La Guerra piratica di Pompeo

Con la Guerra Piratica di Pompeo la Repubblica romana ebbe la meglio sui pirati che infestavano le coste del Mediterraneo.

Dopo la distruzione di Cartagine, il Senato aveva ritenuto più economico non mantenere una flotta fissa solo per pattugliare i mari. Quando si prospettava la necessità di un intervento navale, Roma semplicemente ricorreva agli alleati.

In questo clima si era verificato un prepotente sviluppo della pirateria in ogni angolo del Mediterraneo.

I pirati in effetti assolvevano ad una funzione precisa nelle società dell’epoca rifornendo di continuo i mercati di nuovi schiavi.

Pare che le navi pirate fossero addirittura un migliaio, solide, agili, veloci, più avanzate di quelle militari, capaci di tenere bene anche il mare d’inverno. Le ciurme potevano comprendere ex-pescatori, ma anche disertori, ladri o assassini sfuggiti alla giustizia, persino cadetti di grandi famiglie scacciati. Essi si servivano di basi nelle città della costa e con questi centri stabilivano trattati di convenienza o mutuo soccorso.

Tutti i tentativi di ridimensionare la loro presenza erano sempre falliti. Anche il padre di Marco Antonio fu sconfitto dai pirati presso Creta e da allora fu chiamato Marco Antonio Cretico.

Era inutile impegnarsi in operazioni di rastrellamento se i pirati potevano trovare un tranquillo rifugio nelle rade greche o nell’Egeo. Bisognava cambiare strategia.

Fu così che il Senato elabrò l’Imperium infinitum che estendeva la competenza del magistrato titolare su tutte le coste del Mediterraneo. Fu allora promulgata la Lex Gabinia (67 a.C.), che attribuiva al generale Pompeo Magno pieni poteri per tre anni al fine di debellare definitivamente i pirati.

Pompeo potè contare su cinquecento navi, venti legioni e cinquemila cavallieri. Grazie alla legge di Aulo Gabinio, il generale aveva facoltà di designare sino a ventiquattro luogotenenti ed un sostegno finanziario di seimila talenti più il credito illimitato dell’erario e le rimesse fiscali disponibili presso i governatori provinciali.

Con questi mezzi, la spedizione risultò l’operazione militare più riuscita del generale romano. Pompeo divise il Mediterraneo, compreso il Mar Nero, in tredici settori e ad ognuno assegnò un luogotenente poi diede il via alla bonifica cominciando dai mari occidentali in modo da sgombrare prima le rotte per i rifornimenti annonari di Roma.

Le navi cacciate in Occidente furono catturate nel Canale di Sicilia con un enorme e celebratissimo successo. Tutto durò quaranta giorni, poi Pompeo passò in Oriente. Quì promise il perdono ed iniziò ad usare i pentiti. Nel giro di qualche mese furono uccisi diecimila pirati, catturati quattrocentoquarantasei navi e fatti ventimila prigionieri.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Foto gentilmente concessa da Alfredo Scardone del Gruppo Storico Oplontino

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