La Légion garibaldienne

Il 31 luglio 1914, in un momento in cui la Francia si preparava al conflitto imminente, sui suoi giornali apparve una lettera scritta da diciannove italiani. Vi si leggeva: “Un certo numero di cittadini italiani che vivono a Parigi e sono profondamente legati alla Francia, hanno deciso di formare un corpo di volontari che, in caso di conflitto armato, sarebbe a disposizione del Ministero della Guerra per cooperare all’azione del nostro esercito”. Il vecchio generale Ricciotti Garibaldi, che aveva combattuto i prussiani al fianco di suo padre Giuseppe, incoraggiò i suoi sette figli a prendere parte all’iniziativa: Costante, Ezio, Menotti jr, Sante, Peppino, Ricciotti jr e Bruno. Così sorse la “Légion garibaldienne”.

Il 26 agosto, alle 8 di mattina, 5.000 italiani marciarono, tra gli applausi dei parigini, dal Boulevard Jules Ferry all’Esplanade des Invalides. Il giorno seguente, partirono dalla Gare de Lyon in direzione di Avignone per un periodo di addestramento militare. A novembre, il reggimento fu ufficialmente costituito con un dispaccio ministeriale che delegava il comando al tenente colonnello Peppino Garibaldi, con il comandante Duplat de Garat come vice. Gli italiani furono inquadrati nel IV Reggimento di marcia del 1º Reggimento della Legione straniera, comunemente chiamato “Legione Garibaldiana”.

Nel dicembre del 1914, mentre l’Italia era ancora tra i paesi neutrali, quest’unità di volontari italiani calpestava la neve in Argonne impugnando i fucili, con la camicia rossa sotto l’uniforme di Francia.

Il battesimo del fuoco si verificò il 26 dicembre. I tre battaglioni di camicie rosse, divisi ciascuno in quattro compagnie guidate da un capitano francese e da un tenente italiano, si misero in marcia alle 6. Il 1° e il 2° battaglione costituirono la testa d’attacco, il terzo restò in riserva, ad eccezione del secondo tenente Bruno Garibaldi, che ottenne dal fratello Peppino l’autorizzazione ad unirsi agli attaccanti. La truppa si diresse verso l’altopiano di Bolante mentre le artiglierie già tuonavano. Furono lanciati due assalti, ma privi del sufficiente supporto dei cannoni francesi, gli italiani non riuscirono a prendere le trincee tedesche protette dal fitto labirinto di filo spinato. Caddero 4 ufficiali e 44 soldati, la maggior parte impigliati nelle reti, i feriti furono 112. Tra i morti ci fu pure Bruno Garibaldi.

Si accamparono sotto vento, pioggia e freddo gelido fino al 6 gennaio 1915 quando il 2 ° battaglione garibaldino venne lanciato in un nuovo assalto, stavolta a La Harazée, per disperdere le forze dell’avversario. Alle 6 del mattino, dopo un massiccio uso delle artiglierie, le trombe suonarono la carica. La prima linea nemica cadde immediatamente, subito seguita dalla seconda e poi dalla terza, i garibaldini conquistarono 600 metri facendo prigioniera un’intera compagnia tedesca e diverse mitragliatrici. Tutto però era avvenuto con una temerarietà incontrollata che si era conclusa in un massacro: 125 garibaldini uccisi e 172 feriti. Tra i caduti c’era anche Costante Garibaldi, ma già un nuovo sforzo fu richiesto agli italiani.

Fu necessario respingere i tedeschi nel burrone Meurissons. Era l’alba del 9 gennaio. I garibaldiani si spinsero in una lotta selvaggia nella semioscurità di quel mattino d’inverno, con il cappuccio sbottonato per scoprire meglio la camicia rossa. L’avanzata nemica venne fermata senza guadagnare terreno. Costò 15 morti, 42 dispersi e 54 feriti. Fu l’ultimo enorme sacrificio di sangue.

Il 10 marzo 1915 fu ricevuto l’ordine di sciogliere il reggimento. Alcuni garibaldini preferirono continuare a combattere arruolandosi nella Legione straniera. I nipoti di Garibaldi superstiti, chiesero al Ministero della Guerra italiano la costituzione di una legione garibaldina da impiegare in Dalmazia, ma non furono accontentati. Gli altri, tornarono a casa dove furono assegnati al 52 ° Reggimento Alpini. Peppino ne divenne comandante, trovandosi pronti a combattere quando nel maggio l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria.

L’intervento dei volontari italiani nell’Argonne fu un fattore importante negli eventi che contribuirono al fallimento dell’avanzata tedesca in Francia. Il 14 luglio 1919, la Legione Garibaldiana fu invitata a partecipare alla parata della vittoria. Il plauso del popolo francese e delle autorità fu il più grande riconoscimento per questi eroici combattenti.

In Francia, nella regione dell’Argonne, il villaggio di Lachalade li onora ancora oggi con un monumento in ricordo di Bruno e Costante Garibaldi. Le loro salme furono rimpatriate con grandi cerimonie in Italia, ma la maggior parte delle camicie rosse venne sepolta in questo piccolo villaggio e solo nel 1919 fu trasferita nel cimitero italiano di Bligny, a pochi chilometri da Reims. Poche salme furono rimpatriate in Italia o restituite alle loro famiglie che vivevano in Francia. Alcune rimasero a Lachalade dove furono trasferite al Cimitero Nazionale di La Forestière.

 

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: M. Cuzzi, Sui campi di Borgogna. I volontari garibaldini nelle Argonne (1914-1915)


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