La nascita dei francobolli

I francobolli nascono nel 1837 in Inghilterra, quando Sir Rowland Hill pubblica a Londra un opuscolo dal titolo Riforma del servizio postale: sua importanza e praticità. Il testo stravolge le regole del servizio perché propone di far pagare la tariffa al mittente e non al destinatario, suggerisce un’unica tariffa che valesse per qualsiasi distanza e consiglia poi di tenerla bassa in modo che tutti potessero usufruire del servizio.

A ben vedere sin dal 1818 negli Stati Sardi erano già in circolazione carte postali bollate, si caratterizzavano per quei piccoli bolli rappresentanti un cavallo al galoppo per il quale furono chiamati “cavallini sardi”; tuttavia quando il 6 maggio del 1840 il Parlamento britannico approva la proposta di Hill vengono messi in vendita i primi francobolli del mondo. Recano l’effige della Regina Vittoria, uno è nero, un altro è azzurro.

Questo nuovo sistema riscuote successo e si diffonde rapidamente. Si immagini che nel 1839 in Inghilterra furono spedite 50 milioni di lettere, nel 1840, dopo l’introduzione del francobollo, salirono a 170 milioni e nel 1841 addirittura raggiunsero la cifra dei 230 milioni. Nel giro di qualche anno, cominciando da un cantone svizzero, Zurigo, nel 1843, seguito lo stesso anno dall’Impero del Brasile, i principali stati dell’Europa e del mondo si adeguano emettendo anche loro i primi francobolli. La nuova invenzione arriva poi anche in Italia.

Qui viene introdotta nel 1850 quando il Regno Lombardo-Veneto emette, il 1 giugno di quell’anno, un francobollo con l’aquila bicipite, identico a quelli già in uso nell’impero degli Asburgo. A distanza di sei mesi, il Regno di Sardegna mette in circolazione tre francobolli, aventi l’effigie del re Vittorio Emanuele II su carta non filigranata. L’anno dopo è emesso il francobollo del Ducato di Modena (1 giugno 1852) con un’aquila incoronata da due tralci d’alloro legati in basso da un nastro che riproduce lo stemma degli Estensi. Il 1 gennaio del 1852 anche il governo pontificio adotta il sistema dei francobolli ed emette alcune serie di valori che resteranno in vigore sino alla presa di Roma nel 1870 col motivo dello stemma papalino consistente nel “triregno” e nelle “chiavi di San Pietro” incrociate. Negli stessi anni gli Stati parmensi emettono francobolli con il giglio borbonico sormontato dalla corona ducale mentre il Granducato di Toscana presenta il francobollo col “Marzocco” ovvero un leone con la corona e la zampa destra poggiata su uno scudo segnato dal giglio di Firenze. In ultimo arrivano i francobolli anche nel Regno delle Due Sicilie. Era il 1858, si cominciò da Napoli, l’anno dopo i francobolli arrivarono pure in Sicilia.

Nei trambusti risorgimentali tutto cambia. Nel giugno del 1859 le legazioni di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna, facenti parte dello Stato Pontificio, chiedono l’annessione al Regno di Sardegna e finiscono con l’usare una serie di nove valori con l’indicazione del prezzo in baiocchi. Il governo provvisorio che subentra a Parma emette una serie raffigurante un ottagono a linee curve mentre quello che consegue l’espulsione del Granduca, in Toscana, nel gennaio del 1860, emette francobolli con lo stemma dei Savoia. A Napoli invece, il 6 novembre del 1860, Garibaldi emette l’unico valore postale della Dittatura, stampato in azzurro cui segue uno con la croce sabauda della Luogotenenza.

Finalmente nel marzo del 1862 la prima emissione del Regno d’Italia rimette ordine a tutto con francobolli identici a quelli sardi da cui si differenziano per la presenza della dentellatura eseguita da una tipografia torinese.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: Catalogo Enciclopedico Italiano – C.E.I. Milano Ascat

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