La Guerra tra Perù ed Ecuador del 1941

La Guerra tra Perù ed Ecuador del 1941, fu uno dei numerosi conflitti che hanno coinvolto i due paesi che erano già stati in guerra nel 1858 e che tornarono in guerra nel 1981 e nel 1995. L’origine del conflitto tra queste due repubbliche risale alla Guerra d’Indipendenza.


Questa guerra non dichiarata iniziò il 5 luglio 1941 quando l’esercito peruviano, senza dichiarare guerra, occupò la provincia di Loja, le provincie di Napo Pastaza e Santiago Zamora, l’area costiera di El Oro con le città di Machala, Puerto Bolivar, Santa Rosa e Pasahe e la Marina peruviana iniziò un blocco navale nel Canale Jambelì e nel Golfo di Guayaquil.

L’Ecuador indugiò a lungo prima di passare ad una risposta armata perché era scarsamente armato e male organizzato per poter respingere quell’aggressione.

La risposta però era necessaria. Il 5 luglio, l’esercito ecuadoriano, sotto il comando del colonnello Luis A. Rosero, invase i posti di confine di Aguas Verdes, La Palma, El Porvenir, Lechugal e Piedritas.

La Guardia Civil del Perù inviò ad Aguas Verdes una compagnia di fanteria che respinse gli ecuadoriani. Fu subito chiaro che l’esercito peruviano era meglio preparato di quello dell’Equador. I peruviani usarono oltretutto, nella provincia di El Oro, un distaccamento di 12 carrarmati Panzer 38T cecoslovacchi cui affidarono ogni manovra nel territorio ecuadoriano. Il 23 luglio 1941, dopo numerosi scontri di confine, l’esercito peruviano lanciò un’offensiva militare in questa zona. Davanti a ciò, il presidente ecuadoriano, Carlos Arroyo del Río, non poté che ordinare unilateralmente il cessate il fuoco. Arroyo del Río fu accusato di essere un traditore da diversi settori del suo paese, tuttavia la preponderanza delle forze peruviane non lasciava possibilità. Gli scontri nell’area di Macara, nonostante la coraggiosa resistenza delle fanterie ecuadoriane, ribadirono lo stato delle cose. Nonostante il cessate il fuoco concordato ci furono scontri armati nella zona amazzonica, con le truppe peruviane della Divisione Selva che iniziarono, tra l’1 e il 2 agosto 1941, un’offensiva contro le guarnigioni ecuadoriane situate sui fiumi Yaupi e Santiago, occupandole.

Durante la guerra l’aviatore peruviano José Abelardo Quiñones Gonzáles, il 23 luglio 1941, si immolò alla maniera dei kamikaze: partito per una missione di bombardamento su Quebrada Seca il suo caccia fu colpito dalla contraerea nemica e lui, anziché lanciarsi con il paracadute, si diresse con il suo aereo contro una batteria nemica distruggendola. In questa data in Perù viene celebrata la giornata delle forze armate.

L’Ecuador era un paese povero, lacerato da diversi colpi di stato, le cui forze armate non erano preparate per una vera guerra, era sprovvisto di una flotta e con appena due aeroplani, mentre l’esercito peruviano, meglio organizzato, era guidato dal generale Eloy Ureta, da poco rientrato dalla formazione, col suo stato maggiore, dall’Italia fascista, disponeva di carrarmati e di aerei Caproni-Bergamaschi Ca.310 “Libeccio”. Si stimò che l’Ecuador avrebbe dovuto mettere insieme un esercito di 14.000 uomini per un costo pari a 350 milioni di dollari, assolutamente insostenibile. La Marina ecuadoriana, formata esclusivamente dalla nave scuola “Presidente Alfaro” – la maggiore, di 869 tonnellate, – dalla cannoniera “Bae Calderon” e dalla “Atahualpa”, un piccolo battello per l’approvvigionamento, fu subito sopraffatta dall’iniziativa dell’incrociatore “Coronel Bolognesi” e dal cacciatorpediniere “Admiral Villar”, con i sottomarini R-1 e R2, di pattuglia nelle coste del Nord. La marina peruviana poteva pure contare sull’incrociatore “Ammiraglio Grau” e sul cacciatorpediniere “Admiral Guise” che si occuparono di accompagnare i convogli con navi da traporto della Compañía Peruana de Vapores e del blocco del Canale Jambelì e del Golfo di Guayaquil. Nettamente superiore, il Perù avrebbe potuto persino occupare Quito, ma non lo fece perché ciò avrebbe gettato un’ombra sulla sua azione tesa al recupero di territori considerati come parte della nazione, e non alla conquista dell’Ecuador. Oltretutto già nella Guerra del Pacifico, quando la bandiera peruviana fu issata a Santiago del Cile, quella vittoria fu vista come un’invasione intollerabile nel mondo diplomatico internazionale. Il governo peruviano, guidato da Manuel Prado Ugarteche, non volle ripetere l’errore.

Si contarono 110 morti tra i peruviani e più di mille tra gli ecuadoriani e Carlos Arroyo del Río fu costretto a firmare il Protocollo di Rio de Janeiro, il 29 gennaio 1942, con il quale l’Ecuador rinunciava alla zona di Zarumilla, con Aguas Verdes, ed i territori dell’Amazzonia orientale, mentre le truppe peruviane lasciarono la provincia di El Oro. Tuttavia l’Ecuador, dopo pochi anni, bloccò il processo di ridefinizione dei confini appellandosi ad incongruenze esistenti tra i protocolli e le mappe. L’Ecuador dichiarò unilateralmente l’inefficacia dei trattati e chiese una nuova negoziazione, ma tutto si risolse in un nulla di fatto e restarono senza una chiara appartenenza territoriale più di 78 chilometri di frontiera, aprendo la strada ai futuri conflitti.

 


Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: J. Basadre Grohmann, Perú Independiente; L. S. Rodríguez, La Agresión Peruana Documentada

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