La moneta dell’Impero Yuan

Or sappiate ch’egli fa fare una cotal moneta com’io vi dirò. Egli fa prendere scorza d’un àlbore ch’à nome gelso – è l’àlbore le cui foglie mangiano li vermi che fanno la seta -, e cogliono la buccia sottile che è tra la buccia grossa e ’l legno dentro, e di quella buccia fa fare carte come di bambagia; e sono tutte nere. Quando queste carte sono fatte cosí, egli ne fa de le piccole, che vagliono una medaglia di tornese gli picculi, e l’altra vale uno tornesello, e l’altra vale un grosso d’argento da Vinegia, e l’altra un mezzo, e l’altra 2 grossi, e l’altra 5, e l’altra 10, e l’altra un bisante d’oro, e l’altra 2, e l’altra 3; e cosí va infino 10 bisanti. E tutte queste carte sono sugellate del sugello del Grande Sire, e ànne fatte fare tante che tutto ’l tesoro (del mondo) n’appagherebbe. E quando queste carte sono fatte, egli ne fa fare tutti li pagamenti e spendere per tutte le province e regni e terre ov’egli à segnoria; e nesuno gli osa refiutare, a pena della vita”. Con queste parole, ascoltate dalla bocca di Marco Polo, suo compagno di cella, Rustichello da Pisa descrive il sistema monetario utilizzato nell’Impero Yuan verso la fine della seconda metà del XIII secolo, un esempio, oserei dire perfetto di cartamometa a corso legale.

Che Marco Polo fosse un mercante, e quindi particolarmente attento agli aspetti economici, è evidente da come indica il valore dei biglietti mongoli in moneta metallica in uso nel Mediterraneo Orientale.

Purtroppo gli oltre sette secoli trascorsi dalla redazione del “Le divisament dou monde” rendono impossibile per il lettore del XXI secolo farsi un idea di quello che poteva essere l’allora potere d’acquisto di questa cartamoneta. È ragionevole tuttavia fare delle ipotesi basandosi su quelli che erano i dati ponderali di questi nummi.

Secondo il Blanchet, tra il 1266 ed il 1295, il Denier Tournois era una moneta erosa, fino di 300/1000, del peso di 1/220 di Marco Parigino, circa 1,113 g moderni, mentre il Grosso Veneziano era un pezzo prestigioso d’argento, titolo circa 958/1000, pesante 10/1095 di Marco Veneziano e tariffata, dopo il 1282, a 32 Piccoli. Un po’ più complicato è individuare il “Bisante”, si sa con certezza che questo nome identificava la moneta d’oro ma a quale Bisante sta facendo riferimento Marco Polo? Cipriota? Acritano? Damasceno?

Queste, però, erano tutte monete più o meno svalutate rispetto allo standard originale, ipotizzo quindi che Marco Polo quando parla di “Bisanti” intenda il Dīnār originale, ormai divenuto solo “Moneta di Conto” e del valore di 1,25 Ducati d’oro Veneziani. Infine, ricordando che dopo il 1284 il Ducato d’oro venne tariffato a 32 Grossi d’argento diventa possibile esprimere il valore della cartamoneta mongola in Lire Veneziane di Piccoli:

Foglio da una Medaglia di Tornesello – 0,01 Lire Venete

Foglio da un Tornesello – 0,02 Lire Venete

Foglio da un Grosso – 0,133 Lire Venete

Foglio da 2 Grossi – 0,267 Lire Venete

Foglio da 5 Grossi – 0,667 Lire Venete

Foglio da 10 Grossi – 1,333 Lire Venete

Foglio da 1 Bisante – 3 Lire Venete

Foglio da 2 Bisanti – 6 Lire Venete

Foglio da 3 Bisanti – 9 Lire Venete

Foglio da 10 Bisanti – 30 Lire Venete

 

Il passo successivo è cercare di dare una corrispondenza economica “moderna” a questi importi. Andrea Gloria riporta che, nella seconda metà del XIII secolo, il Comune di Padova retribuiva con la somma di 200 Lire Veneziane di Piccoli all’anno il Podestà di Arquà, nei Colli Euganei.  Il Foglio da 10 Bisanti corrispondeva quindi a circa 2 mesi di retribuzione del primo magistrato di una cittadina di piccole dimensioni.

 

 

 

Autore articolo: Enrico Pizzo, classe ’74, residente sui Colli Euganei. Appassionato di storia veneta e storia dei sistemi monetari preunitari.

Bibliografia: A. Blanchet et A. Dieudonné, Manuel de Numismatique Française; Andrea Gloria, Il territorio padovano illustrato; Leonardo Frescobaldi, Viaggio in Terrasanta; Marco Polo e Rustichello da Pisa, Il Milione o Il Libro delle meraviglie del Mondo; Nicolò Papadopoli, Le monete di Venezia volume primo

Enrico Pizzo

Enrico Pizzo, classe ’74, residente sui Colli Euganei. Appassionato di storia veneta e storia dei sistemi monetari preunitari.

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