto a Cartagine. La flotta romana passò dunque a Gaio Duilio.
Il nuovo console volle procedere allo scontro diretto con Annibale di Giscone che operava nei pressi di Milazzo. La flotta nemica era superiore in numero di almeno trenta navi e sicuramente più esperta, ma i romani puntavano tutto sulla sorpresa della sortita. In effetti, scrive Polibio, che i cartaginesi restarono confusi davanti ai corvi che si innalzavano sulle prue delle navi romane. Si lanciarono all’attacco con le loro navi ma appena prossime al contatto, tramite i corvi, si ritrovarono invasi da centinaia di romani pronti al corpo a corpo. Tutte e trenta le navi cartaginesi, che avevano per prime aperto lo scontro, finirono catturate, coi loro equipaggi. Fu presa pure la septiremi di Annibale. Il resto della flotta cartaginese tentò un secondo attacco ma ancora senza esito positivo: grazie ai corvi i legionari si riversavano sulle tolde sopraffacendoli nello scontro corpo a corpo. Alla fine i cartaginesi scelsero la fuga e per i romani fu una vittoria sensazionale: su centotrenta navi puniche incontrate, ne vennero affondate tredici e catturate trentuno con tutti gli equipaggi, per un totale di settemila prigionieri.
Dopo lo scontro a Gaio Duilio fu concesso il trionfo e con i rostri delle navi catturate fu eretta nel Foro, la Colonna Rostrata, a ricordo dell’impresa.
Il “corvo” si rivelò decisivo per le sorti della battaglia: le navi immobilizzate tra di loro permisero ai romani di scontrarsi sui ponti delle navi e la battaglia da navale divenne simile a una terrestre, un genere di scontro in cui i romani si erano sempre distinti. La battaglia di Milazzo aveva segnato l’ingresso navale di Roma nel Mediterraneo.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Fonte foto: dalla rete
Bibliografia:
A. Frediani, Le grandi battaglie di Roma antica