La battaglia di Mook
Persa la città portuale di Middelburg, il governatore dei Paesi Bassi, Luis de Zuniga y Requesens, tentò di opporsi all’unione degli eserciti di Luigi ed Enrico di Nassau, provenienti dalla Germania, a quelli del Principe d’Orange, loro fratello maggiore. La prima armata avrebbe dovuto passare il fiume Mosa e prendere Maastricht, mentre la seconda
assediava Anversa. Progettavano, poi, di marciare con le loro forze combinate verso Leida, che era assediata da una grande forza spagnola dall’ottobre 1573. Questo piano fu astutamente bloccato dal Requesens che tolse temporaneamente l’assedio di Leida e destinò cinquemila fanti e ottocento cavalieri all’azione sulla Mosa.
Sottoposti a Bernardino de Mendoza, Sancho Davila e Gonzalo de Bracamonte, questi uomini presidiarono tutti i passi della Mosa e costrinsero i Nassau a rivedere le loro pretese. Fermi sulla riva sinistra del fiume, impedirono a Luigi ed Enrico di completare le manovre sulla riva opposta e puntare su Maastricht, poi passarono improvvisamente al contrattacco.
Il 14 aprile 1574, con un ponte di barche eretto presso Grave, attraversarono il fiume e si fermarono con la sinistra protetta da un’altura collinare, tra Overasselt e Heumen. Il nemico cercò di fortificarsi solidamente presso Mook. Davila l’attaccò con la fanteria divisa in tre copri, comandati da Gonzalo de Bracamonte. Si mosse anche la cavalleria di Bernardino de Mendoza, sebbene di gran lunga inferiore a quella protestante, posizionata alla sinistra della fanteria, con le ali coperte da due gruppi di archibugieri.
La collina fu occupata dall’improvvisa comparsa della guarnigione di Maastricht, comandata dal capitano Montes de Oca. Così Davila riuscì a penetrare nel trinceramento nemico, ma non in maniera decisiva. I protestanti cacciati ritornarono a recuperarla. Un attacco fu portato anche da Montes de Ocas, assecondato dai capitani Benavides e Lorenzana del tercio de Mondragon, rimediando però due ferite da archibugio. Un secondo attacco di Sancho Davila determinò la conquista della trincea.
A questo punto il nemico, stressato dalla pressione esercitata dagli spagnoli, prese delle iniziative approssimative. Fece cioè avanzare la cavalleria verso la spagnola per sostenere un nuovo tentativo della fanteria di riconquistare la trincea, ma i cavalieri furono falcidiati dagli archibugi. Un secondo assalto della cavalleria nemica fu frenato dall’impatto con la cavalleria spagnola. I cavalli protestanti in disordine finirono in rotta, inseguiti dagli spagnoli.
Perirono duemilacinquecento fanti e cinquecento cavalieri, morirono anche i due fratelli Luigi ed Enrico di Nassau, i loro corpi forse non furono riconosciuti e finirono in una fossa comune, oppure morirono nella zona paludosa di Gennep, dove i resti del loro esercito provarono a trovar riparo. Perì pure Cristoforo di Baviera, figlio di Federico III del Palatinato, ucciso dal soldato Pedro Chacon, della compagnia del capitano Borja, del tercio de los Amarillos. Le perdite spagnole furono esigue, gli olandesi persero tutta l’artiglieria e trentaquattro bandiere e stendardi che poi adornarono il feretro di Sancho Davila alla sua morte, nel 1583, durante la campagna per la conquista del Portogallo. Si distinsero per impegno negli assalti alla cavalleria ed alla fanteria protestante, un italiano, Pietro Antonio Perrotto, originario di Sassoferrato, e un alfiere di nome Benitez, del tercios di Mondragon.
Il 17 si tenne a Gend una processione generale di ringraziamento per questa vittoria, celebrata anche la sera. Si suonarono le campane e si spararono i cannoni. Tale risultato, però, non poté essere sfruttato a pieno da Luis de Zuniga y Requesens perché i soldati spagnoli reclamavano oltre tre anni di paghe. Davila, davanti alle loro rimostranze, dovette fuggire ed
essi, organizzatisi con un comandante elettivo, occuparono Anversa per sessanta giorni, quando finalmente ricevettero quindici mensilità e tornarono all’obbedienza.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Fonte foto: dalla rete
Bibliografia: Famiano Estrada, Guerras De Flandes