La decapitazione di Carlo I d’Inghilterra

La descrizione della decapitazione di Carlo Stuart, re d’Inghilterra, il 30 gennaio 1649, è ricostruita dal Guizot con testimonianze di contemporanei, concordi nell’affermare la dignitosa condotta del re davanti alla morte (Francois-Pierre Guizot, Histoire de la Revolution d’Angleterre, trad. Nicolà Rodolico).

Verso un’ora hacker bussò alla porta. Carlo fece aprire e: – Andate avanti – disse al colonnello – io vi seguo – ; e si avanzò lungo la sala dei banchetti fra due siepi di truppa: una folla di uomini e di donne vi si era precipitata a rischio della vita e stava immobile dietro le guardie, pregando per il re man mano che egli passava: i soldati, silenziosi, non lo insolentivano più. In fondo alla sala una apertura, praticata il giorno prima nel muro, conduceva direttamente al palco addobbato di nero, dove stavano due uomini in piedi presso la scure, mascherati e in costume da marinai. Il re arrivò, la testa alta, girando attorno lo sguardo e cercando il popolo per parlargli: ma solo le truppe riempivano la piazza e nessuno poteva avvicinarsi. Allora si rivolse a Juxon e Tornlinson: – Io non posso essere udito che da voi – disse – e perciò a voi rivolgerò poche parole -; e infatti fece loro un breve discorso che aveva preparato, grave, calmo sino alla freddezza, diretto solo a sostenere che egli avea avuto ragione, poiché il disprezzo dei diritti del sovrano era la vera causa delle disgrazie del popolo e che il popolo non dove aver parte al governo, e solo a questo patto il regno ritroverebbe la pace e la sua libertà. Mentre egli parlava, uno toccò la scure; egli si voltò di colpo, dicendo: – Non rovinate la scure, essa mi farebbe più male – . Terminato il discorso, qualcuno essendosi di nuovo avvicinato: -Badate alla scure, badate alla scure -, ripeté in tono di spavento.

Il più profondo silenzio regnava: egli si pose in capo un berretto di seta, e volgendosi al boia: – I miei capelli vi impacciano? – Io prego V. M- di raccoglierli sotto il berretto, – rispose l’uomo facendo un inchino. Il re ve li collocò coll’aiuto del vescovo, e: – io ho per me – disse mentre faceva questa operazione – una buona causa e un Dio clemente. – Juxon: – sì, Sire, non è più che un passo a fare; è pieno di turbamento e di angoscia, ma è di poca durata; e pensate che vi fa fare un gran viaggio: vi porta dalla terra al cielo. – Il Re: – Io passo da una corona corruttibile a una incorruttibile dove non temerò alcun turbamento – ; e chiesto al boia: – Stan bene i miei capelli? – si tolse il mantello e l’insegne di San Giorgio, che diede al vescovo, dicendogli: – Ricordatevi. – Si levò poi la giubba, e rimise il mantello e guardando il ceppo: – Collocatelo in modo che sia ben fermo – disse al boia. – E’ saldo, Sire. – E il re: – Io farò una breve preghiera e quando stenderò le mani allora… – Si raccolse un po’, disse a se stesso alcune parole a voce bassa, alzò gli occhi al cielo, si inginocchiò e posò la testa sul ceppo; il boia toccò i capelli per accomodarli meglio sotto il berretto: il re credette stesse per colpire. – Aspettate il segno – disse. – Io aspetterò, Sire, col buon piacere di V. M. – Un istante dopo il re stese le mani, il boia colpì e la testa cadde al primo colpo. – Ecco la testa di un traditore – disse mostrandola al popolo: un lungo e sordo gemito si alzò attorno Whitehall…

 

 

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